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Cosa prevede l’articolo 4 della NATO

L’articolo 4 della NATO stabilisce l’obbligo di consultazioni tra alleati quando uno di essi percepisce minacce alla propria sicurezza, fungendo da meccanismo preventivo prima della difesa collettiva dell’articolo 5.

L’articolo 4 del Trattato del Nord Atlantico rappresenta uno degli strumenti fondamentali dell’Alleanza, spesso oscurato dalla notorietà dell’articolo 5 sulla difesa collettiva, ma altrettanto cruciale per il funzionamento dell’organizzazione transatlantica. Firmato a Washington il 4 aprile 1949, questo meccanismo consultivo ha plasmato per oltre settant’anni le modalità con cui i Paesi membri affrontano le minacce alla loro sicurezza, costituendo un ponte diplomatico tra la percezione del pericolo e l’eventuale azione militare coordinata.

Il testo dell’articolo 4 stabilisce in maniera inequivocabile che “le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata”. Questa formulazione, apparentemente semplice, nasconde una complessità operativa e giuridica che ha consentito all’Alleanza di adattarsi alle mutevoli sfide geopolitiche del ventunesimo secolo, trasformandosi da strumento pensato principalmente per contrastare l’aggressione indiretta sovietica a meccanismo versatile per affrontare minacce terroristiche, crisi regionali e tensioni internazionali.

La genesi dell’articolo 4 affonda le radici nelle preoccupazioni degli estensori del Trattato riguardo alle forme di aggressione che non configuravano un attacco armato diretto, ma che potevano comunque minacciare la stabilità e la sicurezza degli Stati membri. Durante i negoziati del 1948-1949, i diplomatici avevano ben presente il modello cecoslovacco, dove l’Unione Sovietica aveva consolidato il proprio controllo attraverso quella che venne definita “aggressione indiretta supportata dalla minaccia della forza esterna”. L’articolo doveva quindi fornire uno strumento per coordinare le risposte a minacce che non raggiungevano la soglia dell’attacco armato prevista dall’articolo 5.

Il meccanismo operativo dell’articolo 4 si basa su un sistema di consultazioni obbligatorie che si attivano automaticamente quando uno Stato membro ne fa richiesta. Le consultazioni si svolgono nel quadro del Consiglio Atlantico del Nord, l’organo decisionale supremo dell’Alleanza, che può riunirsi con brevissimo preavviso grazie alla presenza permanente delle rappresentanze nazionali presso il quartier generale di Bruxelles. Questo sistema garantisce che ogni membro possa portare immediatamente all’attenzione di tutti gli alleati una situazione percepita come minacciosa, forzando una valutazione collettiva della minaccia e delle possibili risposte.

L’articolo 4 non impone alcun obbligo automatico di azione militare o di sostegno materiale, distinguendosi nettamente dall’articolo 5 che stabilisce il principio della difesa collettiva. La sua funzione principale è quella di creare un forum diplomatico privilegiato per l’analisi delle minacce e la ricerca del consenso, principio cardine del funzionamento NATO. Le decisioni che scaturiscono dalle consultazioni devono essere raggiunte all’unanimità, rispettando la sovranità di ciascun Paese membro e garantendo che ogni eventuale azione goda del sostegno di tutta l’Alleanza.

La storia dell’applicazione dell’articolo 4 rivela un’evoluzione significativa del suo utilizzo e delle minacce che l’Alleanza si è trovata ad affrontare. Nella fase iniziale della Guerra Fredda, l’articolo non venne mai formalmente invocato, rimanendo uno strumento teorico in attesa di applicazione pratica. La prima invocazione avvenne soltanto il 10 febbraio 2003, quando la Turchia espresse preoccupazione per il potenziale spillover del conflitto iracheno sul proprio territorio. La risposta NATO si concretizzò nell’Operazione Display Deterrence, che vide il dispiegamento di sistemi antiaerei americani e olandesi, aeromobili per l’allerta precoce e oltre mille militari per un periodo di sessantacinque giorni.

La Turchia si rivelò essere il Paese che più frequentemente fece ricorso all’articolo 4, invocandolo complessivamente cinque volte tra il 2003 e il 2020. Le successive attivazioni turche furono tutte collegate alle crisi siriane: nel giugno 2012, dopo l’abbattimento di un caccia turco da parte delle difese aeree siriane, nell’ottobre dello stesso anno, in seguito ai bombardamenti siriani che causarono la morte di cinque civili turchi nella città di confine di Akcakale, nel luglio 2015, dopo l’attentato di Suruç attribuito all’ISIS, e infine nel febbraio 2020, quando almeno trentatré soldati turchi persero la vita in attacchi aerei siriani nella provincia di Idlib.

Un momento di svolta significativo nell’applicazione dell’articolo 4 si verificò il 3 marzo 2014, quando la Polonia lo invocò in risposta all’aggressione russa contro l’Ucraina e all’annessione della Crimea. Questa fu la prima volta che l’articolo venne attivato in relazione alla minaccia russa, segnando un ritorno alle preoccupazioni geopolitiche che avevano originariamente ispirato la creazione dell’Alleanza. Le consultazioni portarono al mantenimento dei contatti con l’Ucraina attraverso la Commissione NATO-Ucraina e all’impegno con la Russia nel Consiglio NATO-Russia.

L’invocazione più significativa e inedita dell’articolo 4 avvenne il 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione russa su larga scala dell’Ucraina. Per la prima volta nella storia dell’Alleanza, otto Paesi membri – Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia – invocarono simultaneamente l’articolo 4. Questa azione coordinata rappresentò una dimostrazione senza precedenti di unità tra i membri del fianco orientale NATO, evidenziando come la minaccia russa fosse percepita come esistenziale per l’intera regione. Le consultazioni portarono all’attivazione della Forza di Risposta NATO per la prima volta nella storia dell’organizzazione e al dispiegamento di forze terrestri e aeree aggiuntive sui territori degli alleati orientali.

L’invocazione più recente dell’articolo 4 è avvenuta il 10 settembre 2025, quando la Polonia, guidata dal premier Donald Tusk, ha richiesto consultazioni formali dopo che diversi droni russi hanno violato lo spazio aereo polacco durante la notte precedente. Questa decisione, presa di concerto con il presidente Karol Nawrocki, dimostra come l’articolo 4 continui a essere uno strumento attuale e rilevante per affrontare le minacce ibride e le provocazioni che caratterizzano il conflitto contemporaneo.

La differenza fondamentale tra l’articolo 4 e l’articolo 5 risiede nella natura delle minacce affrontate e nelle risposte previste. Mentre l’articolo 5 si attiva esclusivamente in caso di “attacco armato” e prevede che ogni membro assista la parte attaccata “intraprendendo immediatamente l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata”, l’articolo 4 copre uno spettro più ampio di minacce che possono non configurare un attacco armato diretto ma che comunque compromettono la sicurezza di un alleato. L’articolo 5 è stato formalmente invocato una sola volta nella storia NATO, dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 contro gli Stati Uniti.

L’evoluzione interpretativa dell’articolo 4 ha seguito le trasformazioni del panorama della sicurezza internazionale. I Concetti Strategici NATO hanno progressivamente ampliato la portata delle minacce che possono giustificare l’attivazione dell’articolo, includendo il terrorismo, la criminalità organizzata, le minacce informatiche e persino le conseguenze dei cambiamenti climatici. Il Concetto Strategico del 2010, ancora in vigore, stabilisce che “qualsiasi questione di sicurezza di interesse per qualsiasi alleato può essere portata al tavolo NATO, per condividere informazioni, scambiare punti di vista e, dove appropriato, forgiare approcci comuni”.

Il processo decisionale che segue l’invocazione dell’articolo 4 riflette i principi fondamentali di funzionamento dell’Alleanza, basati sul consenso e sul rispetto della sovranità nazionale. Le consultazioni non hanno vincoli temporali prestabiliti e possono protrarsi fino al raggiungimento di un accordo unanime o fino a quando la situazione che ha originato la richiesta non si risolve. Questo meccanismo ha dimostrato di essere efficace nel prevenire escalation che potrebbero trascinare la NATO in conflitti diretti, fungendo da valvola di sicurezza diplomatica prima che le tensioni raggiungano livelli critici.

Le risposte operative alle invocazioni dell’articolo 4 hanno variato considerevolmente in base alla natura della minaccia e alle circostanze specifiche. In alcuni casi, come nel 2003 e nel 2012, la NATO ha dispiegato sistemi di difesa aerea e personale militare per fornire deterrenza e rassicurazione agli alleati minacciati. In altre occasioni, la risposta si è limitata a dichiarazioni di condanna e solidarietà, accompagnate da un rafforzamento della sorveglianza e del coordinamento dell’intelligence. Nel caso dell’invasione dell’Ucraina del 2022, le consultazioni hanno portato al più massiccio dispiegamento di forze NATO sul fianco orientale dalla fine della Guerra Fredda.

L’articolo 4 ha anche una funzione preventiva spesso sottovalutata, permettendo agli alleati di discutere potenziali minacce prima che diventino acute e di coordinare politiche nazionali che potrebbero avere implicazioni per la sicurezza collettiva. Questo aspetto proattivo dell’articolo si è rivelato particolarmente importante nella gestione delle relazioni con partner non-NATO e nella definizione di politiche comuni verso Stati che potrebbero rappresentare una minaccia futura.

L’efficacia dell’articolo 4 come strumento di deterrenza è stata oggetto di analisi approfondite da parte degli esperti di sicurezza internazionale. La sua attivazione invia un segnale chiaro a potenziali aggressori che la NATO considera seriamente le minacce ai suoi membri e che è disposta a consultarsi e potenzialmente ad agire collettivamente. Questo effetto deterrente opera non solo nei confronti di Stati ostili, ma contribuisce anche a rassicurare l’opinione pubblica e le istituzioni degli alleati che potrebbero sentirsi esposti a rischi di sicurezza.

Le sfide contemporanee pongono nuove questioni interpretative per l’articolo 4, particolarmente in relazione alle minacce ibride che combinano elementi militari, informatici, economici e di disinformazione. La guerra in Ucraina ha evidenziato come le minacce moderne possano essere multidimensionali e prolungate nel tempo, richiedendo consultazioni continue e adattamenti delle strategie di risposta. La recente invocazione polacca per le violazioni dello spazio aereo da parte di droni russi rappresenta un esempio paradigmatico di come l’articolo 4 debba adattarsi alle nuove forme di provocazione e minaccia.

Il futuro dell’articolo 4 appare indissolubilmente legato all’evoluzione del panorama geopolitico e delle minacce alla sicurezza transatlantica. L’intensificarsi della competizione strategica con la Russia e la crescente assertività della Cina nel dominio indo-pacifico potrebbero portare a invocazioni più frequenti dell’articolo, richiedendo un ulteriore affinamento dei meccanismi consultivi e delle procedure operative. La capacità dell’Alleanza di mantenere l’efficacia di questo strumento diplomatico-militare sarà cruciale per preservare la deterrenza e la coesione alleata in un mondo sempre più multipolare e instabile.

L’articolo 4 del Trattato del Nord Atlantico si conferma quindi come uno strumento essenziale dell’architettura di sicurezza transatlantica, rappresentando il punto di equilibrio tra sovranità nazionale e responsabilità collettiva, tra diplomazia e deterrenza militare. La sua capacità di adattarsi alle mutevoli sfide del ventunesimo secolo, dalle crisi regionali alle minacce ibride, ne fa un pilastro insostituibile del sistema di consultazioni NATO, destinato a rimanere centrale nelle strategie di sicurezza dell’Alleanza per i decenni a venire.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!