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L’Egitto vuole creare una NATO araba, verso una forza militare congiunta per la sicurezza regionale

Il Cairo rilancia una forza militare araba simile alla NATO: al centro, difesa comune e sicurezza regionale. Ma ostacoli politici e operativi frenano l’ambizioso progetto.
mod.gov.eg

Dopo l’attacco contro il Qatar, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha riacceso i riflettori su un progetto ambizioso: la creazione di una forza militare araba congiunta, una sorta di “NATO del mondo arabo”. Secondo quanto riportato dal quotidiano libanese Al-Akhbar, l’iniziativa è tornata in auge nel contesto di una più ampia revisione strategica della politica estera egiziana, che comprende anche una significativa riduzione dei contatti diplomatici con Israele. La proposta, che il Cairo aveva già formulato circa nove anni fa, sembra oggi trovare nuova linfa grazie alla crescente instabilità regionale e al timore diffuso di nuovi attacchi contro gli Stati arabi.

L’idea è chiara: un’alleanza militare sul modello dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO), in grado di garantire una risposta collettiva e rapida in caso di aggressione a uno dei membri. Il progetto, secondo un alto funzionario egiziano citato da Al-Akhbar, punta a essere rilanciato ufficialmente in occasione del prossimo vertice arabo-islamico a Doha. Il sostegno degli altri Paesi arabi sarà determinante, ma rimangono sul tavolo numerosi ostacoli pratici, tra cui la definizione dei tempi di intervento, le regole d’ingaggio e l’organizzazione del comando operativo.

Per comprendere appieno l’ambizione egiziana, è utile ricordare cosa rappresenta la NATO. Nata il 4 aprile 1949 con il Trattato di Washington, la North Atlantic Treaty Organization è un’alleanza militare difensiva creata inizialmente da dodici Paesi — tra cui Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Francia e Italia — per contrastare l’espansionismo sovietico nel dopoguerra. Oggi conta 32 membri e opera su tre pilastri: deterrenza, difesa collettiva (articolo 5 del trattato), e gestione delle crisi. In pratica, un attacco contro uno dei membri è considerato un attacco contro tutti: un principio che ha dimostrato la sua forza, per esempio, nella risposta congiunta dopo gli attentati dell’11 settembre 2001.

È proprio a questo modello che l’Egitto guarda, nel tentativo di creare una rete di sicurezza regionale capace di rispondere con prontezza alle minacce esterne, ma anche di rafforzare la coesione politica e militare tra gli Stati arabi. Tuttavia, le divergenze storiche, gli interessi geopolitici contrastanti e la mancanza di un comando integrato rendono il progetto complesso da realizzare. Non è la prima volta che il mondo arabo tenta una simile impresa: fin dagli anni ’50, varie iniziative di cooperazione militare regionale sono naufragate nel mare delle rivalità interne.

Eppure, il contesto attuale — con tensioni crescenti tra Iran e monarchie del Golfo, la guerra in Yemen, e l’ombra del terrorismo transnazionale — potrebbe spingere alcuni governi arabi a riconsiderare la necessità di una struttura militare comune. Il Cairo, nel proporsi come epicentro di questo nuovo equilibrio, intende rafforzare il proprio ruolo regionale, recuperando una centralità geopolitica che negli ultimi anni è andata affievolendosi.

La strada verso una NATO araba resta lunga e accidentata, ma il solo fatto che il tema torni al centro del dibattito internazionale è segno della crescente consapevolezza nel mondo arabo: la sicurezza collettiva non è più un lusso, ma una necessità strategica.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!