Il virus SARS-CoV-2 torna a far sentire la sua presenza in Italia con numeri che non si registravano dall’inizio del 2025. Nella settimana dal 28 agosto al 3 settembre sono stati rilevati 2.052 nuovi casi di Covid-19, segnando un incremento del 47% rispetto ai sette giorni precedenti e rappresentando il dato più elevato dall’inizio dell’anno. Il numero ha continuato a crescere nella settimana successiva, raggiungendo i 2.824 casi dal 4 al 10 settembre, confermando una tendenza al rialzo che sta interessando diverse regioni della penisola.
La protagonista di questa nuova ondata è la variante Stratus, denominazione scientifica XFG, che ha ormai conquistato il predominio epidemiologico nel nostro Paese. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, questa variante ricombinante rappresenta oltre il 50% delle sequenziazioni virali analizzate durante il mese di agosto, sostituendo rapidamente le precedenti linee evolutive del coronavirus. Mauro Pistello, direttore dell’Unità di virologia dell’Azienda ospedaliera universitaria di Pisa e tra i fondatori della rete di sequenziamento dell’ISS, conferma che “la variante che oggi va per maggiore, siamo già oltre il 50% di presenza nei contagi, è XFG o ‘Stratus’, arrivata dagli Stati Uniti”.
Stratus presenta caratteristiche peculiari che la distinguono dalle varianti precedenti. Nata dalla ricombinazione genetica dei lignaggi LF.7 e LP.8.1.2, appartiene alla famiglia delle varianti Omicron ma possiede mutazioni specifiche nella proteina spike, in particolare nei siti 478 e 487, che le conferiscono una maggiore capacità di eludere la risposta immunitaria. Queste modificazioni strutturali permettono al virus di sfuggire più facilmente agli anticorpi generati sia dalle precedenti infezioni sia dalla vaccinazione, spiegando la sua rapida diffusione anche in popolazioni con elevata immunità di base.
I sintomi associati alla variante Stratus mostrano sia elementi di continuità sia alcune novità rispetto alle manifestazioni cliniche delle precedenti ondate. Il quadro sintomatologico include febbre anche elevata, tosse persistente e secca, affaticamento generalizzato e dolori muscolari diffusi. Tuttavia, ciò che caratterizza maggiormente questa variante è il ritorno di sintomi che avevano contraddistinto le prime fasi della pandemia: la perdita improvvisa di olfatto e gusto, fenomeni che sembravano essere scomparsi con le varianti più recenti. “Nei positivi al Covid stanno tornando i ‘vecchi’ sintomi che abbiamo conosciuto nella prima fase della pandemia”, spiega Pistello. “Molti lamentano la mancanza improvvisa dell’olfatto e del gusto“.
Un elemento distintivo che sta emergendo dalle segnalazioni cliniche è la raucedine marcata, spesso accompagnata da un intenso mal di gola descritto dai pazienti come “gola a rasoio”. Questo sintomo, particolarmente frequente nei casi di infezione da Stratus, rappresenta una delle principali novità sintomatologiche di questa variante. La raucedine persistente, associata a bruciore e irritazione della gola, sembra essere correlata alla particolare tropismo del virus per le alte vie respiratorie, dove causa un’infiammazione più marcata rispetto alle varianti precedenti.
La distribuzione geografica dei casi evidenzia una concentrazione particolare in alcune regioni del Nord e del Sud Italia. La Lombardia guida la classifica con 532 nuovi casi registrati nell’ultima settimana di rilevazione completa, seguita dalla Campania con 319 contagi e dall’Emilia-Romagna con 254 casi. Questa distribuzione riflette probabilmente sia la densità demografica sia i flussi di mobilità che hanno favorito la diffusione della variante. Al contrario, Marche e Abruzzo hanno segnalato zero casi nel medesimo periodo, suggerendo una diffusione ancora disomogenea del virus sul territorio nazionale.
Nonostante l’incremento dei casi, la pressione sulle strutture ospedaliere rimane contenuta e gestibile. Al 3 settembre, l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari all’1,2% con 760 ricoverati, registrando solo un lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Particolarmente incoraggiante è il dato relativo alle terapie intensive: l’occupazione rimane stabile allo 0,3% con 27 pazienti ricoverati, confermando che la variante Stratus, pur essendo più trasmissibile, non determina un aggravamento significativo del quadro clinico nella maggioranza dei casi.
I decessi registrati nell’ultima settimana di rilevazione sono stati 8, in diminuzione rispetto ai 10 della settimana precedente, con un’età media dei pazienti ospedalizzati che si attesta sui 77 anni. La quasi totalità dei casi gravi riguarda soggetti con patologie pregresse e over 80, confermando il profilo di rischio già delineato nelle precedenti ondate pandemiche. L’età mediana alla diagnosi è di 62 anni, in lieve diminuzione rispetto alle settimane precedenti, suggerendo una maggiore diffusione anche nelle fasce d’età intermedie.
L’indice di trasmissibilità Rt calcolato sui ricoveri ospedalieri si attesta a 1,41, sostanzialmente stabile rispetto alla settimana precedente ma superiore alla soglia epidemica di 1, indicando una fase di crescita dell’epidemia. Questo valore, pur non raggiungendo i picchi osservati durante le ondate più intense della pandemia, testimonia la capacità della variante Stratus di mantenere una circolazione sostenuta nella popolazione. La percentuale di reinfezioni è in aumento, raggiungendo circa il 43%, un dato che sottolinea la capacità della nuova variante di superare l’immunità acquisita attraverso precedenti infezioni o vaccinazioni.
Le ragioni della continua evoluzione virale risiedono nella natura intrinseca dei coronavirus, che come tutti i virus tendono a mutare durante il loro ciclo replicativo. Le mutazioni rappresentano errori casuali nella trascrizione del codice genetico virale, fenomeni che diventano più probabili quando il virus circola ampiamente nella popolazione. Nel caso del SARS-CoV-2, le varianti emergono attraverso processi di ricombinazione genetica tra diverse linee evolutive, come nel caso di Stratus, oppure attraverso l’accumulo progressivo di mutazioni in individui immunocompromessi che mantengono l’infezione per periodi prolungati.
La pressione selettiva esercitata dall’immunità di popolazione, sia quella acquisita attraverso le infezioni naturali sia quella indotta dai vaccini, favorisce la selezione di varianti capaci di eludere le difese immunitarie esistenti. Questo processo evolutivo continuo spiega perché il virus riesce a mantenere una circolazione endemica nonostante gli elevati livelli di immunità raggiunti dalla popolazione. Tuttavia, è importante sottolineare che il SARS-CoV-2 muta con una velocità inferiore rispetto ad altri virus respiratori come l’influenza, grazie alla presenza di meccanismi di correzione degli errori di replicazione.
Gli esperti evidenziano come l’attuale situazione epidemiologica non configuri un’emergenza sanitaria ma richieda comunque attenzione e monitoraggio costante. Fabrizio Pragliasco, virologo dell’Università Statale di Milano, sottolinea che “le nuove varianti Covid possono eludere le nostre difese immunitarie e scatenare nuove ondate di infezioni”, stimando che in Italia si registrino ancora 5-10 decessi settimanali attribuibili al Covid-19. La comunità scientifica mantiene un approccio di cauta vigilanza, ricordando che il virus non ha mai cessato di circolare ma ha assunto progressivamente caratteristiche più simili a quelle di altri patogeni respiratori stagionali.
In vista della stagione autunnale, gli specialisti raccomandano particolare attenzione alle categorie più vulnerabili, principalmente anziani e soggetti immunocompromessi. La perdita progressiva dello “scudo immunologico” nella popolazione over 60-70, dovuta sia al tempo trascorso dall’ultima vaccinazione sia alla ridotta circolazione virale degli ultimi mesi, potrebbe favorire un ulteriore incremento dei casi. Per questo motivo, viene consigliata una doppia strategia vaccinale per l’autunno, che preveda sia il richiamo anti-Covid sia la vaccinazione antinfluenzale, soprattutto per le fasce di popolazione più a rischio.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito la variante Stratus nell’elenco delle “Variants under monitoring” (VUM), il livello di sorveglianza meno elevato nella scala di allerta, mantenendo la valutazione del rischio globale su livelli bassi. Tuttavia, diversi Paesi nella regione del Sud-est asiatico hanno segnalato aumenti simultanei di nuovi casi e ricoveri nelle aree dove la variante XFG è stata ampiamente rilevata, confermando la necessità di un monitoraggio continuo dell’evoluzione epidemiologica.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!