Scarica l'App NewsRoom.
Non perderti le ULTIME notizie e le ALLERTA METEO in tempo reale.

Scarica GRATIS

Calabria, il meteorite caduto a Scalea è di 4,5 miliardi: il 48° ritrovato in Italia in cinque secoli

La meteorite di Scalea, caduta l’11 settembre 2024 e studiata a Firenze, è il 48° meteorite trovato in Italia in 500 anni: una condrite ordinaria di 4,5 miliardi di anni proveniente dalla fascia degli asteroidi.

È caduto in Calabria, nei pressi di Scalea, un meteorite proveniente direttamente dalla fascia degli asteroidi che ha attraversato lo spazio per oltre quattro miliardi e mezzo di anni prima di concludere il suo viaggio cosmico sulle coste del Tirreno cosentino. La notizia, rimasta finora sotto traccia per consentire il completamento delle analisi scientifiche, è stata resa pubblica soltanto oggi durante il Congresso Nazionale Congiunto della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia e della Società Geologica Italiana, in corso a Padova dal 16 al 18 settembre.

A dare l’annuncio è stato Vanni Moggi Cecchi, mineralogista del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, che ha coordinato personalmente le complesse analisi scientifiche condotte sul frammento recuperato presso il laboratorio Meteocert, struttura specializzata nella certificazione delle nuove meteoriti gestita dal Sistema Museale di Ateneo e dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università fiorentina.

L’impatto meteorico si è verificato nella notte dell’11 settembre 2024, precisamente alle ore 00:34, quando il frammento roccioso ha concluso il suo lunghissimo viaggio interplanetario collidendo con la battigia del lungomare di Scalea. L’evento straordinario ha avuto un testimone d’eccezione: Maurizio Sassone, proprietario di uno stabilimento balneare locale, che si trovava a pochi metri dal punto di impatto e ha assistito personalmente al fenomeno luminoso che ha preceduto la caduta della meteorite.

Consapevole dell’importanza scientifica di quanto aveva osservato, Sassone ha adottato tutte le precauzioni necessarie per preservare l’integrità del reperto, fotografando accuratamente la scena senza rimuovere immediatamente il meteorite dal punto di caduta. Successivamente ha raccolto con estrema cura sia il frammento roccioso che la sabbia circostante, conservandoli in contenitori separati prima di contattare gli esperti per avviare le indagini scientifiche.

Le analisi mineralogiche hanno confermato che si tratta di una condrite ordinaria, una delle tipologie più comuni di meteoriti ma estremamente preziosa dal punto di vista scientifico. “Questa roccia spaziale ci dice con certezza che proviene dalla fascia principale degli asteroidi e che ha un’età analoga a quella del Sistema Solare: circa quattro miliardi e mezzo di anni”, ha spiegato Moggi Cecchi durante la presentazione dei risultati al congresso padovano.

Il frammento meteorico presenta dimensioni contenute ma significative dal punto di vista scientifico: misura circa sette centimetri per quattro e ha un peso complessivo di 189 grammi. La sua colorazione caratteristica è marrone, sebbene appaia ricoperto da una sottile polvere bianca a grana finissima, tipica dei processi di ablazione atmosferica che interessano questi corpi celesti durante la loro discesa verso la superficie terrestre.

La classificazione della meteorite di Scalea come condrite ordinaria la inserisce nel gruppo più abbondante tra le meteoriti rocciose, rappresentando circa l’86% delle meteoriti rocciose cadute sulla Terra. Questi oggetti celesti provengono da piccoli asteroidi che non hanno mai subito processi di differenziazione, conservando quindi la composizione primordiale del Sistema Solare. All’interno della loro struttura, i minerali rocciosi e ferrosi si trovano mescolati in maniera omogenea, testimonianza delle condizioni esistenti nella nebulosa protosolare.

Le condriti ordinarie vengono ulteriormente classificate in tre sottogruppi principali – H, L e LL – sulla base del contenuto di ferro presente nella loro composizione. Il frammento caduto a Scalea è stato sottoposto a sezioni sottili per l’analisi microscopica, permettendo agli studiosi di identificare la presenza delle caratteristiche condrule, piccole sfere silicatiche che si formarono nella nebulosa solare primordiale attraverso processi di riscaldamento e rapido raffreddamento.

Il carattere primitivo della meteorite calabrese riveste particolare importanza scientifica poiché consente di ottenere informazioni cruciali sulla composizione originaria del nostro sistema planetario. “È piuttosto primitiva, e questo ci permette di tornare indietro nel tempo, alle origini della Terra”, ha sottolineato il ricercatore fiorentino, evidenziando come l’analisi di questi campioni extraterrestri fornisca una finestra unica sui processi che hanno portato alla formazione dei pianeti.

Dopo il completamento delle analisi, una sezione del meteorite rimarrà custodita permanentemente nel patrimonio del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, dove sarà accessibile per future ricerche scientifiche. Il frammento, una volta completati tutti i rilievi e le classificazioni secondo gli standard internazionali, verrà inserito ufficialmente nella lista delle meteoriti italiane e messo a disposizione della comunità scientifica mondiale per ulteriori studi.

La meteorite di Scalea assume particolare rilevanza statistica per l’Italia, dove eventi di questo tipo sono estremamente rari. Con questo rinvenimento si arriva infatti a soli 48 esemplari meteorici censiti sul territorio nazionale negli ultimi cinquecento anni, un numero che testimonia la rarità di questi fenomeni astronomici nel nostro Paese. Tra i fattori che contribuiscono a questa scarsità vi sono le caratteristiche geografiche della penisola italiana, lunga e stretta, che aumenta la probabilità che i meteoriti cadano in mare, e l’alternanza di aree fortemente urbanizzate con boschi, montagne e terreni agricoli che rendono più difficoltoso il ritrovamento.

I precedenti ritrovamenti meteorici più significativi in Italia includono il meteorite di Alfianello, caduto in provincia di Brescia nel 1883 e considerato il più grande con i suoi 200 chilogrammi, sebbene sia stato frammentato subito dopo la caduta. Il meteorite più grande conservato integro rimane invece quello di Bagnone, ritrovato in Toscana sempre nel 1883 con un peso di circa 50 chilogrammi e attualmente custodito presso il Museo di Scienze Naturali di Pisa.

Tra i casi più antichi documentati figura il meteorite di Narni, caduto in provincia di Terni nell’anno 921 dopo Cristo, quello di Castrovillari in provincia di Cosenza del 1583, e quello di Vago in provincia di Verona del 1668. Più recentemente, le cadute meteoriche accertate includono quella di Fermo del 1996, preceduta da quelle di Torino del 1988 e di Noventa Vicentina del 1971.

La scoperta della meteorite di Scalea si inserisce nel più ampio contesto della ricerca astronomica italiana, che negli ultimi anni ha intensificato gli sforzi di monitoraggio del cielo attraverso reti di sorveglianza come PRISMA dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. Queste iniziative, che coinvolgono associazioni, planetari e osservatori astronomici anche amatoriali, mantengono una sorveglianza continua ventiquattro ore su ventiquattro per intercettare e studiare i fenomeni meteorici.

Il tempismo della comunicazione scientifica, avvenuta proprio durante uno dei più importanti congressi nazionali delle geoscienze, sottolinea l’importanza che la comunità scientifica attribuisce a questo ritrovamento. Il congresso di Padova, che ha visto la partecipazione di oltre mille scienziati e la presentazione di 1100 ricerche inedite, rappresenta il principale momento di confronto annuale per gli studiosi italiani di mineralogia, petrologia e scienze geologiche.

La meteorite di Scalea rappresenta quindi non soltanto un prezioso reperto scientifico ma anche un ponte temporale che collega la Terra contemporanea con le origini del Sistema Solare, offrendo agli scienziati una testimonianza diretta dei processi che hanno caratterizzato la formazione del nostro angolo di universo oltre quattro miliardi di anni fa. La sua analisi contribuirà ad arricchire la comprensione dei meccanismi che hanno governato l’evoluzione del sistema planetario, fornendo nuovi elementi per decifrare la complessa storia della nostra origine cosmica.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!