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Antitrust, maxi multa da quasi un miliardo per sei compagnie petrolifere: si sarebbero accordate sui prezzi

L’Antitrust sanziona per 936 milioni sei colossi petroliferi per cartello sulla componente bio dei carburanti dal 2020 al 2023. Le aziende annunciano ricorsi contestando le accuse dell’Autorità.
Credit © Depositphotos

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha chiuso una delle istruttorie più significative della propria storia, comminando sanzioni complessive per 936.659.087 euro contro sei delle principali compagnie petrolifere operanti nel territorio nazionale. La decisione, pubblicata il 25 settembre 2025, rappresenta la seconda multa più elevata mai irrogata dall’ente di vigilanza e colpisce al cuore un presunto cartello che avrebbe alterato artificialmente i prezzi dei carburanti per oltre tre anni.

Le compagnie sanzionate sono Eni, Esso, Ip, Q8, Saras e Tamoil, accusate di aver dato vita a un’intesa restrittiva della concorrenza nella vendita del carburante per autotrazione. L’istruttoria ha escluso dalle responsabilità soltanto Iplom e Repsol, per le quali l’Autorità non ha riscontrato elementi di partecipazione alle condotte illecite contestate. La ripartizione delle sanzioni vede Eni subire la penalizzazione più pesante con 336.214.660 euro, seguita da Q8 con 172.592.363 euro, Ip con 163.669.804 euro, Esso con 129.363.561 euro, Tamoil con 91.029.755 euro e Saras con 43.788.944 euro.

L’indagine è scaturita dalla denuncia di un whistleblower, figura ormai centrale nelle dinamiche investigative dell’antitrust moderno, che ha permesso all’Autorità di avviare nel luglio 2023 un’istruttoria complessa destinata a svelare meccanismi di coordinamento tra i principali operatori del mercato petrolifero nazionale. Gli elementi raccolti durante le verifiche hanno rivelato come le compagnie si siano coordinate per determinare il valore della componente bio inserita nel prezzo del carburante, una voce introdotta dalle aziende per ottemperare agli obblighi normativi in materia di sostenibilità ambientale.

Il cartello, secondo la ricostruzione dell’Antitrust, ha operato ininterrottamente dal 1° gennaio 2020 fino al 30 giugno 2023, un arco temporale durante il quale il valore della componente bio è lievitato in maniera sostanziale, passando da circa 20 euro per metro cubo nel 2019 a circa 60 euro per metro cubo nel 2023. Questo incremento triplicato non rifletteva, secondo l’Autorità, dinamiche naturali di mercato, ma piuttosto il risultato di una strategia concertata tra i grandi gruppi petroliferi per mantenere artificialmente elevati i margini di profitto su una voce di costo che incide direttamente sui prezzi alla pompa.

Le modalità operative del presunto cartello si articolavano attraverso scambi di informazioni diretti e indiretti tra le imprese coinvolte, che hanno consentito di attuare aumenti di prezzo contestuali e sostanzialmente coincidenti. Particolare rilevanza assume, nella ricostruzione dell’Autorità, il ruolo svolto dal quotidiano specializzato “Staffetta Quotidiana”, che pubblicava regolarmente il valore puntuale della componente bio, facilitando così la trasparenza informativa tra i concorrenti e agevolando il coordinamento delle strategie di prezzo. L’Antitrust ha specificato che Eni trasmetteva direttamente informazioni al giornale, creando un canale privilegiato per la diffusione di dati sensibili dal punto di vista concorrenziale.

La componente bio rappresenta una frazione del prezzo finale del carburante introdotta per rispettare la normativa europea sui biocarburanti, che impone ai fornitori di benzina e gasolio l’obbligo di immissione in consumo di quote minime di combustibili di origine biologica. Questa misura, parte integrante delle politiche di transizione energetica dell’Unione Europea, è disciplinata da specifiche direttive comunitarie che stabiliscono percentuali crescenti di biocarburanti da miscelare ai combustibili tradizionali, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra nel settore dei trasporti e aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico.

Le reazioni delle compagnie sanzionate sono state immediate e uniformemente caratterizzate dal rifiuto delle accuse formulate dall’Antitrust. Eni ha espresso “il più fermo dissenso e la profonda sorpresa” per le conclusioni dell’Autorità, definendo la decisione “incomprensibile e infondata” e “basata su un totale travisamento dei fatti e del mercato”. La compagnia guidata da Claudio Descalzi ha annunciato l’intenzione di tutelare “con determinazione le proprie ragioni e la propria immagine in ogni sede competente”, prospettando un ricorso che si preannuncia articolato e tecnicamente complesso.

Analogamente, Q8 si è dichiarata “sorpresa per l’esito della procedura, certa che il proprio operato si sia sempre attenuto al pieno rispetto della normativa vigente”, annunciando la possibilità di adire il Tribunale Amministrativo Regionale per impugnare il provvedimento sanzionatorio. Anche le altre compagnie coinvolte hanno manifestato l’intenzione di contestare le conclusioni dell’Autorità attraverso i ricorsi amministrativi previsti dall’ordinamento, configurando uno scenario di contenzioso che potrebbe protrarsi per anni.

La vicenda solleva questioni di particolare rilevanza per il funzionamento del mercato energetico nazionale, considerando che le sei società sanzionate rappresentano oltre il 90% del mercato italiano dei carburanti per autotrazione. L’impatto della presunta intesa sui consumatori finali risulta difficilmente quantificabile con precisione, ma l’Autorità ha sottolineato come gli aumenti coordinati abbiano determinato maggiori costi per milioni di automobilisti in un periodo già caratterizzato da significative pressioni inflazionistiche sui prezzi dell’energia.

Dal punto di vista giuridico, la sanzione si basa sull’articolo 2 della legge 287/1990 e sull’articolo 101 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, norme che vietano accordi tra imprese volti a limitare o falsare la concorrenza sul mercato. La legislazione antitrust italiana ed europea prevede sanzioni pecuniarie fino al 10% del fatturato annuo delle società coinvolte, strumento deterrente finalizzato a garantire un mercato libero e competitivo a tutela dei consumatori da pratiche collusive che possono determinare prezzi artificialmente elevati e minore innovazione.

La difesa di “Staffetta Quotidiana” ha chiarito che la pubblicazione dei valori della componente bio rispondeva a “un dato di chiaro interesse giornalistico, in quanto riguarda il prezzo dei carburanti e il costo delle politiche di sostenibilità”. L’editore Giovanni Goffredo Borromeo ha sottolineato come “più che veicolo di cartello, la Staffetta è stata veicolo di informazione essenziale per mettere a fuoco la questione”, precisando che gli articoli pubblicati erano “articoli giornalistici” e non “periodici annunci pubblici” come suggerito nella delibera dell’Antitrust.

Le implicazioni della vicenda si estendono oltre l’aspetto puramente sanzionatorio, investendo il tema della trasparenza nella formazione dei prezzi energetici e della vigilanza sulle informazioni condivise tra operatori di mercato. La decisione dell’Autorità rappresenta un precedente significativo per la regolamentazione della concorrenza nel settore energetico, con potenziali ricadute sui meccanismi di controllo e monitoraggio delle pratiche commerciali nel comparto petrolifero. Il caso solleva inoltre questioni relative all’equilibrio tra esigenze di trasparenza informativa e rischi di facilitazione di comportamenti collusivi tra concorrenti.

La maxi sanzione dell’Antitrust si inserisce in un contesto di crescente attenzione verso pratiche anticoncorrenziali nel settore energetico, dove il controllo dei prezzi assume particolare sensibilità per l’impatto diretto sui consumatori finali e sull’economia nazionale. Le società coinvolte hanno già annunciato la volontà di impugnare il provvedimento, mentre le associazioni dei consumatori si preparano a valutare iniziative per la tutela degli interessi degli automobilisti potenzialmente danneggiati dalle condotte contestate. La vicenda rimane pertanto aperta in attesa degli sviluppi giudiziari che potrebbero ridefinire i confini delle pratiche commerciali ammissibili nel settore energetico nazionale e le modalità di vigilanza sulle dinamiche concorrenziali in mercati strategici per l’economia del Paese.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!