Scarica l'App NewsRoom.
Non perderti le ULTIME notizie e le ALLERTA METEO in tempo reale.

Scarica GRATIS

Leopolda, Renzi chiude “Italia Viva” e lancia il nuovo soggetto politico “Casa Riformista”

Alla Leopolda Matteo Renzi archivia Italia Viva e lancia «Casa riformista», nuovo contenitore centrista europeista orientato a un’agenda pragmatica su crescita, innovazione e responsabilità di governo.
Credit © X account @matteorenzi

La Stazione Leopolda di Firenze, da anni laboratorio politico e vetrina strategica del renzismo, ha ospitato oggi una svolta formale e simbolica destinata a ridisegnare gli equilibri del centro riformista italiano: Matteo Renzi ha annunciato la chiusura dell’esperienza di Italia Viva e la nascita del nuovo soggetto «Casa riformista», presentato come contenitore politico-organizzativo capace di intercettare l’elettorato moderato, liberale ed europeista rimasto finora privo di una rappresentanza riconoscibile e coesa, nonché di aggregare amministratori locali, professionisti e segmenti della società civile in cerca di un approdo pragmatico lontano tanto dal populismo di destra quanto dal massimalismo di sinistra.

La scelta di compiere questo passaggio proprio alla Leopolda, luogo identitario di una stagione politica inaugurata con la rottura delle vecchie ritualità di partito e con la proposta di un decisionismo orientato alla crescita, conferisce alla nuova iniziativa una valenza fortemente narrativa: chiudere un ciclo che, attraverso congresso, gruppo parlamentare e alleanze variabili, non è riuscito a generare massa critica sufficiente, e aprirne uno che ambisce a ricucire il perimetro del riformismo con una piattaforma più ampia, meno legata alla personalizzazione e maggiormente radicata in un metodo, nella promessa di un’agenda di governo misurabile e nella costruzione di un’identità programmatica centrata su competitività, merito, diritti e rigore dei conti pubblici.

Nel suo intervento conclusivo, Renzi ha tracciato la cornice valoriale del progetto, indicando priorità che si saldano alla tradizione del riformismo europeo: la difesa dell’ancoraggio atlantico e dell’integrazione comunitaria, l’investimento strutturale su scuola e università come leva di mobilità sociale, la semplificazione amministrativa per favorire gli investimenti, una politica industriale orientata alla transizione digitale ed energetica ma governata da criteri di sostenibilità economica, la riduzione del cuneo fiscale e il sostegno all’innovazione come strumento per accrescere produttività e salari. La proposta, nelle intenzioni del fondatore, punta a sottrarre il dibattito pubblico alla dialettica emergenziale e alla contesa identitaria, riportandolo su obiettivi verificabili, tempi certi e responsabilità chiare, con una struttura organizzativa più leggera, capace di dialogare con reti territoriali e corpi intermedi senza replicare i modelli di appartenenza novecenteschi.

L’annuncio arriva in un contesto politico segnato dalla frammentazione del centro e dalla crescente polarizzazione, con un elettorato mobile e disincantato che premia la riconoscibilità e penalizza le sigle percepite come transitorie. In questo quadro, la «Casa riformista» si presenta come tentativo di costruire una piattaforma identitaria stabile, con un nome che richiama più un approdo che una militanza, un luogo di elaborazione e di coalizione piuttosto che l’ennesima microformazione. La scommessa consiste nel trasformare la storica capacità della Leopolda di produrre slogan e cornici comunicative in un’offerta programmata e negoziabile in sede parlamentare e nel sistema delle autonomie locali, puntando su candidature competitive nelle città chiave e su una presenza costante nei dossier economici e industriali.

La chiusura di Italia Viva, pur non inattesa dopo il ciclo elettorale europeo e le concomitanti difficoltà di radicamento del Terzo Polo, rappresenta un passaggio che libera il campo da sovrapposizioni e simboli non più performanti, e consente di riallineare linguaggio e organizzazione a un obiettivo di maggiore credibilità istituzionale. La «Casa riformista», nelle parole del leader, nasce per essere permeabile e contendibile, strutturata su regole trasparenti, con congressi tematici, primarie di idea e un sistema di adesioni che privilegia la partecipazione su singoli progetti e campagne, dal fisco alla sanità territoriale, fino alla sicurezza energetica e alla politica estera di prossimità nel Mediterraneo.

Nell’arco della giornata fiorentina, l’attenzione si è concentrata anche sui rapporti con le altre forze del centro moderato e del riformismo liberale, in particolare sulla possibilità di intese pragmatiche con chi condivide l’impianto europeista, l’impegno per la stabilità finanziaria e un approccio pro-impresa con clausole sociali. La nuova formazione punta a stabilire un perimetro competitivo ma dialogante sia con l’area popolare di centrodestra, su temi come il sostegno alle Pmi esportatrici e la semplificazione normativa, sia con l’area socialista-liberale del centrosinistra, su capitoli come i diritti civili, le politiche per la parità di genere e l’istruzione. La strategia dichiarata esclude l’ipotesi di un posizionamento di mera testimonianza, proponendo invece un cantiere di governo, immaginato come leva per condizionare agende e coalizioni a partire dai territori.

Una parte consistente del discorso ha riguardato la ricostruzione del capitale fiduciario con un elettorato attratto da proposte concrete e stanco di conflitti permanenti. In questa prospettiva, l’iniziativa fiorentina ha insistito su strumenti verificabili: un «cruscotto» di indicatori su crescita, povertà educativa, tempi della giustizia civile, tasso di occupazione femminile e giovanile, attrazione di investimenti esteri e performance della pubblica amministrazione, con l’impegno di pubblicare periodicamente i risultati e di correlare a questi obiettivi sia la proposta legislativa sia la selezione delle priorità in sede di bilancio. Un approccio che intende coniugare valutazione delle politiche e accountability, evitando al contempo l’enfasi sugli annunci e rafforzando l’attenzione a esiti e impatti misurabili.

La cornice internazionale ha occupato un passaggio specifico, con il richiamo alla necessità di un’Europa più integrata sul piano della difesa, dell’energia e dell’industria dei semiconduttori, e alla costruzione di una politica estera coerente con i valori liberaldemocratici. La «Casa riformista» si candida a sostenere la piena attuazione del Pnrr, la governance di prossimità per i fondi strutturali e una cooperazione rafforzata tra università, centri di ricerca e imprese hi-tech, in modo da trattenere capitale umano e rilanciare la produttività totale dei fattori. Sul versante energetico, l’orientamento annunciato privilegia una traiettoria di transizione pragmatica, con investimenti in rinnovabili, infrastrutture di rete, stoccaggi e tecnologie emergenti, tenendo insieme sostenibilità ambientale, sicurezza degli approvvigionamenti e competitività del sistema industriale.

Non sono mancati riferimenti alla necessità di una riforma istituzionale che renda più efficiente il processo decisionale, attraverso un patto di legislatura sul bicameralismo, i regolamenti parlamentari e la legge elettorale, con l’obiettivo di garantire governabilità e responsabilità. In ambito sociale, il progetto individua nella sanità territoriale e nelle liste d’attesa due priorità immediate, accanto a una riforma mirata degli ammortizzatori per la platea dei lavoratori autonomi e atipici, e a una strategia per la natalità basata su servizi educativi, conciliazione e incentivi fiscali, più che su trasferimenti una tantum.

La traiettoria organizzativa delineata alla Leopolda prevede nelle prossime settimane l’avvio di cantieri tematici, il varo di un manifesto programmatico in dieci capitoli e la definizione di un calendario di incontri territoriali con amministratori e stakeholder. Sul piano parlamentare, la nuova sigla punterà a costituire una presenza riconoscibile attraverso proposte di legge di impatto circoscritto ma ad alta visibilità, dalla semplificazione delle procedure per i cantieri pubblici alla defiscalizzazione mirata per chi investe in formazione e tecnologie 4.0, con la promessa di evitare provvedimenti omnibus e di circoscrivere la decretazione d’urgenza ai soli casi strettamente necessari.

La reazione del sistema politico alla nascita della «Casa riformista» si misurerà nei prossimi mesi sul terreno delle alleanze locali e sull’attrazione di classi dirigenti intermedie, tradizionalmente sensibili alla tenuta dei conti e alla qualità dell’amministrazione. La variabile decisiva sarà la capacità di trasformare un’operazione di rebranding in una proposta politica dotata di organizzazione capillare, disciplina comunicativa e coerenza su dossier complessi, a partire da industria, energia, sanità e scuola. Il precedente di Italia Viva, spesso percepita dall’elettorato come ingegneria parlamentare più che come comunità politica radicata, rappresenta un monito operativo: la nuova fase dovrà mostrare una capacità di ascolto e di mobilitazione che vada oltre il perimetro dei convegni e degli appuntamenti simbolici.

Alla chiusura dei lavori, il messaggio consegnato alla platea fiorentina è che il riformismo italiano intende dotarsi di una «casa» con porte aperte e regole chiare, orientata a costruire consenso su obiettivi verificabili e a contendere centralità nell’arena politica attraverso proposta e responsabilità di governo, nella convinzione che il terreno su cui si giocherà la prossima fase non sarà la radicalizzazione del conflitto, ma la qualità delle soluzioni offerte a un Paese impegnato a stringere il patto tra crescita, sostenibilità e coesione sociale. Se e quanto questa svolta riuscirà a trasferirsi in forza elettorale dipenderà dalla credibilità del metodo, dalla continuità dell’impegno organizzativo e dalla capacità di ritrovare un linguaggio capace di parlare a ceti produttivi, giovani professionisti e lavoratori della nuova economia, per i quali la stabilità delle regole, l’efficienza dei servizi e la certezza degli investimenti sono ormai condizioni irrinunciabili.

Con l’archiviazione di Italia Viva e l’avvio della «Casa riformista», la Leopolda segna dunque un passaggio di testimone che punta a riposizionare il baricentro del discorso politico sul terreno della governabilità, del merito e dell’innovazione, nella prospettiva di riaprire un canale tra istituzioni e società reale, e di restituire al riformismo italiano uno spazio competitivo in un sistema politico che tende a semplificare le scelte intorno a polarità prevedibili, ma che nei fatti continua a mostrare una domanda consistente di soluzioni pragmatiche, competenti e misurabili.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!