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Delitto di Garlasco, da casa Sempio è spuntato anche il pc introvabile

Durante una perquisizione a casa dei genitori di Andrea Sempio è emerso un computer aziendale precedentemente non trovato, che sarà analizzato per cercare tracce digitali collegate all’omicidio di Chiara Poggi.

Un computer che era sfuggito alle prime perquisizioni, un biglietto compromettente e intercettazioni sospette stanno alimentando nuove ipotesi investigative nel caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. Al centro dell’attenzione giudiziaria si trova ancora una volta Andrea Sempio, l’amico del fratello della vittima, tornato a vivere dai genitori dopo l’apertura della nuova inchiesta.

La svolta più recente riguarda il ritrovamento di un dispositivo informatico che aveva creato non pochi interrogativi tra gli investigatori. Durante le perquisizioni del 14 maggio scorso, condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano sia nell’abitazione di Voghera dove risiedeva il trentasettenne, sia nella casa dei genitori a Garlasco dove era successivamente tornato a vivere, gli inquirenti avevano sequestrato diversi supporti di archiviazione digitale, tra cui hard disk e pennette USB. Sempio aveva tuttavia dichiarato agli investigatori di non possedere alcun personal computer, giustificazione che aveva destato perplessità considerando la presenza di altri dispositivi di memorizzazione dati.

La situazione si è chiarita parzialmente durante le perquisizioni disposte dalla Procura di Brescia il 26 settembre scorso, nell’ambito dell’inchiesta per corruzione in atti giudiziari che coinvolge l’ex procuratore di Pavia Mario Venditti. In quella occasione, nell’abitazione dei genitori di Sempio dove il giovane è tornato a risiedere, è emerso un computer che precedentemente non era stato individuato. L’indagato ha fornito una nuova spiegazione agli investigatori, sostenendo che il dispositivo gli sarebbe stato consegnato dalla società per la quale lavora per permettergli di svolgere attività lavorative in modalità smart working.

Il computer è stato immediatamente sequestrato e sarà sottoposto ad approfonditi accertamenti tecnici da parte dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano. Gli investigatori non escludono che possa trattarsi di un dispositivo utilizzato dall’uomo prima del 2017, anno in cui si era aperta la prima inchiesta a suo carico successivamente archiviata, e poi messo da parte. L’analisi del dispositivo potrebbe rivelare eventuali file cancellati, dati nascosti o altri elementi di interesse investigativo collegati all’omicidio di Chiara Poggi. Particolare attenzione verrà rivolta alla ricerca di tracce informatiche relative al periodo precedente al 2017, considerando che gli accertamenti avevano evidenziato come Sempio avesse cancellato le tracce della sua vita digitale precedente a quella data.

La scoperta del computer si inserisce in un quadro investigativo già complesso, caratterizzato da diversi elementi di interesse. Durante la perquisizione di maggio era stato rinvenuto un biglietto manoscritto con la dicitura "Venditti gip archivia X 20.30 €", attribuito alla grafia di Giuseppe Sempio, padre dell’indagato. Questo appunto, secondo i pubblici ministeri di Brescia, farebbe riferimento a una presunta corresponsione di denaro all’ex procuratore Mario Venditti correlata all’archiviazione del procedimento a carico di Andrea Sempio, richiesta il 15 marzo 2017 e accolta dal giudice per le indagini preliminari il 23 dello stesso mese.

Le indagini hanno evidenziato anche anomalie nelle intercettazioni telefoniche del 2017, con passaggi non trascritti e indicati come "incomprensibili". Tra questi, i pubblici ministeri bresciani hanno individuato riferimenti alla necessità di "pagare quei signori lì" con modalità non tracciabili, frasi considerate di forte valenza indiziaria. Gli accertamenti bancari hanno rivelato movimenti di denaro sospetti: tra dicembre 2016 e giugno 2017, le zie di Andrea Sempio avrebbero emesso assegni per 43mila euro in favore del fratello, mentre il padre e lo zio dell’indagato avrebbero prelevato 35mila euro in contanti.

La famiglia Sempio ha respinto ogni ipotesi di corruzione, con Giuseppe Sempio che ha dichiarato che i movimenti bancari erano finalizzati esclusivamente al pagamento delle parcelle legali. Il biglietto compromettente sarebbe stato invece relativo, secondo la loro versione, alle spese per marche da bollo necessarie per il ritiro di alcuni documenti. L’avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio, ha sottolineato che qualsiasi attribuzione di scrittura richiede una perizia calligrafica per essere considerata attendibile.

Per quanto riguarda l’inchiesta principale sull’omicidio di Chiara Poggi, le indagini si concentrano su diversi elementi a carico di Andrea Sempio. Il DNA dell’uomo è risultato compatibile con le tracce genetiche ritrovate sotto le unghie della vittima, mentre un’impronta palmare identificata come "reperto numero 33" è stata attribuita a Sempio attraverso moderne tecniche di rilevazione. Questa impronta era stata repertata già nel 2007 sulle scale che conducono alla taverna dell’abitazione dei Poggi, ma all’epoca non era stato possibile identificarne l’origine.

Sotto esame resta anche l’alibi di Sempio per la mattina del 13 agosto 2007. L’uomo aveva sempre sostenuto di trovarsi a Vigevano, adducendo come prova uno scontrino del parcheggio di Sant’Ambrogio con orario di inizio 10:18. Tuttavia, la nuova stima dell’orario della morte, collocata tra le 9:12 e le 9:35, renderebbe questo alibi inadeguato a coprire il momento effettivo del delitto. Inoltre, è emerso che il telefono dell’indagato si agganciava alla cella di Garlasco e non a quella di Vigevano nella mattinata dell’omicidio.

Nell’ambito delle più recenti perquisizioni, gli investigatori hanno rinvenuto nella camera di Sempio anche un documento definito "memoriale" relativo agli scandali del Santuario della Madonna della Bozzola, struttura religiosa situata a Garlasco che negli anni passati era stata al centro di diverse vicende controverse, inclusi presunti episodi di ricatto sessuale ai danni dell’ex rettore don Gregorio Vitali. Questo ritrovamento si aggiunge agli elementi che gli inquirenti stanno vagliando per ricostruire il quadro complessivo della vicenda.

L’inchiesta per corruzione che coinvolge Mario Venditti ha portato a perquisizioni anche nelle abitazioni di due ex carabinieri, Giuseppe Spoto e Silvio Sapone, che all’epoca lavoravano nella sezione di Polizia Giudiziaria del Tribunale pavese. I due sono accusati di aver notificato in modo irregolare gli atti a Sempio e di aver trascritto le intercettazioni in modo incompleto, omettendo passaggi considerati rilevanti dai pubblici ministeri.

L’incidente probatorio per l’analisi delle prove genetiche e dattiloscopiche è in corso, con la genetista Denise Albani e l’esperto dattiloscopico Domenico Marchigiani che hanno richiesto una proroga per completare gli accertamenti su alcuni nuovi aspetti emersi nel fascicolo investigativo. La conclusione di questa fase procedurale è prevista per il prossimo dicembre, quando si avrà un quadro più definito degli elementi scientifici a disposizione dell’accusa.

Il caso del delitto di Garlasco, che aveva già visto la condanna definitiva di Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima, a 16 anni di reclusione, si arricchisce così di nuovi elementi investigativi che potrebbero modificare significativamente il quadro delle responsabilità. Andrea Sempio rimane attualmente l’unico indagato per omicidio in concorso nella nuova inchiesta della Procura di Pavia, mentre le indagini parallele della Procura di Brescia cercano di fare luce sui presunti episodi di corruzione che avrebbero caratterizzato la precedente archiviazione del caso. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!