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Platinette si confessa: “Non mi piace il Pride, non ci sono più nemici”

Mauro Coruzzi, in arte Platinette, ribadisce la sua contrarietà al matrimonio gay e ai Pride.

Mauro Coruzzi, noto al pubblico con il nome d’arte di Platinette, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera in occasione del suo settantesimo compleanno, festeggiato il quattro novembre. Il conduttore e opinionista televisivo, reduce da due ictus che lo hanno duramente provato negli ultimi due anni, ha affrontato numerosi temi personali e professionali, ma sono state le sue posizioni sui diritti della comunità LGBTQIA+ a suscitare nuovamente accese polemiche.

Interrogato sulla sua posizione riguardo al matrimonio tra persone dello stesso sesso, Coruzzi ha ribadito con fermezza la sua contrarietà personale, definendolo “una parodia a somiglianza di quello tra etero”. L’opinionista ha spiegato di non essersi mai sentito monogamo e di considerare la fedeltà una virtù specifica del legame matrimoniale, rifiutando quindi per sé stesso questa istituzione. Secondo Coruzzi, gli omosessuali non dovrebbero “scimmiottare” le istituzioni eterosessuali, posizione che da anni lo pone in contrasto con gran parte della comunità arcobaleno.

Le dichiarazioni più controverse hanno riguardato i Pride e la situazione dell’omofobia in Italia. Alla domanda sul perché non apprezzi queste manifestazioni, Platinette ha risposto in modo categorico che “da tempo non ci sono più nemici da combattere con il forcone né diritti da pretendere”. Il conduttore ha definito “sforzo inutile” tentare di convincere “due buzzurri microcefali a essere più comprensivi”, minimizzando di fatto il fenomeno delle discriminazioni e delle aggressioni omofobe nel Paese.

Le parole di Coruzzi non rappresentano una novità nel suo percorso pubblico. Già nel 2019, in un’intervista rilasciata al quotidiano La Verità, l’opinionista aveva espresso posizioni analoghe, dichiarandosi contrario alla stepchild adoption, ai Pride e alla gestazione per altri. Nel 2017 aveva criticato le unioni civili definendole “una brama di normalizzazione” e “un orrore”. Nel 2021, durante il dibattito sul DDL Zan, Platinette aveva sostenuto che “i veri discriminati oggi sono gli eterosessuali”, definendo la proposta di legge contro l’omotransfobia “liberticida” e “discriminatoria”.

Queste posizioni hanno attirato negli anni numerose critiche da parte di esponenti della comunità LGBTQIA+. Tommaso Zorzi, influencer e personaggio televisivo, aveva attaccato duramente Coruzzi già nel 2020 durante la sua partecipazione al Grande Fratello Vip, dichiarando che “non conosco un gay a cui piaccia Platinette” e accusandolo di “sputare su una battaglia grazie alla quale lui può essere in tv a fare quello che fa”. Durante una successiva partecipazione al Maurizio Costanzo Show nel 2021, i due avevano avuto un confronto diretto sul tema dell’omofobia, con Zorzi che aveva invitato Platinette a esprimersi “in maniera più clemente per quanto riguarda la comunità”.

Anche il cantante e attivista Immanuel Casto aveva replicato duramente a Coruzzi nel 2019, criticando le sue posizioni sui Pride e sulle adozioni gay. Molti hanno accusato Platinette di rappresentare una visione anacronistica e di fatto dannosa per le battaglie della comunità arcobaleno, soprattutto considerando la sua posizione privilegiata come figura mediatica.

La realtà del Paese racconta però una storia diversa da quella dipinta da Coruzzi. Secondo il Rainbow Map 2025 di Ilga-Europe, l’Italia registra punteggi molto bassi in diverse aree chiave dei diritti LGBTQIA+, con solo l’otto virgola settantaquattro percento per quanto riguarda l’uguaglianza e la non discriminazione. Il nostro Paese continua a non riconoscere il matrimonio egualitario, a differenza di ventidue nazioni europee, e le unioni civili introdotte nel 2016 con la legge Cirinnà non garantiscono gli stessi diritti del matrimonio, escludendo l’adozione congiunta e alcuni benefici fiscali.

I Pride in Italia, lungi dall’essere manifestazioni ormai superate, continuano a rappresentare momenti fondamentali di rivendicazione e visibilità. Nel 2025 sono stati organizzati decine di cortei in tutto il Paese, da nord a sud, con partecipazione massiccia nelle grandi città. Il Roma Pride del quattordici giugno 2025 ha visto la partecipazione di migliaia di persone, guidate dal sindaco Roberto Gualtieri che ha dichiarato: “L’Italia è ancora molto indietro. Noi spingiamo per un cambio e naturalmente siamo qui al fianco della comunità LGBTQIA+ perché il Paese deve garantire a tutti la pienezza dei diritti”.

Nel maggio 2025 è stata avviata una raccolta firme per un referendum abrogativo che mira a modificare la legge sulle unioni civili equiparandole al matrimonio, sebbene l’iniziativa abbia suscitato critiche anche all’interno della stessa comunità LGBTQIA+ per alcune criticità tecniche del quesito. L’obiettivo di raccogliere cinquecentomila firme entro il tre agosto 2025 rappresenta comunque un segnale della volontà di una parte significativa della società civile di progredire sul tema dei diritti.

Secondo un’indagine Ipsos del Pride Month 2025, in Italia il settantanove percento della popolazione ritiene che le persone LGBT+ debbano essere protette dalla discriminazione, dato che contrasta con la narrazione di Coruzzi secondo cui non esisterebbero più diritti da rivendicare. Le statistiche sulle aggressioni, la mancanza del matrimonio egualitario, l’assenza di una legge contro l’omotransfobia e le difficoltà che ancora oggi affrontano quotidianamente le persone LGBTQIA+ in molte zone del Paese raccontano una realtà ben diversa da quella descritta dall’opinionista.

Nell’intervista al Corriere della Sera, Coruzzi ha anche parlato della sua condizione di salute dopo i due ictus, descrivendo il proprio cervello come “un emmental pieno di buchi”. Il neurologo che lo segue gli ha spiegato che molte zone attive del cervello con i rispettivi neuroni sono scomparse, pur mantenendo lui una lucidità mentale. L’opinionista ha ammesso di aver pesato centoottanta chili prima del primo ictus, con un’alimentazione sregolata che prevedeva mezzo chilo di pasta al giorno accompagnato da una bottiglia di Coca Cola da un litro e mezzo. Dopo una lunga riabilitazione con fisioterapisti e logopedisti, Coruzzi cammina ancora con il bastone e fatica con l’equilibrio, sebbene i medici ritengano che le possibilità di tornare come prima siano molto alte grazie alla neuroplasticità del cervello.

Riguardo ai rimpianti, l’opinionista ha dichiarato di pentirsi di non aver accettato un cameo in un film di Rocco Siffredi, dove avrebbe dovuto interpretare una scena comica in cui l’attore, dopo essersi “spazzolato una band femminile”, si sarebbe dato “a gambe levate” arrivando di fronte a lui. Sul fronte professionale, Coruzzi ha espresso una visione disincantata della televisione contemporanea, definendo il politically correct “un Medioevo da intelligenza artificiale” e lamentando che “gli opinionisti ora sono un residuato bellico”.

Le dichiarazioni di Platinette continuano dunque a sollevare interrogativi sul ruolo delle figure pubbliche appartenenti alla comunità LGBTQIA+ nel dibattito sui diritti civili. Mentre Coruzzi rivendica il diritto a esprimere opinioni fuori dal coro e a non rappresentare nessuno se non sé stesso, molti gli rimproverano di utilizzare una posizione di privilegio conquistata anche grazie alle battaglie di chi lo ha preceduto per delegittimare le rivendicazioni di chi ancora oggi subisce discriminazioni e violenze. Il contrasto tra la sua narrazione di un’Italia in cui non esisterebbero più diritti da conquistare e i dati che documentano la persistenza di un problema strutturale di omofobia rimane al centro della polemica. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!