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Meloni pubblica la dichiarazione dei redditi, guadagni più che dimezzati nel 2024

La premier Giorgia Meloni rende pubblica la dichiarazione dei redditi 2024, prima tra i leader politici: reddito dimezzato a 180mila euro.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha reso pubblica la propria dichiarazione dei redditi relativa al 2024, firmata il 28 ottobre scorso e pubblicata sul sito della Camera dei Deputati, distinguendosi come la prima tra i leader politici italiani a compiere questo passo di trasparenza. Il documento, ora consultabile da chiunque, rivela un quadro economico in profonda trasformazione rispetto agli anni precedenti, con un reddito complessivo sceso a 180.081 euro, meno della metà rispetto ai 459.460 euro dichiarati nel 2023 e inferiore anche ai 293.531 euro del 2023. Si tratta di un dato che segna un ritorno a livelli più ordinari, sebbene ancora superiori ai 160.706 euro registrati all’inizio della legislatura nel 2022.

Il drastico calo delle entrate trova la sua principale spiegazione nella riduzione dei diritti d’autore derivanti dalle pubblicazioni della premier. Negli anni precedenti, il successo editoriale della sua autobiografia “Io sono Giorgia”, pubblicata da Rizzoli nel 2021, aveva garantito proventi significativi che avevano fatto lievitare in modo consistente il reddito complessivo. Il libro, diventato un best seller in Italia, aveva rappresentato una fonte di guadagno importante che ora, dopo il picco delle vendite iniziali, ha subito una naturale flessione. Tuttavia, gli analisti prevedono che nella prossima dichiarazione i redditi potrebbero tornare a salire grazie agli anticipi ricevuti per l’edizione americana del volume.

L’opera autobiografica della premier è infatti approdata negli Stati Uniti con il titolo “I am Giorgia: My roots, my principles”, pubblicata dalla casa editrice Skyhorse Publishing. L’edizione americana ha ottenuto un endorsement di tutto rilievo da parte del presidente Donald Trump, che sul suo social network Truth ha invitato gli americani ad acquistarne una copia, definendo Meloni “la grande premier italiana” che sta facendo “un lavoro incredibile” e rappresenta “un’ispirazione per tutti”. Il libro vanta inoltre la prefazione di Donald Trump Jr., figlio maggiore del presidente statunitense, che ha paragonato l’ascesa politica di Meloni a quella del padre, sottolineando come “pochissime persone nella politica odierna possono affermare che la loro elezione abbia segnato l’inizio di un cambiamento radicale nella loro nazione”. Per il gennaio 2026 è prevista l’uscita del secondo libro della premier, “Giorgia’s Vision”, nato da un’intervista con Alessandro Sallusti.

La casa editrice Skyhorse Publishing, che ha curato la distribuzione americana, presenta però una linea editoriale particolare che ha suscitato qualche perplessità. Come riportato da diverse testate, il catalogo include opere contro l’immunologo Anthony Fauci e volumi che esaltano Robert Kennedy Jr. “come guerriero della verità”. Il proprietario Tony Lyons, che ha fondato la casa editrice nel 2006, sostiene posizioni definite “alternative” sulla pandemia e co-dirige dal 2023 il movimento MAHA (Make America Healthy Again), vicino a Kennedy Jr., ora ministro della Salute nell’amministrazione Trump. Nonostante queste controversie, la pubblicazione americana rappresenta per Meloni un’opportunità di presentare la propria storia e visione direttamente al pubblico di lingua inglese senza intermediari.

Sul fronte patrimoniale, la dichiarazione evidenzia come unica variazione rispetto all’anno precedente “l’acquisto definitivo nuova abitazione come prima casa”, un villino situato nel quartiere romano di Eur-Tre Pini, zona Torrino. L’operazione immobiliare, che ha visto Meloni stipulare il preliminare di acquisto nel marzo 2023 versando un anticipo di 300mila euro, si è conclusa con un prezzo complessivo di circa 1,2 milioni di euro, salito rispetto al milione e 100mila euro inizialmente pattuito a causa dei costi di ristrutturazione più elevati del previsto. L’immobile, di 347 metri quadrati catastali distribuiti su due piani con oltre 1000 metri quadrati di giardino e piscina, è stato oggetto di interventi di straordinaria manutenzione che hanno compreso la realizzazione di una piscina di nove metri per tre e mezzo, l’installazione di 48 pannelli fotovoltaici e una completa rivisitazione degli spazi interni.

Per finanziare l’acquisto, la premier ha acceso un mutuo ipotecario di 200mila euro il 23 dicembre 2024 con Banca Mediolanum, della durata di 15 anni con rate mensili di 1.390,80 euro a un tasso fisso del 3,10 per cento per i primi dieci anni e variabile per i successivi cinque. Tuttavia, evidentemente non soddisfatta delle condizioni offerte, dopo soli pochi mesi, il 10 giugno 2025, Meloni ha sfruttato il diritto di surrogazione previsto dall’articolo 120 quater del decreto legislativo 385 del 1993 per trasferire il mutuo e il saldo residuo presso un altro istituto di credito, presumibilmente Intesa Sanpaolo sportello di Montecitorio, dove abitualmente i deputati aprono un conto corrente. L’operazione di surroga ha permesso alla presidente del Consiglio di ottenere condizioni economiche più vantaggiose rispetto a quelle iniziali concordate con la banca della famiglia Doris.

Il documento fiscale mostra imposte lorde di 69.340 euro, mentre la tassazione netta scende a 63.060 euro grazie alle detrazioni di legge usufruite per un totale di 6.274 euro. Tra queste spiccano i 415 euro che la premier versa al partito Fratelli d’Italia come contributo, al pari degli altri parlamentari iscritti al gruppo di via della Scrofa. Nella dichiarazione figurano inoltre 4.579 euro di detrazioni per interventi di recupero del patrimonio edilizio, presumibilmente riconducibili ai lavori di ristrutturazione della nuova abitazione, ai quali si aggiungono 781 euro per interventi di riqualificazione energetica. Le detrazioni per il recupero del patrimonio edilizio, disciplinate dall’articolo 16-bis del Testo Unico delle Imposte sui Redditi, consentono attualmente una detrazione Irpef del 50 per cento delle spese sostenute fino al 31 dicembre 2024, con un limite massimo di 96mila euro per unità immobiliare, da ripartire in dieci quote annuali di pari importo.

La pubblicazione anticipata della dichiarazione si inserisce in un contesto di polemiche che hanno caratterizzato gli ultimi mesi. La villa della premier è stata infatti al centro di interrogazioni parlamentari presentate da esponenti dell’opposizione, in particolare da Francesco Bonifazi e Maria Elena Boschi di Italia Viva, che hanno chiesto chiarimenti sull’eventuale utilizzo di risorse pubbliche e sulla fruizione di bonus edilizi, in particolare del Superbonus tanto criticato dalla stessa Meloni. Il deputato del Movimento 5 Stelle Agostino Santillo ha annunciato un’ulteriore interrogazione per fare luce sulla regolarità dell’accatastamento dell’immobile, sollevando dubbi sul fatto che dopo la mole di lavori, con tanto di piscina, la casa sia rimasta classificata in categoria A7 (villino) anziché passare alla categoria A8 (villa), circostanza che avrebbe comportato oneri fiscali molto più elevati per la premier. Il ministro Ciriani, rispondendo alle interrogazioni precedenti nel marzo 2025, si era limitato a dichiarare che non c’era stato alcun impegno di denaro pubblico, una risposta giudicata insufficiente dalle opposizioni.

La questione della classificazione catastale non è di poco conto. La categoria A7 identifica i villini, ossia fabbricati di tipo civile o economico con caratteristiche indipendenti e con aree esterne ad uso esclusivo come giardini, con superficie commerciale fino a 200 metri quadrati e un massimo di tre unità abitative. La categoria A8, invece, riguarda le ville, caratterizzate dalla presenza di un parco o giardino di grandi dimensioni, site in zone urbanistiche di pregio e dotate di caratteristiche costruttive e rifiniture preziose. La differenza tra le due classificazioni incide significativamente sulla rendita catastale e sulla tassazione: i villini A7, se costituiscono prima casa, sono esenti dal pagamento dell’Imu, mentre le ville A8 vi sono soggette anche come abitazione principale. Secondo quanto riportato dal quotidiano Domani e ripreso dai deputati pentastellati, la classificazione in A7 avrebbe consentito alla premier un risparmio stimato di circa 70mila euro.

Nel documento pubblicato a Montecitorio risultano curiosamente oscurati con un pennarello nero sia lo stato civile che la firma della premier, un dettaglio che non è sfuggito agli osservatori. La scelta di rendere pubblica la dichiarazione prima di tutti gli altri leader politici rappresenta un’operazione di trasparenza che sembra rispondere, almeno in parte, alle critiche e alle illazioni sollevate negli ultimi mesi dal programma Report e dal Movimento 5 Stelle sui beni patrimoniali e sulla gestione dell’acquisto della nuova abitazione. Nel panorama politico italiano, la pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi rappresenta da anni un tema dibattuto: dal 2014 i parlamentari sono obbligati a depositare la dichiarazione completa, sebbene venga pubblicato solo il quadro di sintesi, rendendo le informazioni di difficile comprensione e riutilizzo.

Per quanto riguarda gli altri leader politici, nella dichiarazione del 2022 Giuseppe Conte risultava il più “povero” con 24.359 euro, mentre Matteo Renzi si confermava il più ricco con un reddito imponibile di 3,2 milioni di euro. Il vicepremier Matteo Salvini aveva dichiarato per il 2023 un reddito di 99.699 euro, in calo rispetto ai 115.852 euro dell’anno precedente. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, aveva registrato un reddito di 94.725 euro, mentre Carlo Calenda, segretario di Azione, si era attestato a 83.244 euro.

La flessione del reddito di Meloni, pur significativa in termini percentuali, riporta la presidente del Consiglio su livelli più ordinari per una figura istituzionale di primo piano, sebbene ancora ben superiori alla media nazionale. Il caso evidenzia come i proventi derivanti dall’attività editoriale possano incidere in modo sostanziale sul reddito complessivo dei leader politici, rappresentando una fonte di guadagno legittima ma variabile nel tempo. La trasparenza dimostrata dalla premier con la pubblicazione anticipata della dichiarazione, primo atto del genere tra i leader attuali, si inserisce in un dibattito più ampio sulla necessità di rendere effettivamente leggibili e utilizzabili i dati patrimoniali della classe politica, superando il limite delle scansioni di documenti compilati a mano che rendono difficile qualsiasi analisi approfondita.

L’operazione immobiliare e la gestione finanziaria della premier continueranno probabilmente a essere oggetto di attenzione mediatica e politica, anche alla luce delle questioni ancora aperte sull’accatastamento dell’immobile e sull’eventuale utilizzo di agevolazioni fiscali. Nel frattempo, con l’uscita dell’edizione americana del suo libro e la prevista pubblicazione di un secondo volume negli Stati Uniti, Meloni potrebbe vedere un nuovo incremento dei redditi derivanti dai diritti d’autore nella prossima dichiarazione, confermando come l’attività editoriale rappresenti per lei una fonte di entrate significativa parallela a quella derivante dall’incarico istituzionale. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!