Scarica l'App NewsRoom.
Non perderti le ULTIME notizie e le ALLERTA METEO in tempo reale.

Scarica GRATIS

Antartide, 9000 anni fa i ghiacciai si sciolsero completamenti: ecco perché

Studio pubblicato su Nature Geoscience rivela che 9.000 anni fa un meccanismo a cascata causò lo scioglimento rapido dei ghiacci dell’Antartide orientale, fenomeno che potrebbe ripetersi oggi
Credit © Paul Carroll

Un nuovo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Geoscience ha rivelato un episodio di scioglimento rapido e massiccio dei ghiacci antartici avvenuto circa 9.000 anni fa, innescato da un pericoloso effetto a cascata che potrebbe ripetersi nel prossimo futuro sotto la spinta del riscaldamento globale in corso.

La ricerca, condotta da un team internazionale guidato dal professor Yusuke Suganuma del National Institute of Polar Research giapponese e della Graduate University for Advanced Studies, ha dimostrato come il ritiro sostanziale della calotta glaciale dell’Antartide orientale sia stato guidato da un ciclo di retroazione auto-rafforzante tra lo scioglimento del ghiaccio e la circolazione oceanica.

Gli scienziati sono giunti a questa scoperta analizzando carote di sedimenti marini raccolte nella baia di Lützow-Holm, situata lungo la costa di Sôya nelle vicinanze della stazione di ricerca giapponese Syowa, in una regione della Terra della Regina Maud nell’Antartide orientale. Questi campioni sono stati prelevati nel corso di decenni attraverso molteplici spedizioni di ricerca antartica giapponese condotte tra il 1980 e il 2023, inclusi recenti campionamenti effettuati dalla rompighiaccio Shirase.

Utilizzando sofisticate tecniche analitiche, tra cui misurazioni dei rapporti degli isotopi del berillio (10Be/9Be) e analisi sedimentologiche, micropaleontologiche e geochimiche, i ricercatori hanno ricostruito i cambiamenti ambientali avvenuti nella baia e nelle aree circostanti. I risultati hanno indicato che circa 9.000 anni fa la presenza di acqua calda profonda circumantartica si intensificò nella baia, provocando il collasso delle piattaforme di ghiaccio galleggianti.

Il fenomeno chiave individuato dallo studio è quello che gli scienziati definiscono un “feedback positivo a cascata”, un meccanismo auto-rafforzante in cui lo scioglimento in una regione antartica innesca o accelera lo scioglimento in altre regioni attraverso connessioni oceaniche. L’innesco iniziale fu l’arrivo in mare di acqua fredda derivante dallo scioglimento di alcuni ghiacciai interni, che raffreddò gli strati superficiali dell’oceano creando una stratificazione.

Questa condizione favorì l’attivazione di nuove correnti marine che trasportarono acqua calda in profondità, erodendo i ghiacciai costieri e accelerando così lo scioglimento della calotta. Per comprendere i fattori che determinarono questo incremento nell’afflusso di acqua calda profonda, il team di ricerca ha condotto simulazioni climatiche e modelli oceanici ad alta risoluzione. I modelli hanno dimostrato che l’acqua di fusione scaricata da altre regioni antartiche, inclusa la piattaforma di ghiaccio di Ross, si diffuse in tutto l’Oceano Meridionale.

Questo processo ha comportato il raffreddamento dello strato superficiale e l’intensificazione della stratificazione verticale. Tale fenomeno ha soppresso il mescolamento verso l’alto dell’acqua superficiale fredda, facilitando l’intrusione di acqua profonda calda verso la piattaforma continentale dell’Antartide orientale. Si è così stabilito un ciclo di retroazione positiva, nel quale l’acqua di fusione ha portato a una stratificazione più forte, che a sua volta ha determinato un maggiore afflusso di acqua profonda, facilitando ulteriormente lo scioglimento del ghiaccio.

Le piattaforme di ghiaccio: barriere cruciali in pericolo

Quando le piattaforme di ghiaccio si sono disintegrate, hanno perso il loro effetto di contenimento, causando un flusso più rapido del ghiaccio terrestre verso l’oceano. Le piattaforme di ghiaccio, infatti, agiscono come barriere naturali che frenano il deflusso del ghiaccio dalla calotta terrestre verso il mare. La loro perdita rappresenta quindi un punto critico nel sistema glaciale antartico.

La calotta glaciale dell’Antartide orientale, che contiene più della metà dell’acqua dolce mondiale, sta attualmente subendo una perdita di massa in alcune regioni costiere. Sebbene tradizionalmente considerata più stabile rispetto alla calotta occidentale grazie alla sua maggiore elevazione rispetto al livello del mare, le nuove evidenze scientifiche suggeriscono che anche questa porzione del continente antartico potrebbe essere più vulnerabile al riscaldamento globale di quanto si credesse in precedenza.

Un monito dal passato per il futuro

Lo studio fornisce una delle prove più chiare fino ad oggi del fatto che la calotta glaciale antartica può essere suscettibile a uno scioglimento diffuso e auto-rafforzante in risposta al riscaldamento climatico naturale. Nonostante l’evento si sia verificato durante l’epoca dell’Olocene inferiore, un periodo caratterizzato da temperature globali più elevate rispetto all’ultimo periodo glaciale, i meccanismi fisici chiariti da questa ricerca hanno una rilevanza diretta per il fenomeno del riscaldamento globale contemporaneo.

Le osservazioni attuali indicano che parti della calotta glaciale dell’Antartide occidentale, come i ghiacciai Thwaites e Pine Island, stanno già subendo un rapido ritiro guidato dall’intrusione di acqua calda profonda. Nel caso in cui meccanismi a cascata analoghi siano in funzione oggi, esiste la possibilità che lo scioglimento regionale si diffonda e acceleri la perdita complessiva della calotta glaciale, contribuendo così a un’accelerazione dell’innalzamento del livello globale del mare.

Secondo il Servizio mondiale di monitoraggio dei ghiacciai, la perdita cumulativa dal 1975 supera i 9.000 miliardi di tonnellate, un volume equivalente a un blocco di ghiaccio grande quanto la Germania e spesso 25 metri. Il rapido scioglimento dei ghiacciai mette a rischio l’approvvigionamento idrico di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo.

Le proiezioni scientifiche più recenti lanciano allarmi significativi. Secondo uno studio pubblicato su Nature, fino al 59 per cento delle piattaforme di ghiaccio dell’Antartide potrebbe scomparire entro il 2300 se le emissioni globali continueranno a crescere senza controllo, con un conseguente innalzamento del livello del mare fino a 10 metri. Il declino delle piattaforme accelererebbe a partire dal 2085, raggiungendo il picco intorno al 2170, con il riscaldamento degli oceani come fattore principale di instabilità.

Per quanto riguarda i ghiacciai Thwaites e Pine Island, le ricerche indicano che il loro ritiro sincronizzato è iniziato a metà del ventesimo secolo, suggerendo una risposta a fattori esterni comuni piuttosto che a dinamiche interne uniche di ciascun ghiacciaio. Gli studi rivelano che condizioni prolungate di El Niño tra il 1939 e il 1942 potrebbero essere state il principale innesco del ritiro di questi ghiacciai nel ventesimo secolo, con il fenomeno che promuove un maggiore afflusso di acqua circumantartica profonda sulla piattaforma continentale attraverso l’aumento dello stress del vento al margine della piattaforma.

La scoperta di questo meccanismo a cascata avvenuto 9.000 anni fa contribuisce a comprendere i processi che potrebbero accelerare ulteriormente la perdita dei ghiacci, rafforzando l’appello a una strategia globale di mitigazione climatica. L’episodio antico di scioglimento in Antartide rappresenta un monito dal passato che dimostra come il sistema glaciale antartico possa essere soggetto a cambiamenti rapidi e irreversibili una volta innescati determinati processi di retroazione. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!