L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura ha espresso nella mattinata del 9 novembre 2025 un parere tecnico favorevole alla candidatura della cucina italiana come patrimonio culturale immateriale dell’umanità. La valutazione dell’organo degli esperti mondiali dell’Unesco rappresenta il primo fondamentale passaggio di un iter che culminerà con la decisione politica definitiva del Comitato intergovernativo, prevista durante la riunione di New Delhi dall’8 al 13 dicembre 2025.
Il parere tecnico pubblicato dall’Unesco riconosce la coerenza del dossier di candidatura con gli obiettivi della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale e ne raccomanda l’iscrizione nella lista rappresentativa. L’organo consultivo di esperti internazionali ha valutato positivamente il valore identitario, sociale e culturale delle tradizioni gastronomiche italiane, riconoscendo nella pratica culinaria del paese un patrimonio fatto di saperi, gesti, ritualità e convivialità tramandate nel tempo. Questo giudizio preliminare costituisce una base solida per la decisione finale, anche se il curatore del dossier, il professor Pier Luigi Petrillo della Luiss Guido Carli, ha invitato alla prudenza sottolineando che il Comitato intergovernativo mantiene la facoltà di rivedere completamente la decisione tecnica durante la sessione di dicembre.
Qualora il giudizio tecnico ricevesse conferma dal Comitato politico nella sessione indiana, la cucina italiana diventerebbe la prima cucina al mondo a ottenere il riconoscimento Unesco nel suo complesso. Ad oggi, soltanto quattro nazioni hanno visto riconosciute le proprie tradizioni culinarie come patrimonio immateriale dell’umanità: la Francia con il pasto gastronomico dei francesi, riconosciuto nel 2010 per la sua ritualità che parte dall’aperitivo e termina con il digestivo attraverso un susseguirsi armonico di portate; il Giappone con il washoku, la cucina tradizionale nipponica iscritta nel 2013 come pratica sociale basata su competenze, conoscenze e tradizioni strettamente legate al rispetto per la natura e all’uso sostenibile delle risorse; il Messico con la cucina tradizionale del Michoacán, che celebra un intreccio di sapori intensi e riti millenari come ponte tra tradizioni indigene e contemporanee; la Corea del Sud con il kimjang, la tradizione di preparare e condividere il kimchi, riconosciuta anch’essa nel 2013 per il suo valore di pratica collettiva che riafferma l’identità culturale coreana.
La candidatura italiana, presentata ufficialmente nel marzo 2023 su proposta congiunta del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste e del Ministero della Cultura, porta il titolo “La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale”. Il dossier, coordinato dal professor Pier Luigi Petrillo, già presidente dell’organo degli esperti mondiali della Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, definisce la cucina italiana come un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali che, senza gerarchie, la identificano e la connotano. La candidatura è promossa da tre comunità principali: l’Accademia Italiana della Cucina, istituzione culturale della Repubblica fondata nel 1953 con oltre 220 sedi in Italia e 80 all’estero; la Fondazione Casa Artusi, nata nel 2007 per promuovere la cucina italiana nel mondo; e la rivista La Cucina Italiana, fondata nel 1929 e considerata la più antica rivista gastronomica al mondo.
Al centro della candidatura si colloca l’idea della cucina come espressione viva della comunità, un modello culturale che valorizza il territorio, la biodiversità e il legame tra le generazioni. Nel dossier si sottolinea come la preparazione e il consumo del pasto rappresentino in Italia un’occasione di condivisione e confronto, un rito collettivo che concepisce il cibo come elemento culturale identitario. La cucina italiana viene presentata come un mosaico di tradizioni territoriali che riflette la diversità bioculturale del paese, fondato sul comune denominatore di considerare il momento della tavola come espressione di cura verso la famiglia, gli amici e gli avventori. Questo patrimonio si caratterizza per essere il frutto di un continuo gioco di connessioni e scambi che dalle precedenti generazioni arriva alle nuove, manifestazione quotidiana di creatività che rimanda al concetto di buon vivere italiano apprezzato e talvolta invidiato nel mondo.
Il professor Petrillo ha illustrato la natura della cucina italiana come una sorta di spugna che nei secoli ha assorbito influenze diverse da molteplici culture per mescolarle, farle proprie e restituire qualcosa di originale e identitario. Tra gli elementi più significativi del dossier figura un breve video in cui un bambino di otto anni chiede alla nonna perché la prima domanda che gli rivolge al mattino sia sempre “Cosa vuoi mangiare per pranzo?”, testimonianza di come la cucina rappresenti per gli italiani un autentico gesto d’amore e un modo di prendersi cura di sé e degli altri. La candidatura evidenzia inoltre il valore della cucina italiana come forma di tutela della biodiversità, basata sul non sprecare nulla, sul riutilizzo del cibo avanzato e sull’utilizzo di prodotti stagionali dei vari territori, elementi che la collegano ai temi della sostenibilità ambientale e della diversità bioculturale.
L’iter di valutazione prevede ora il passaggio al Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, che si riunirà a New Delhi dall’8 al 13 dicembre 2025 per assumere la decisione politica definitiva sull’iscrizione nella lista rappresentativa. I nove paesi membri del Comitato che voteranno sulla candidatura italiana sono stati designati durante l’assemblea generale degli Stati parte della Convenzione Unesco tenutasi a Parigi: si tratta di Francia, Spagna, Cina, Zambia, Nigeria, Emirati Arabi Uniti, Ucraina, Haiti e Barbados. La composizione del Comitato richiederà un significativo sforzo diplomatico da parte italiana per ottenere il consenso necessario, considerando che tra i votanti figura la Francia, unica nazione europea ad aver già ottenuto il riconoscimento per la propria tradizione culinaria, e la Spagna, paese con il quale l’Italia condivide il riconoscimento della dieta mediterranea come patrimonio immateriale.
Il riconoscimento Unesco aggiungerebbe un nuovo elemento alla già consistente presenza italiana nelle liste del patrimonio culturale dell’organizzazione. L’Italia detiene attualmente il maggior numero di siti inclusi nella lista dei patrimoni materiali dell’umanità con 61 siti, di cui 6 naturali e 55 culturali, che spaziano dall’arte rupestre della Valcamonica ai centri storici di Roma, Firenze e Venezia, dalle residenze sabaude alle città termali d’Europa fino alla recente iscrizione della Via Appia nel 2024. Per quanto riguarda il patrimonio culturale immateriale, l’Italia vanta attualmente 19 elementi iscritti nella lista rappresentativa, tra cui spiccano i riconoscimenti legati alla tradizione enogastronomica: la dieta mediterranea, inscritta nel 2013 come bene transnazionale condiviso con Spagna, Grecia, Marocco, Portogallo, Cipro e Croazia, che celebra un modello alimentare sostenibile e simbolo di equilibrio tra uomo e ambiente; l’arte tradizionale dei pizzaioli napoletani, riconosciuta nel 2017 come espressione di una cultura che si manifesta in modo unico attraverso la manualità del pizzaiolo e rappresenta un marchio di italianità nel mondo; la coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, iscritta nel 2014; e la cerca e cavatura del tartufo in Italia, riconosciuta nel 2021 come patrimonio di conoscenze e pratiche tramandate oralmente per secoli che caratterizzano la vita rurale dei tartufai nei territori tartufigeni italiani.
Il percorso della candidatura ha preso avvio nel 2020 da un’idea della Fondazione Casa Artusi, dell’Accademia Italiana di Cucina, del Collegio Culinario e della rivista La Cucina Italiana, che hanno promosso l’iniziativa per tutelare e valorizzare il patrimonio gastronomico nazionale. Nel marzo 2023 il governo italiano, su proposta del Ministro dell’Agricoltura e sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e dell’allora Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ha formalizzato la candidatura che è stata approvata all’unanimità dalla Commissione nazionale italiana per l’Unesco. Il dossier è stato successivamente trasmesso dal Ministero degli Esteri all’Unesco per l’avvio del processo di valutazione che si è concluso con il parere tecnico positivo di novembre. Il sostegno alla candidatura è stato ribadito anche dall’attuale Ministro della Cultura Alessandro Giuli, subentrato a Sangiuliano nel settembre 2024, che ha sottolineato come la storia del cibo sia storia della civiltà e della cultura, e come la cucina italiana rispecchi la società, la storia e il rapporto con il territorio italiano.
L’eventuale riconoscimento rappresenterebbe non soltanto un successo simbolico per l’identità culturale italiana, ma avrebbe anche significative implicazioni economiche per un settore strategico del made in Italy. La filiera agroalimentare italiana nel suo complesso ha raggiunto nel 2023 un valore di 64 miliardi di euro nelle esportazioni, cresciuto a 70 miliardi nel 2024 con un incremento in doppia cifra che porta il settore a rappresentare oltre il dieci per cento dell’export complessivo italiano. Il presidente dell’Istituto per il Commercio Estero, Matteo Zoppas, ha evidenziato come il riconoscimento Unesco premierebbe una filiera che costituisce uno dei pilastri dell’economia nazionale e un elemento distintivo del sistema produttivo italiano sui mercati internazionali. Il Ministro Lollobrigida ha difeso con forza la candidatura sostenendo che se a dicembre la cucina italiana non venisse riconosciuta, sarebbero le altre cucine ad essere sminuite, non solo per i valori di gusto ma anche per quelli di convivialità e di saper fare millenario che caratterizzano la tradizione italiana.
Il riconoscimento Unesco della cucina italiana rafforzerebbe ulteriormente la leadership del paese nella tutela e promozione delle tradizioni culturali e alimentari a livello mondiale. La cucina italiana è patrimonio per sessanta milioni di italiani che vivono nel paese, per ottanta milioni di italiani e i loro discendenti che vivono all’estero e per innumerevoli stranieri che amano e si ispirano allo stile di vita italiano. Presentare questa candidatura significa spiegare agli altri Stati cosa si cela dietro i prodotti e le trasformazioni italiane: storia, cultura, biodiversità, ambiente e benessere. Il percorso verso il riconoscimento culminerà nella decisione che il Comitato intergovernativo assumerà a New Delhi nel mese di dicembre, quando si determinerà se la cucina italiana entrerà a pieno titolo nella lista dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità come prima cucina nazionale riconosciuta nella sua interezza dall’Unesco. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
