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3I/ATLAS ora ha strane code multiple, Avi Loeb: “Possibili getti dei motori di un’astronave”

Il professor Avi Loeb ipotizza possano essere getti di propulsori alieni, mentre la maggioranza della comunità scientifica spiega il fenomeno come normale attività cometaria.

Nelle prime ore di sabato 8 novembre 2025, gli astronomi specializzati nell’osservazione cometaria hanno catturato immagini straordinarie dell’oggetto interstellare 3I/ATLAS, tornato visibile dalla Terra dopo il recente passaggio al perielio. Le riprese elaborate mostrano una struttura complessa e inusuale, con diverse code che puntano in direzioni multiple, un comportamento anomalo che ha immediatamente attirato l’attenzione della comunità scientifica internazionale.

Michael Jäger, celebre astrofotografo austriaco che collabora frequentemente con Gerald Rhemann, ha osservato la cometa a 29 gradi di elongazione dal Sole, realizzando immagini composite che sommano 24 esposizioni da 35 secondi in filtro verde, 2 esposizioni in rosso e 2 in blu utilizzando un telescopio RASA da 11 pollici. Le immagini rivelano quella che Jäger ha definito una “struttura complessa della coda” osservata nelle prime ore del mattino dell’8 novembre alle 4:10 ora universale. La cometa appare circondata da un alone luminoso esteso e presenta almeno quattro o cinque getti distinti di gas, polvere e plasma che si diramano dal nucleo centrale in configurazioni multiple.

Il professor Avi Loeb, astrofisico dell’Università di Harvard e figura di spicco nella ricerca di tecnofirme extraterrestri, ha proposto un’interpretazione che sta scuotendo il mondo scientifico. Secondo Loeb, la configurazione osservata potrebbe non essere affatto naturale, ma rappresentare i getti rilasciati dai propulsori di un’astronave aliena durante manovre di correzione della traiettoria. In particolare, Loeb ha affermato che le immagini mostrano almeno sette getti distinti circondati da un vasto alone luminoso che si estende per circa mezzo milione di chilometri, con alcune strutture che puntano in direzione del Sole, configurando quello che ha definito come “anti-code”.

La teoria di Loeb si basa su una serie di anomalie che 3I/ATLAS ha manifestato sin dalla sua scoperta avvenuta il primo luglio 2025. L’oggetto ha mostrato una “accelerazione non gravitazionale” significativa durante il suo passaggio ravvicinato al Sole il 29 ottobre, quando ha raggiunto il perielio a 1,36 unità astronomiche dalla stella. Questa accelerazione, documentata dall’ingegnere navigazionale del Jet Propulsion Laboratory della NASA Davide Farnocchia, presenta una componente radiale di 135 chilometri al giorno quadrato diretta lontano dal Sole e una componente trasversale di 60 chilometri al giorno quadrato opposta alla direzione del moto orbitale.

Secondo i calcoli di Loeb, se tale accelerazione fosse dovuta al normale effetto razzo prodotto dall’evaporazione di gas come avviene nelle comete naturali, 3I/ATLAS avrebbe dovuto perdere almeno il dieci percento della sua massa, formando una densa nube di gas osservabile nel mese di novembre e dicembre. Tuttavia, le immagini catturate dall’osservatorio R. Naves in Spagna il 5 novembre hanno mostrato l’oggetto come una sorgente compatta di luce, senza evidenza di una coda cometaria tradizionale che ci si sarebbe aspettati di osservare. Loeb ha dichiarato che se non verrà osservata una massiccia nube di gas che trasporta almeno il dieci percento della massa originale del nucleo nelle prossime settimane, allora l’evaporazione cometaria non potrà spiegare l’accelerazione non gravitazionale, indicando invece la possibile presenza di una tecnofirma di un sistema di propulsione.

L’astrofisico ha inoltre sottolineato che 3I/ATLAS ha mostrato una colorazione distintamente più blu del Sole durante il suo avvicinamento al perielio, un fenomeno che Loeb ritiene possa essere causato da un motore surriscaldato o da una sorgente di luce artificiale, sebbene ammetta che potrebbe anche indicare l’evaporazione massiccia di monossido di carbonio ionizzato. Questa colorazione blu rappresenta l’ottava anomalia in una lista di dieci caratteristiche insolite che Loeb ha catalogato per 3I/ATLAS, tra cui la traiettoria stranamente allineata con il piano eclittico del Sistema Solare, il passaggio ravvicinato a Giove, Venere e Marte, e la presenza di una “anti-coda” che punta verso il Sole anziché nella direzione opposta.

La comunità scientifica mainstream si è però schierata in larga parte contro le speculazioni di Loeb. Megan Schwamb, ricercatrice di scienze planetarie presso la Queen’s University di Belfast, ha affermato che non esistono prove che indichino 3I/ATLAS come un’astronave extraterrestre, sottolineando che se vi è un aumento nel tasso di sublimazione dei ghiacci volatili dalla superficie della cometa, allora l’oggetto apparirà accelerare, un effetto osservato sia nelle comete a lungo periodo che in quelle a breve periodo del Sistema Solare. Schwamb ha aggiunto che esiste un consistente corpo di ricerca basato su dati raccolti dopo la scoperta di 3I/ATLAS durante il suo avvicinamento al Sole, e le analisi condotte da numerosi astronomi in tutto il mondo indicano che l’oggetto è coerente con un’origine naturale, rappresentando un planetesimale ghiacciato originatosi attorno a un’altra stella della galassia.

Darryl Seligman, astrofisico del dipartimento di fisica e astronomia della Michigan State University che ha guidato il primo studio pubblicato su 3I/ATLAS, ha osservato che le comete mostrano frequentemente accelerazioni non gravitazionali e che gli scienziati “spesso misurano” queste accelerazioni, affermando che è “quasi insolito pensare a una cometa senza accelerazione non gravitazionale”. Seligman ha spiegato che le comete stanno “attivamente perdendo materiale” e che il processo di “espulsione di gas dalle loro superfici crea rinculli simili a razzi responsabili delle accelerazioni non gravitazionali”. Ha inoltre fatto riferimento al primo oggetto interstellare scoperto, 1I/’Oumuamua, che ha mostrato anch’esso accelerazione non gravitazionale ma mancava di chiome polverose, nonché all’esistenza di “comete scure” nell’ambiente vicino alla Terra che “non mostrano code visibili ma possiedono accelerazioni non gravitazionali simili a quelle delle comete”.

Le osservazioni scientifiche condotte dai più potenti telescopi spaziali hanno fornito dati che supportano l’interpretazione naturale. Il telescopio spaziale James Webb ha osservato 3I/ATLAS il 6 agosto 2025 utilizzando lo strumento NIRSpec, rivelando che la chioma della cometa è insolitamente ricca di anidride carbonica, con piccole quantità di ghiaccio d’acqua, vapore acqueo, monossido di carbonio e solfuro di carbonile. Le osservazioni hanno stimato che il nucleo di 3I/ATLAS stava emettendo 129 chilogrammi di anidride carbonica al secondo, 6,6 chilogrammi di acqua al secondo, 14 chilogrammi di monossido di carbonio al secondo e 0,43 chilogrammi di solfuro di carbonile al secondo. Il telescopio spaziale Hubble ha catturato immagini ad alta risoluzione il 21 luglio 2025 che hanno rivelato la chioma in grande dettaglio e vincolato il diametro del nucleo a meno di 5,6 chilometri.

Le osservazioni del Very Large Telescope hanno inoltre rilevato la presenza di gas cianuro e vapore atomico di nichel nella chioma di 3I/ATLAS in concentrazioni simili a quelle osservate nelle comete del Sistema Solare. Il telescopio ha osservato un aumento “rapido e costante” nella concentrazione di nichel e cianuro nella chioma di 3I/ATLAS durante luglio e agosto 2025, dovuto all’aumentata attività della cometa durante l’avvicinamento al Sole. Sebbene sia insolito che l’emissione di nichel sia stata rilevata prima del cianuro, le concentrazioni di nichel e cianuro in 3I/ATLAS sono generalmente simili a quelle osservate in altre comete del Sistema Solare a distanze simili dal Sole.

Per quanto riguarda la struttura complessa della coda osservata l’8 novembre, gli esperti hanno fornito spiegazioni naturali. Le comete possono mostrare code multiple a causa di diversi meccanismi fisici che operano simultaneamente. La coda di polvere, formata da particelle solide espulse dal nucleo e spinta dalla pressione della radiazione solare, può apparire curva e diffusa. La coda ionica, composta da gas ionizzati che vengono trascinati dal vento solare, appare tipicamente più dritta e punta direttamente nella direzione opposta al Sole. Alcune comete sviluppano anche “anti-code” o pennacchi rivolti verso il Sole, causati dall’espulsione di particelle di polvere relativamente grandi dal lato illuminato del nucleo dove la sublimazione del ghiaccio avviene più velocemente.

Nel caso di 3I/ATLAS, è stato documentato che durante luglio e agosto 2025 la chioma appariva allungata in direzione ovest verso il Sole e verso la direzione del moto della cometa, una caratteristica che non è propriamente una coda ma piuttosto un pennacchio di polvere emesso dalla superficie riscaldata e illuminata dal Sole del nucleo. Questa elongazione rivolta verso il Sole della chioma di 3I/ATLAS assomiglia a quella di altre comete distanti come C/2014 UN271 Bernardinelli-Bernstein, che hanno mostrato di espellere preferenzialmente polvere dal lato illuminato delle loro superfici. Alla fine di agosto 2025, la chioma di 3I/ATLAS non appariva più allungata verso il Sole e la cometa aveva sviluppato una coda antisolare, sebbene il pennacchio rivolto verso il Sole fosse ancora presente.

Le osservazioni del telescopio Gemini South del 27 agosto hanno mostrato che la coda antisolare di 3I/ATLAS era diventata più visibile ed era cresciuta fino a 30 secondi d’arco in lunghezza angolare, corrispondenti a circa 56.000 chilometri. Al 15 settembre, 3I/ATLAS aveva una lunghezza visibile della coda di polvere di 50 secondi d’arco, circa 100.000 chilometri. La coda era prevista diventare più evidente man mano che la cometa si avvicinava al perielio con la geometria di osservazione che cambiava e l’attività cometaria che aumentava.

La struttura a getti multipli osservata da Jäger l’8 novembre potrebbe quindi essere spiegata dalla combinazione di diversi fenomeni cometari naturali che avvengono simultaneamente. L’aumento dell’attività cometaria vicino al perielio può causare eruzioni localizzate dalla superficie del nucleo, creando getti distinti di gas e polvere che si propagano in direzioni diverse a seconda della rotazione del nucleo e della distribuzione delle regioni attive sulla sua superficie. Le immagini composite a lunga esposizione possono catturare sia la coda di polvere che si estende nella direzione antisolare, sia i pennacchi rivolti verso il Sole, sia eventuali getti laterali causati dalla rotazione del nucleo, creando l’impressione di una struttura complessa con code multiple.

La NASA e l’Agenzia Spaziale Europea hanno pianificato osservazioni intensive di 3I/ATLAS per novembre e dicembre 2025. Il telescopio spaziale Hubble eseguirà spettroscopia ultravioletta su 3I/ATLAS a novembre per determinare la composizione delle sue emissioni gassose e il rapporto zolfo-ossigeno, e il telescopio monitorerà la cometa durante la sua uscita dal Sistema Solare. Il telescopio spaziale James Webb è programmato per effettuare le sue prossime osservazioni di 3I/ATLAS a dicembre 2025, dopo il perielio della cometa. La sonda Jupiter Icy Moons Explorer dell’ESA tenterà di osservare 3I/ATLAS a novembre utilizzando fotocamere, spettrometri e un sensore di particelle, sebbene i dati di queste osservazioni non siano attesi prima di febbraio 2026 a causa della necessità di utilizzare l’antenna ad alto guadagno della sonda come scudo termico.

Due orbiter marziani dell’ESA, il Trace Gas Orbiter e Mars Express, hanno osservato 3I/ATLAS durante il suo avvicinamento più vicino al pianeta tra il primo e il 7 ottobre 2025. Il Trace Gas Orbiter è riuscito a catturare la cometa con la sua fotocamera, mentre Mars Express non è riuscito a individuarla, probabilmente a causa di un tempo di esposizione molto inferiore. Anche l’orbiter marziano Tianwen-1 dell’Agenzia Spaziale Nazionale Cinese è riuscito a fotografare 3I/ATLAS utilizzando la sua fotocamera ad alta risoluzione tra il primo e il 4 ottobre, mostrando il percorso della cometa contro uno sfondo stellare.

Le sonde spaziali Hera dell’ESA ed Europa Clipper della NASA sono state previste attraversare la coda ionica di 3I/ATLAS tra il 25 ottobre e il primo novembre 2025 e dal 30 ottobre al 6 novembre 2025 rispettivamente, fornendo l’opportunità di rilevare le firme della coda ionica di una cometa interstellare e osservare cambiamenti caratteristici nel vento solare. Queste osservazioni potrebbero fornire dati cruciali sulla struttura e composizione della coda della cometa durante il periodo di massima attività vicino al perielio.

La questione della natura di 3I/ATLAS rimane aperta e dividerà probabilmente la comunità scientifica fino a quando non saranno disponibili dati più completi dalle osservazioni di novembre e dicembre. Al 7 novembre 2025, 3I/ATLAS ha una magnitudine apparente di circa 9,7, rendendola osservabile con telescopi di medie dimensioni ma troppo debole per essere vista a occhio nudo o con binocoli. La cometa dovrebbe diventare più debole man mano che si allontana dal Sole, con la luminosità prevista scendere al di sotto della magnitudine 12 durante dicembre 2025 quando attraverserà le costellazioni della Vergine e del Leone.

La controversia su 3I/ATLAS rappresenta un caso emblematico della tensione tra approcci scientifici conservativi e ipotesi più speculative nella ricerca astronomica. Mentre Loeb sostiene che la verità scientifica è determinata dai dati e non dall’autorità o dalla popolarità, invitando a prendere seriamente la possibilità che 3I/ATLAS possa rappresentare tecnologia aliena data l’enormità delle implicazioni, la maggioranza degli scienziati che studiano comete sottolinea che tutte le caratteristiche osservate finora sono coerenti con un oggetto naturale e che creare speculazioni premature distrae dal lavoro scientifico rigoroso.

Il comportamento di 3I/ATLAS nelle prossime settimane fornirà la prova cruciale per risolvere il dibattito. Se l’oggetto mostrerà la densa nube di gas prevista dai modelli cometari naturali, ciò confermerà l’interpretazione mainstream. Se invece continuerà a comportarsi come una sorgente compatta di luce senza evidenza di significativa perdita di massa, la questione della sua natura rimarrà aperta, alimentando ulteriori discussioni su cosa esattamente stia attraversando il nostro Sistema Solare proveniente dalle profondità dello spazio interstellare. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!