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Blue Origin, il lancio è stato un successo: al via la missione della NASA per Marte

Blue Origin lancia con successo il razzo New Glenn con le sonde Escapade della NASA destinate a studiare l’atmosfera di Marte, dopo mesi di ritardi.

Il lancio della missione Escapade con il razzo New Glenn di Blue Origin rappresenta un evento significativo nel panorama dell’esplorazione spaziale contemporanea. Dopo una serie di rinvii causati da condizioni meteorologiche avverse e da una tempesta geomagnetica di considerevole entità, la NASA ha finalmente condotto a termine una delle sue operazioni più rilevanti degli ultimi anni. L’evento, svoltosi da Cape Canaveral in Florida durante la serata del 13 novembre 2025, segna non soltanto il secondo lancio del razzo New Glenn, ma rappresenta altresì il primo tentativo significativo della compagnia Blue Origin di Jeff Bezos di dimostrare la capacità del suo nuovo vettore spaziale di operare con successo in missioni complesse e di grande valore scientifico.

La missione Escapade, acronimo di Escape and Plasma Acceleration and Dynamics Explorers, trasporta due sonde gemelle denominate Blue e Gold, costruite dalla società neozelandese Rocket Lab e gestite dall’Università della California a Berkeley per conto della NASA. Queste sonde, di dimensioni piuttosto contenute (paragonabili a un mini-frigo e del peso di poco più di centodieci chilogrammi ciascuna), rappresentano un approccio innovativo dell’Agenzia Spaziale Americana all’esplorazione planetaria attraverso il ricorso a veicoli di piccola scala e a costi ridotti, in linea con il programma SIMPLEx della NASA per l’esplorazione planetaria innovativa. Gli obiettivi scientifici della missione risultano particolarmente articolati e strategicamente importanti per la comprensione dell’evoluzione di Marte nel corso dei miliardi di anni di storia planetaria.

Il percorso delle sonde verso Marte si distingue per l’utilizzo di una traiettoria inusuale e sofisticata. Anzitutto, le sonde non verranno immesse in una rotta diretta verso il Pianeta Rosso, bensì si dirigeranno verso il secondo punto di Lagrange del sistema Terra-Sole, denominato L2, situato a circa un milione e mezzo di chilometri dalla Terra. In questo punto dello spazio, la forza gravitazionale esercitata dalla Terra e dal Sole si controbilancia in modo tale da creare una posizione orbitale stabile, dove le sonde rimarranno per una durata complessiva di dodici mesi, conducendo rilevanti osservazioni dell’ambiente di meteorologia spaziale. Questo intervallo temporale si è reso necessario poiché la finestra di lancio verso Marte tradizionalmente disponibile ricorre solamente ogni due anni e mezzo, e quella prevista per l’ottobre 2024 era ormai irrimediabilmente compromessa dai rinvii accumulatisi nel progetto.

Successivamente, nell’autunno del 2026, le due sonde riceveranno una spinta gravitazionale durante un sorvolo ravvicinato della Terra e da quel momento intraprenderanno il viaggio interplanetario vero e proprio verso Marte, con un tempo di transito stimato in circa dieci mesi. Una volta giunte nell’orbita marziana, le sonde impiegheranno approssimativamente sette mesi per scendere gradualmente dalle loro orbite iniziali fino a raggiungere le orbite di operazione scientifica desiderate, con un minimo di perigeo di circa centocinquanta chilometri dalla superficie del pianeta. Da quella posizione, raccoglieranno dati cruciali per un periodo minimo di undici mesi, fornendo una prospettiva tridimensionale senza precedenti delle complesse interazioni tra il vento solare, i campi magnetici localizzati della crosta marziana e l’atmosfera superiore estremamente rarefatta del Pianeta Rosso.

La significatività scientifica della missione risiede nella possibilità di chiarire uno dei maggiori enigmi della planetologia moderna: i motivi per cui Marte, contrariamente alla Terra, non possieda un magnetosfera globale e abbia perduto la stragrande maggioranza della sua atmosfera primordiale nel corso di miliardi di anni. Le sonde Escapade opereranno in formazione, per una visione simultanea da punti differenti della magnetosfera marziana, permettendo ai ricercatori di mappare in tre dimensioni i fenomeni di interazione fra il vento solare e l’atmosfera superiore del pianeta. Secondo Rob Lillis, principal investigator della missione presso lo Space Sciences Laboratory di Berkeley, i dati raccolti potranno altresì aiutare a prevedere e comprendere meglio le tempeste solari, che rappresentano un pericolo potenziale significativo per gli astronauti in orbita o quelli che, in futuro, opereranno sulla superficie lunare o marziana.

Il contesto del lancio è stato caratterizzato da una serie di complicazioni procedurali e avverse condizioni meteo-spaziali. Inizialmente programmato per il mese di ottobre 2024, il lancio era stato rinviato in numerose occasioni. Più recentemente, il primo tentativo della fase finale della preparazione è stato effettuato il 9 novembre 2025, ma fu annullato a causa di condizioni meteorologiche significativamente avverse nella zona di lancio di Cape Canaveral. Un secondo tentativo era programmato per il 12 novembre, tuttavia la NASA, in coordinamento con Blue Origin, decise di rinviare ulteriormente l’operazione a causa dell’eccezionale intensità di una tempesta geomagnetica allora in corso, innescata da un brillamento solare di classe X5.1 verificatosi il 11 novembre. Tale decisione, sebbene comportasse un ulteriore ritardo, mirava a salvaguardare l’integrità dei sistemi elettronici delle sonde e ad assicurare le migliori condizioni possibili per il successo della missione.

Nel corso della procedura di lancio del 13 novembre, il conto alla rovescia ha subito due interruzioni non programmate, i cui motivi specifici non sono stati immediatamente comunicati da Blue Origin. La prima interruzione si è verificata a soli venti secondi dall’accensione dei motori, determinando il differimento della finestra di lancio di quarantacinque minuti e la fissazione di un nuovo orario di decollaggio per le 21:45 ora italiana. Dopo la ripresa del conteggio dei secondi, il conto alla rovescia si è fermato nuovamente, questa volta a diciassette minuti prima dell’ignizione. Infine, al nuovo orario fissato per le 21:55 ora italiana, il procedimento ha potuto proseguire senza ulteriori ostacoli e il razzo ha completato con successo il decollo dalla rampa di lancio del Complesso 36 di Cape Canaveral.

Il razzo New Glenn, giunto al suo secondo lancio operativo dopo il debutto del 16 gennaio 2025, rappresenta un componente cruciale della strategia di Blue Origin per stabilire una presenza competitiva nel mercato mondiale dei lanci spaziali ad elevata capacità di carico. Questo vettore, caratterizzato da un’altezza di circa novantotto metri, è stato progettato per trasportare fino a quarantacinque tonnellate di carico in orbita terrestre bassa e tredici tonnellate in orbita geostazionaria, rendendolo un lanciatore di prima grandezza capace di competere direttamente con sistemi di pari levatura quali il Falcon Heavy della SpaceX, il Vulcan Centaur della United Launch Alliance e l’Ariane 6 dell’Agenzia Spaziale Europea. Un aspetto tecnologico particolarmente significativo del New Glenn riguarda la sua capacità di riutilizzo parziale: il primo stadio è progettato per effettuare un atterraggio autonomo controllato su una piattaforma galleggiante posizionata nell’Oceano Atlantico.

Circa sette minuti dopo il distacco dalla rampa, il primo stadio del razzo, soprannominato con la frase cinematografica “Never Tell Me the Odds” in omaggio alla saga di Star Wars, ha iniziato la procedura di rientro verso la platea di atterraggio designata. Durante questa fase cruciale, i tre motori centrali del primo stadio si sono riaccesi per una durata di circa venti secondi, permettendo il rallentamento controllato del veicolo in caduta e la riduzione significativa della velocità. Successivamente, il motore centrale singolo ha permesso l’orientamento preciso del razzo per garantire un atterraggio stabile e sicuro, mentre le sei zampe di supporto destinate a stabilizzare il veicolo durante il contatto con la piattaforma si sono dispiegate correttamente. L’atterraggio è stato effettuato con successo sulla piattaforma autonoma denominata Jacklyn, che prende il proprio nome dalla madre di Jeff Bezos, confermando la capacità tecnica di Blue Origin di eseguire con regolarità operazioni di recupero e riutilizzo dei vettori lancio.

Questo risultato rappresenta un traguardo storico significativo poiché Blue Origin si è così affermata quale seconda azienda commerciale privata capace di condurre con successo il recupero di un razzo lanciatore, dopo l’azienda SpaceX di Elon Musk che aveva già dimostrato tale capacità in numerose occasioni precedenti. Tale capacità tecnologica riduce sostanzialmente i costi associati ai lanci spaziali ripetuti, favorendo la sostenibilità economica e ambientale delle operazioni nello spazio. La missione Escapade, pertanto, non rappresenta unicamente un avanzamento significativo nella comprensione scientifica di Marte e della perdita della sua atmosfera, ma segna altresì un passo decisivo nell’affermazione della capacità operativa di Blue Origin come fornitore affidabile di servizi di lancio per missioni complesse e di grande valore scientifico.

Considerato nel più ampio contesto dell’esplorazione spaziale contemporanea, il lancio della missione Escapade sottolinea il ruolo crescente del settore commerciale privato nel fornire i vettori e i sistemi di supporto necessari per l’esecuzione di ambiziosi programmi scientifici nazionali. La NASA, pur mantenendo il controllo scientifico e gestionale della missione, si è avvalsa delle capacità di lancio fornite da Blue Origin e delle competenze costruttive di Rocket Lab per realizzare un’impresa di notevole complessità tecnologica. Le future sonde Escapade, durante il loro operato prolungato in orbita marziana, comporteranno il raccolti di una mole considerevole di dati originali che potranno informare le decisioni strategiche riguardanti l’invio di missioni umane verso il Pianeta Rosso negli anni successivi. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!