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Una Giornata Particolare, stasera l’ultima intervista a Ornella Vanoni e il viaggio nella Roma di Nerone

Aldo Cazzullo presenta l’ultima intervista a Ornella Vanoni, registrata un mese prima della morte, seguita dalla puntata su Nerone e l’incendio di Roma del 64 d.C.

Mercoledì 26 novembre, in prima serata su La7, Una Giornata Particolare di Aldo Cazzullo propone uno speciale articolato in due parti che intreccia memoria, emozione e storia. A partire dalle 21:15, il programma si apre con “L’ultima intervista a Ornella Vanoni”, un documento televisivo di circa cinquanta minuti registrato appena un mese fa dal giornalista e scrittore piemontese, destinato a diventare il lascito definitivo della grande interprete milanese scomparsa il 21 novembre all’età di 91 anni a causa di un arresto cardiocircolatorio nella sua abitazione di via Vasto.

L’intervista assume oggi i contorni di un vero e proprio testamento artistico e umano, in cui la voce inconfondibile della signora della canzone italiana ripercorre con lucidità, ironia e profonda sincerità le tappe fondamentali di un’esistenza straordinaria. Dal dialogo con Cazzullo emergono i grandi amori della sua vita, le collaborazioni artistiche che hanno segnato la storia della musica italiana, le riflessioni più intime sulla vecchiaia, sulla fragilità e persino sull’aldilà, affrontate con quella capacità di sorprendere e quella schiettezza che hanno sempre contraddistinto l’artista milanese.

Nel corso della conversazione, Vanoni racconta di aver vissuto quattro amori importanti, identificando in Gino Paoli quello più grande, quello che in fondo non ha mai veramente lasciato. Del loro primo incontro ricorda che lui era vestito tutto di nero, e con la consueta ironia aggiunge che le avevano detto che scriveva canzoni mediocri, mentre di lei dicevano che portava sfortuna. Fu proprio lui a comporre per lei “Senza fine”, ispirandosi alle sue mani grandi che lo avevano colpito. La loro fu una storia di passione intensa, ma anche di sofferenza: Vanoni confessa di aver sentito l’odore di altre donne, di aver percepito già l’odorino di Stefania Sandrelli, e di essere stata costretta ad accettare situazioni difficili quando Paoli le chiese di vivere la vita che lui stesso stava vivendo a Roma. Una notte il cantautore genovese tentò il suicidio sparandosi, e Ornella andò a trovarlo in ospedale di nascosto, per evitare i fotografi.

Prima di Paoli c’era stato Giorgio Strehler, il regista che frequentava il corso di teatro al Piccolo di Milano dove lei studiava. Alla domanda di Cazzullo se venisse per lei, Vanoni non risponde a parole, ma il suo sorriso vale mille conferme. Fu Strehler a dirle che l’amava follemente, promettendole di realizzare la più bella regia della sua vita proprio perché adesso c’era lei. Quella dichiarazione fu una deflagrazione, un dardo che squassò la sua corazza: in quel momento nacque Ornella, come artista e come donna. La relazione con il regista sposato fu uno scandalo tremendo per l’epoca, e terminò quando lei, durante una trasferta a Spoleto nel regno di Luchino Visconti, lo tradì con Renato Salvatori, l’attore di “Poveri ma belli”. Strehler rimase per sempre nella sua memoria come un genio, una parola che usava soltanto per lui e per Lucio Dalla.

L’intervista tocca anche il matrimonio con l’impresario teatrale Lucio Ardenzi, che Vanoni sposò pur non amandolo, vestita di giallo con un cappello vistoso, come avrebbe fatto poi la moglie di Trump. Ardenzi non riusciva a credere che lei rinunciasse a Strehler per lui, e il matrimonio si rivelò un errore che lei stessa ha sempre riconosciuto, dato che era ancora innamorata di Gino Paoli. Dall’unione con Ardenzi nacque nel 1962 il figlio Cristiano, e i due si separarono poco dopo.

Un capitolo significativo dell’intervista è dedicato al rapporto con Mina, altra grande voce della musica italiana. Vanoni ricorda le serate trascorse insieme a giocare a carte quando la Tigre di Cremona viveva ancora a Milano: Mina era un’accanita giocatrice, mentre lei, forse per una questione genetica, non riusciva nemmeno a tenere le carte in mano e buttava sempre quella sbagliata, venendo puntualmente mandata a quel paese dalla collega. Il loro rapporto si incrinò quando avrebbero dovuto condurre insieme “Milleluci”, ma Mina scelse Raffaella Carrà, spingendo Vanoni a telefonarle per dirle che allora era vero che fosse vigliacca. Nel 2008 le due incisero insieme “Amiche mai”, ironizzando sulla presunta rivalità alimentata per anni dalla stampa, una competizione che Vanoni stessa aveva ammesso sentendo di essere sempre stata la numero due.

Nel dialogo con Cazzullo scorrono i ricordi degli incontri con altri grandi nomi del panorama artistico italiano. Luigi Tenco era bello ma lei lo vedeva soccombente, con Adriano Celentano ha vissuto momenti molto divertenti, Giorgio Gaber lo adorava per la sua dolcezza e simpatia infinite, mentre Enzo Jannacci era semplicemente pazzesco. Per difendere Pier Paolo Pasolini, Vanoni litigava con persone sia di destra che di sinistra.

L’intervista affronta anche temi delicati come la depressione, una compagna che l’ha accompagnata per buona parte della vita, forse ereditata geneticamente dal padre. Vanoni racconta di essere caduta in quella foresta spettrale tre o quattro volte, una delle quali fu talmente grave da spingerla a farsi ricoverare volontariamente, iniziando da quel momento ad assumere psicofarmaci che non ha mai abbandonato, considerandoli una barriera indispensabile per impedirle di precipitare nuovamente nel baratro. Alla solitudine, che sentiva tatuata nel petto fin da bambina, si aggiungeva un senso di incompletezza e la certezza di avere sempre un lato scoperto.

Sulla Milano contemporanea esprime un giudizio amaro, descrivendola come una città di miliardari, inaridita, ben diversa da quella che aveva conosciuto e amato. Confessa anche di aver dovuto vendere la casa più bella di Milano quando era rimasta con sole trentamila lire sul conto, ma aggiunge di essere comunque serena e felice. Alla domanda sulla religione risponde di credere in Cristo, che considera un uomo come noi, ma non in Dio. E sulla morte, con la lucidità che l’ha sempre contraddistinta, afferma semplicemente che nessuno sa come sia l’aldilà.

La seconda parte della serata di Una Giornata Particolare cambia atmosfera e riporta gli spettatori nel cuore dell’Impero Romano con “Nerone: l’incendio di Roma”. Aldo Cazzullo ricostruisce la notte del 18 luglio del 64 dopo Cristo, quando una scintilla diede origine al più devastante incendio della storia dell’antica capitale, un rogo che divampò per nove giorni consumando interi quartieri della città eterna. Con l’ausilio degli inviati nella storia Claudia Benassi e Raffaele Di Placido, il giornalista ripercorre quei momenti nei luoghi simbolo dell’impero, dalla Domus Aurea ai Fori Imperiali, da Ostia Antica alla via Appia, seguendo l’avanzare inarrestabile delle fiamme e analizzando come quel disastro cambiò il destino di una delle capitali più potenti della storia.

La figura di Nerone torna al centro del dibattito storico: un sovrano controverso e tormentato, capace di scelte grandiose e decisioni spietate, che dopo l’incendio individuò nella comunità cristiana il capro espiatorio perfetto per placare la rabbia popolare mentre Roma cercava di rialzarsi dalle proprie ceneri. Dal Vaticano viene raccontata anche la storia di San Pietro, intrecciata a quegli stessi anni di violenza e trasformazione che plasmarono la nascita del cristianesimo come religione destinata a conquistare l’impero.

Ospiti della puntata dedicata a Nerone sono gli storici Luciano Canfora e Maurizio Ravallese, insieme al giornalista Massimo Fini, che arricchiscono il viaggio nel passato mettendo in prospettiva la figura dell’imperatore e l’impatto dell’incendio sulla storia dell’impero romano. La serata propone dunque un doppio racconto che unisce la voce irripetibile di Ornella Vanoni alla potenza narrativa della Roma antica, offrendo al pubblico un appuntamento emozionante e destinato a rimanere nella memoria.

La scorsa settimana Una Giornata Particolare aveva proposto un episodio dedicato a Gabriele D’Annunzio e all’impresa di Fiume, ottenendo ottimi riscontri di ascolto che confermano il successo della quarta edizione del programma condotto da Cazzullo. L’intervista a Ornella Vanoni rappresenta un documento unico nel panorama televisivo italiano, girato quando nessuno poteva immaginare che quelle sarebbero state le ultime parole pubbliche di un’artista che ha attraversato oltre sessant’anni di storia della musica italiana con 112 lavori tra album, EP e raccolte, senza mai smettere di guardare la vita negli occhi con la schiettezza e l’ironia che l’hanno resa unica e insostituibile. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!