Donald Trump conquista il vertice della classifica annuale stilata da Politico per identificare le figure più influenti per l’Europa nel 2026. Una scelta senza precedenti che rompe gli schemi consolidati della tradizionale graduatoria, riservata fino ad oggi esclusivamente a leader europei, e che ha generato reazioni contrastate negli ambienti diplomatici e istituzionali del Vecchio Continente. Il presidente americano viene definito dalla testata statunitense come l’onda d’urto transatlantica che sta ridefinendo radicalmente i parametri della politica europea, dalle strategie difensive agli equilibri commerciali, fino alle dinamiche interne dei singoli Stati membri.
La decisione di inserire Trump al primo posto rappresenta un segnale inequivocabile di quanto l’influenza americana oltrepassi i confini tradizionali e condizoni in maniera determinante il futuro politico ed economico dell’Europa. Politico giustifica questa scelta con una motivazione diretta: se c’è mai stato un momento per fare un’eccezione alla regola di limitarsi agli europei per stilare la classifica, è proprio questo. L’ombra di Trump incombe così pesantemente sulle capitali europee che le sue decisioni, o i suoi sfoghi, hanno ridefinito ogni aspetto, dai bilanci della difesa alla politica commerciale, fino alla politica interna.
Le azioni del presidente americano vengono identificate dalla rivista come elementi di profonda destabilizzazione per il continente: critiche alla correttezza politica e alle politiche migratorie europee, avvicinamento a Vladimir Putin, marginalizzazione di Volodymyr Zelensky e imposizione di dazi commerciali. Trump ha inoltre messo apertamente in discussione l’articolo 5 della NATO, quello che sancisce la difesa collettiva, e ha imposto a Bruxelles accordi commerciali sbilanciati che hanno lasciato il continente diviso e imbarazzato. Le sue critiche si estendono fino a definire l’Europa come un insieme di Paesi decadenti guidati da leader deboli, e secondo quanto riportato in un’intervista rilasciata proprio a Politico, il presidente americano ha dichiarato che l’Europa non sa cosa fare.
Nei primi mesi del secondo mandato, capi di Stato e di governo europei si sono precipitati a Washington per mantenere il favore del presidente americano, mentre questi continuava a esprimere sostegno pubblico per Putin e a umiliare pubblicamente Zelensky durante un incontro alla Casa Bianca. La velocità con cui Washington si è trasformata da alleato fidato a potenziale avversario ha scosso le fondamenta su cui l’Europa aveva a lungo fatto affidamento. L’effetto Trump si manifesta anche nelle dinamiche interne dell’Unione, dall’indebolimento del Green Deal alla spinta per frenare le regolamentazioni europee sulla tecnologia e l’intelligenza artificiale, mentre il suo vice JD Vance critica apertamente i governi europei.
Giorgia Meloni dal vertice alla retromarcia
Un anno fa la guida della graduatoria era toccata a Giorgia Meloni, incoronata da Politico come persona più potente d’Europa per il 2025. Il quotidiano statunitense aveva sottolineato come in meno di un decennio, la leader del partito di destra Fratelli d’Italia è passata dall’essere liquidata come una pazza ultranazionalista all’essere eletta primo ministro d’Italia e ad affermarsi come una figura con cui Bruxelles, e ora Washington, possono fare affari. La scelta aveva evidenziato la capacità della premier italiana di consolidare uno dei governi più stabili dell’Italia del dopoguerra e di emergere come una delle sostenitrici più convinte dell’Ucraina, mantenendo al minimo la retorica anti-Ue ed evitando scontri con Bruxelles.
Oggi Meloni scivola al nono posto della classifica 2026. Il sorpasso operato da Trump racconta un continente in trasformazione profonda, dove la politica interna dei singoli Paesi dialoga continuamente con pressioni globali e con un clima internazionale che genera nuove alleanze e tensioni. Nonostante la retrocessione, Politico definisce ancora la premier italiana come role model, il modello della destra europea emergente. La testata riconosce che Meloni ha dimostrato come un leader con radici in un partito neofascista può governare una grande economia dell’Ue senza provocare caos istituzionale. La sua moderazione dopo il 2022, con una retorica meno aggressiva su migranti e diritti Lgbtq+, ha rafforzato la sua immagine internazionale e contribuito a rassicurare Bruxelles.
Il cosiddetto effetto Meloni ha ispirato altri leader populisti in Europa, secondo l’analisi di Politico, che sottolinea come la premier italiana rassicuri sul fatto che la destra radicale non intende stravolgere l’ordine mondiale. La sua politica estera si è distinta più per le spettacolari alzate di occhi al cielo che per risultati concreti a favore dell’Italia o dell’Ue, ma ha resistito agli impulsi di scombussolare Bruxelles e mantenuto una posizione ferma a sostegno dell’Ucraina.
Il podio europeo e le gerarchie del potere
Sul podio della classifica 2026, ai lati del presidente americano, si trovano due figure europee di rilievo. Al secondo posto compare la premier danese Mette Frederiksen, una scelta che Politico definisce inaspettata. La testata scrive che viviamo tutti nell’Europa di Mette Frederiksen, solo che ancora non lo sappiamo. Negli ultimi sei anni, dalla sua entrata in carica nel 2019, la premier danese ha esportato silenziosamente il suo modello di socialdemocrazia risoluta in tutto il continente, una combinazione di politiche assistenziali di sinistra e durezza di destra in materia di immigrazione e difesa, ribaltando nel frattempo lo storico euroscetticismo del suo Paese.
La posizione della premier danese nella classifica assume particolare rilievo alla luce dei recenti risultati elettorali in Danimarca, dove i socialdemocratici hanno subito una sconfitta storica nelle elezioni comunali e regionali di fine 2025, perdendo il controllo di Copenaghen per la prima volta dal 1938. Frederiksen ha riconosciuto apertamente la portata del crollo elettorale, ammettendo che la sconfitta è maggiore di quanto ci aspettassimo. Il partito socialdemocratico si è fermato al 12,7% nella capitale, distante dalla Lista dell’Unità con il 22,1% e dal Partito Popolare Socialista con il 17,9%. Nonostante questo risultato negativo a livello locale, Politico riconosce alla leader danese un’influenza politica che travalica i confini nazionali e che ha contribuito a ridefinire il dibattito europeo su immigrazione e welfare.
Al terzo posto si colloca Friedrich Merz, cancelliere federale della Germania. Il sessantanovenne leader della CDU ha vinto le elezioni federali del 23 febbraio 2025 con il 28,6% dei voti, ponendo fine al governo guidato dal socialdemocratico Olaf Scholz e segnando un ritorno dei cristiano-democratici al potere dopo anni di opposizione. Merz, storico rivale di Angela Merkel all’interno della CDU, ha promesso durante la campagna elettorale una stretta sui migranti, il rilancio economico del Paese e il recupero dell’autorevolezza di Berlino in Europa. La sua elezione è stata interpretata dall’opinione pubblica nazionale e internazionale come una svolta conservatrice del partito rispetto alle posizioni dei precedenti leader Merkel, Kramp-Karrenbauer e Laschet. Merz ha formato un governo di grande coalizione con i socialdemocratici, che hanno registrato il risultato più basso della loro storia con il 16,4% dei voti.
Le figure controverse: da Le Pen a Putin
Subito dopo il podio, la classifica di Politico presenta una sequenza di figure politiche che incarnano le tensioni e le fratture del continente europeo. Al quarto posto compare Marine Le Pen, leader storica della destra francese e presidente del Rassemblement National. La presenza della leader francese in una posizione così elevata testimonia l’influenza crescente delle forze sovraniste e nazionaliste nel panorama politico europeo, amplificate dal sostegno esplicito che Trump ha manifestato nei confronti di figure come Le Pen e Viktor Orbán.
Al quinto posto si colloca Vladimir Putin. Politico giudica il presidente russo complessivamente più influente negli affari europei rispetto a Volodymyr Zelensky, che nella classifica occupa soltanto la quattordicesima posizione. Il provocatore russo viene descritto come colui che è stato a capo dei disgregatori dell’Europa per oltre un decennio e che oggi è sottoposto a una pressione inusuale. Le sue incursioni hanno comunque fatto rabbrividire i leader europei, che stanno cercando affannosamente di trovare la loro strada in un mondo in cui potrebbero non poter più contare sull’aiuto di Washington per difendersi. Le preoccupazioni per l’aggressività russa hanno spinto l’Europa a riarmarsi.
La sesta posizione spetta a Nigel Farage, leader della destra estremista britannica. A dieci anni dal referendum sulla Brexit, Farage continua a esercitare una visibilità politica considerevole nel panorama europeo, incarnando quella corrente euroscettica che ha trovato nuova linfa vitale con il ritorno di Trump alla Casa Bianca. Al settimo posto si trova Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, mentre l’ottava posizione è occupata da Mark Rutte, segretario generale della NATO. La presenza di queste figure istituzionali nelle posizioni successive a leader sovranisti e populisti riflette il mutato equilibrio di poteri e influenze nel continente europeo.
Zelensky, Draghi e gli altri protagonisti
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky occupa soltanto la quattordicesima posizione nella classifica di Politico. La testata lo definisce il joker nel mazzo, che ormai può solo sperare che l’anno per lui finisca meglio di come è iniziato, ricordando lo scontro nello Studio Ovale con Trump e JD Vance nel febbraio 2025. Lo scandalo interno ha seriamente compromesso la posizione di Zelensky, che ora deve affrontare questa situazione mentre cerca ancora di raggiungere un accordo di pace che non lo consegni direttamente nelle mani di Putin. La marginalizzazione del presidente ucraino nella classifica riflette la percezione di un’influenza ridotta rispetto al passato, quando l’Occidente lo sosteneva senza riserve nella resistenza contro l’invasione russa.
Al ventesimo posto compare Mario Draghi, ex presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana ed ex presidente della Banca centrale europea. L’ex premier viene descritto da Politico come l’oracolo per la sua autorevolezza morale e il peso storico della sua esperienza, in particolare nella gestione della crisi dell’euro e nella promozione di riforme economiche necessarie per aumentare la competitività europea. La sua influenza resta forte anche senza incarichi ufficiali, grazie alle analisi e raccomandazioni sulle strategie economiche dell’Unione Europea. La rivista scrive che l’uomo che, con una sola frase efficace, ha tenuto a galla l’Europa durante la crisi dell’eurozona conosce il potere delle parole e ora le sta usando per tenere i leader dell’Ue allerta. Mentre l’Europa fatica a trovare un equilibrio tra Washington, Pechino e Mosca, i suoi interventi hanno assunto il peso di un giudizio morale.
Nella parte finale della classifica si trovano figure provenienti da ambiti diversi. Daniel Ek, cofondatore e amministratore delegato di Spotify, occupa la diciottesima posizione, mentre al diciannovesimo posto si colloca Emmanuel Macron, presidente della Repubblica francese. La posizione relativamente bassa del presidente francese nella graduatoria testimonia l’indebolimento della sua influenza politica sia a livello nazionale che europeo, in un momento in cui la Francia attraversa una crisi di governo e una profonda instabilità politica. Al venticinquesimo posto compare Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit, definito da Politico come il Napoleone del banking per i suoi tentativi di creare una vera banca paneuropea tramite l’acquisizione di partecipazioni in concorrenti come la tedesca Commerzbank e l’italiana Banco BPM. Ultimo in classifica si posiziona il presidente della FIFA Gianni Infantino. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
- Donald Trump
- Mette Frederiksen
- Friedrich Merz
- Marine Le Pen
- Vladimir Putin
- Nigel Farage
- Ursula von der Leyen
- Mark Rutte
- Giorgia Meloni
- Keir Starmer
- Manfred Weber
- Viktor Orbán
- Alexander Stubb
- Volodymyr Zelenskyy
- Gabriel Zucman
- Kaja Kallas
- Teresa Ribera
- Daniel Ek
- Emmanuel Macron
- Mario Draghi
- Andrej Babiš
- Alexus Grynkewich
- Karol Nawrocki
- Heidi Reichinnek
- Andrea Orcel
- Rima Hassan
- Rob Jetten
- Gianni Infantino
