Le dinamiche atmosferiche previste per la fine del 2025 e l’inizio del nuovo anno stanno attirando crescente attenzione da parte della comunità meteorologica internazionale. Dopo una fase dominata da un’intensa attività ciclonica, alimentata da perturbazioni di matrice atlantica che hanno interessato ampie porzioni dell’Europa occidentale e del Mediterraneo, l’attenzione si sposta ora su una possibile e significativa evoluzione a scala emisferica.
Secondo i principali centri di calcolo meteorologici, tra la fine di dicembre e i primi giorni di gennaio si profilerebbe una possibile svolta barica in grado di determinare un repentino cambio di scenario, con il rischio concreto di una discesa di masse d’aria di origine artico-continentale verso l’Europa centro-meridionale e, potenzialmente, anche sull’Italia.
Il focus si concentra sull’area compresa tra la Scandinavia e la Russia europea, dove si sta consolidando un vasto e profondo serbatoio d’aria gelida, un cosiddetto “lago freddo”, colmo di isoterme molto basse in quota e al suolo, con valori termici che già si attestano ben al di sotto delle medie stagionali. Questo blocco termico, generato dall’accumulo progressivo di masse d’aria polare, potrebbe muoversi verso sud-ovest sotto l’impulso di ondulazioni del getto polare e di una possibile pulsazione dell’anticiclone groenlandese, favorendo così un’irruzione artica verso l’Europa.
Gli ultimi aggiornamenti dei modelli globali a lungo termine (ECMWF, GFS) evidenziano una crescente convergenza verso tale scenario: tra il 29 dicembre e il 2 gennaio è ipotizzabile una colata di aria gelida in discesa dal Mar di Barents e dalla Russia settentrionale, con traiettoria in direzione dell’Europa orientale e successivamente verso i Balcani e il Mediterraneo centrale. Tale dinamica risulterebbe particolarmente delicata per l’Italia, specie se associata alla contestuale formazione di una vasta area depressionaria sul comparto tirrenico o ionico, come ipotizzato da alcuni ensemble.
L’interazione tra aria fredda e vorticità ciclonica mediterranea potrebbe innescare condizioni di severo maltempo, con precipitazioni diffuse e localmente intense, nevicate anche a bassa quota e rischio di fenomeni gelivi estesi. Le regioni più esposte, in un simile contesto, sarebbero quelle del Centro-Sud e il versante adriatico, ma l’incertezza sulle esatte posizioni dei minimi barici impone cautela nelle previsioni di dettaglio.
Per la notte di San Silvestro e il Capodanno 2026, pertanto, non si può escludere l’eventualità di un’Italia coinvolta in una manovra sinottica complessa, con il nostro Paese stretto in una sorta di tenaglia tra l’irruzione gelida da nord-est e la depressione mediterranea da sud-ovest. In caso di conferma di questa dinamica, non sarebbe affatto sorprendente osservare nevicate a quote prossime alla pianura, specie al Nord e lungo il versante adriatico centro-meridionale, accompagnate da un generale crollo delle temperature.
Al momento, pur trattandosi di una tendenza ancora a medio-lungo termine e dunque suscettibile di aggiustamenti, il quadro evolutivo delineato appare supportato da una crescente coerenza modellistica e da segnali teleconnettivi (come l’indice AO in fase negativa) che rafforzano l’ipotesi di un possibile affondo artico invernale proprio a cavallo tra la fine dell’anno e l’inizio del 2026. Sarà fondamentale monitorare i prossimi aggiornamenti previsionali per affinare le tempistiche e i dettagli locali.
Le previsioni meteo vengono elaborate a partire dai dati forniti dai modelli internazionali ECMWF e GFS, successivamente verificati e interpretati dalla redazione di www.newsroomitalia.it - Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
