Scarica l'App NewsRoom.
Non perderti le ULTIME notizie e le ALLERTA METEO in tempo reale.

Scarica GRATIS

Fabrizio Corona domani in Procura a Milano, sarà interrogato dopo la denuncia di Signorini

Fabrizio Corona sarà interrogato domani in Procura a Milano nell’inchiesta per revenge porn nata dalla denuncia di Alfonso Signorini, dopo la diffusione in una puntata di Falsissimo di chat e immagini ritenute sessualmente esplicite e riconducibili al conduttore del Grande Fratello.

Fabrizio Corona sarà interrogato domani mattina in Procura a Milano, martedì 23 dicembre, nell’ambito dell’inchiesta per diffusione illecita di materiale sessualmente esplicito avviata dopo la denuncia presentata dal conduttore televisivo e direttore editoriale Alfonso Signorini. L’interrogatorio, fissato negli uffici giudiziari milanesi e richiesto dalla difesa dell’ex re dei paparazzi, rappresenta un passaggio cruciale di un’indagine che, in pochi giorni, si è trasformata da controversia mediatica in un caso giudiziario destinato ad avere ripercussioni sul rapporto tra mondo dello spettacolo, piattaforme digitali e confini del diritto di cronaca.

La vicenda affonda le sue radici nelle recenti puntate di Falsissimo, il format online condotto da Corona su YouTube, nelle quali l’ex agente fotografico ha dedicato un’inchiesta al cosiddetto “sistema Signorini” legato alla selezione dei concorrenti del Grande Fratello. Nel corso dell’episodio intitolato “Il prezzo del successo – parte 1”, Corona ha diffuso chat, fotografie e riferimenti a video descritti dai magistrati come “dal contenuto esplicito ed erotico”, riconducibili – secondo l’ipotesi accusatoria – alla sfera privata di Signorini e a presunti rapporti con aspiranti ed ex partecipanti al reality Mediaset.

Proprio a partire dalla messa online di quel materiale, la Procura di Milano ha aperto un fascicolo ipotizzando la violazione dell’articolo 612-ter del codice penale, la norma che disciplina il reato di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, comunemente definito revenge porn. La querela presentata da Alfonso Signorini ha dato impulso all’azione dei magistrati, che hanno ritenuto necessario intervenire in via d’urgenza per acquisire e mettere in sicurezza tutto ciò che, secondo la ricostruzione degli inquirenti, potrebbe contenere immagini o conversazioni private a contenuto sessuale diffuse senza il consenso delle persone coinvolte.

Nei giorni scorsi la vicenda ha conosciuto una prima svolta operativa con le perquisizioni scattate all’alba nell’abitazione milanese di Corona, negli studi dove viene prodotto Falsissimo e nelle sedi della società Velvet Cut srl, realtà legata alla produzione del format. Secondo quanto riferito dalle cronache giudiziarie e confermato dallo stesso Corona sui social, quattordici agenti di polizia si sono presentati alle prime ore del mattino per dare esecuzione ai decreti firmati dai pubblici ministeri Alessandro Gobbis e Letizia Mannella, procuratrice aggiunta che coordina il dipartimento specializzato nei reati a sfondo sessuale.

Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati il telefono cellulare e un tablet in uso a Corona, oltre a supporti informatici e copie dei filmati relativi alle puntate dedicate al caso Signorini. Gli inquirenti hanno disposto anche l’acquisizione della puntata di Falsissimo già pubblicata e del materiale non ancora andato in onda ma annunciato come parte della prosecuzione dell’inchiesta, inclusa un’intervista inedita all’ex concorrente del Grande Fratello Antonio Medugno, indicato dal conduttore del format come il “caso zero” del presunto sistema di favori sessuali.

Nei provvedimenti che hanno portato al sequestro, la Procura fa riferimento alla presenza di una “chat intima” tra Signorini e un modello ed ex concorrente del reality, nonché a un “selfie a petto nudo” attribuito alla persona offesa e proveniente da una conversazione privata, elementi che, in base all’ipotesi degli inquirenti, rientrerebbero nella categoria del materiale sessualmente esplicito tutelato dalla normativa sul revenge porn. La diffusione di tali contenuti in un contesto pubblico, tramite una piattaforma online aperta al grande pubblico, è il fulcro dell’indagine, che dovrà stabilire se vi sia stata o meno la violazione dei presidi posti a tutela della riservatezza e della dignità delle persone coinvolte.

L’interrogatorio di domani in Procura arriva su richiesta della difesa di Corona, rappresentato dall’avvocato Ivano Chiesa, che fin dalle prime dichiarazioni pubbliche ha messo in discussione l’applicabilità del reato di revenge porn al caso specifico, rivendicando la natura giornalistica e di inchiesta delle rivelazioni diffuse attraverso Falsissimo. Il legale ha sottolineato come, a suo avviso, il materiale sequestrato contenga elementi che configurerebbero “reati gravissimi” estranei al perimetro della mera cronaca di costume, chiedendo una rapida valutazione da parte della magistratura sia sulle condotte denunciate da Corona, sia sulla qualificazione giuridica della diffusione delle immagini e delle chat.

Corona, da parte sua, ha raccontato sui social di aver dovuto rigirare la seconda puntata dell’inchiesta su Signorini dopo il sequestro dei contenuti originari da parte della Procura, annunciando la volontà di proseguire comunque nella pubblicazione del proprio racconto, pur nei limiti imposti dalle misure cautelari adottate dagli inquirenti. In più interventi pubblici l’ex agente fotografico ha descritto le perquisizioni come sproporzionate, sostenendo che l’azione della magistratura si sarebbe concentrata su chi denuncia e non, a suo dire, sulle condotte oggetto delle accuse mosse nei confronti del conduttore televisivo.

Sul versante opposto, la posizione di Alfonso Signorini è al momento cristallizzata negli atti di querela depositati in Procura, che hanno dato origine al fascicolo per diffusione illecita di materiale sessualmente esplicito. Il conduttore, al centro di un’ondata di attenzione mediatica e di reazioni sui social, ha finora scelto di non replicare nel dettaglio alle accuse rilanciate da Corona in video e post, affidandosi al percorso giudiziario per contestare la legittimità della divulgazione di chat e immagini riconducibili alla propria vita privata e alla propria attività professionale nel mondo televisivo.

L’inchiesta milanese assume rilievo anche per il quadro più ampio che tocca il rapporto tra informazione di intrattenimento, piattaforme digitali e tutela della sfera intima delle persone, in particolare quando si tratta di personaggi esposti mediaticamente. La norma sul revenge porn, introdotta per contrastare la diffusione online di immagini intime senza consenso, viene in questo caso chiamata a misurarsi con un contesto ibrido in cui la narrazione giornalistica si intreccia con la spettacolarizzazione dei contenuti e con un forte impatto sulla reputazione pubblica dei soggetti coinvolti. Sarà compito dei magistrati valutare se la pubblicazione delle chat, delle foto e dei riferimenti ai video abbia travalicato il perimetro del legittimo esercizio del diritto di cronaca o se, al contrario, debba essere ricondotta al reato contestato a Corona.

Nel frattempo il cosiddetto “caso Signorini” continua ad alimentare un dibattito acceso non solo nei circuiti televisivi e sui social, ma anche tra gli addetti ai lavori del settore legale e mediatico, che osservano con attenzione l’evoluzione del fascicolo milanese. Le decisioni della Procura in merito all’eventuale richiesta di misure cautelari, all’esito delle perizie sul materiale informatico sequestrato e all’eventuale estensione delle indagini ad altri profili di reato indicati o evocati nelle puntate di Falsissimo saranno determinanti per comprendere la direzione dell’inchiesta.

L’appuntamento di domani in Procura rappresenta dunque un momento chiave: Corona sarà chiamato a rispondere alle contestazioni mosse dai pubblici ministeri e potrà fornire la propria versione sulle modalità con cui è stato raccolto, archiviato e diffuso il materiale relativo a Signorini e ai suoi presunti rapporti con aspiranti concorrenti del Grande Fratello. Solo dopo questo passaggio, e una volta conclusa l’analisi tecnica dei dispositivi e dei file sequestrati, la Procura potrà decidere se procedere verso la richiesta di rinvio a giudizio, se ampliare il perimetro delle ipotesi di reato o se, al contrario, ridimensionare il quadro accusatorio iniziale. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!