Blackout in Spagna e Portogallo, Quando l’Oscurità Riaccende le Relazioni Umane

Il massiccio blackout che ha colpito Spagna e Portogallo ha portato non solo disagi ma anche un’inattesa riscoperta dell’interazione sociale diretta, con persone che si sono ritrovate nei parchi e ai tavoli dei bar a conversare senza l’intermediazione della tecnologia.

Un’intera penisola iberica piombata nel buio più totale per quasi dodici ore, con milioni di persone improvvisamente disconnesse non solo dalla rete elettrica ma anche da quella virtuale che ormai permea costantemente le nostre vite. Il massiccio blackout che ha colpito Spagna e Portogallo il 28 aprile 2025, iniziato alle 12:30 e gradualmente risolto solo nella mattinata del giorno successivo, ha generato inevitabili disagi ma ha anche prodotto uno scenario sociale che molti hanno paragonato a un improvviso salto temporale verso il passato, riportando alla luce dinamiche di interazione umana che sembravano quasi dimenticate nell’era digitale.

L’energia elettrica è stata ripristinata al 99,16% in Spagna dopo una notte di lavoro incessante da parte dei tecnici, come ha annunciato il premier Pedro Sanchez, mentre anche il Portogallo ha visto tornare gradualmente alla normalità la propria rete energetica, con una situazione definita “perfettamente stabilizzata” dal gestore nazionale Ren, nonostante permangano alcuni disagi soprattutto nel settore dei trasporti, con aeroporti che devono ancora smaltire i voli sospesi e la metropolitana di Lisbona ancora parzialmente inattiva nelle prime ore della mattinata.

Le cause del blackout non sono ancora completamente accertate, sebbene sia stato escluso un attacco informatico. L’operatore della rete elettrica portoghese ha ipotizzato un raro fenomeno noto come “vibrazione atmosferica indotta”, conseguenza delle “variazioni estreme di temperature in Spagna” che avrebbero provocato oscillazioni anomale nelle linee ad altissima tensione; un evento di portata eccezionale che ha causato la perdita improvvisa di 15 gigawatt di potenza in un periodo estremamente breve, come evidenziato dallo stesso Sanchez durante un aggiornamento sulla situazione.

La crisi energetica ha mostrato immediatamente il volto dell’emergenza: treni fermi nelle stazioni e passeggeri bloccati nelle metropolitane costretti a farsi strada nel buio con le luci dei cellulari, semafori spenti che hanno trasformato gli incroci in zone di caos gestite spontaneamente dagli automobilisti, aeroporti paralizzati con migliaia di passeggeri a terra, sistemi di pagamento elettronici fuori uso e telecomunicazioni in tilt in ampie aree della penisola iberica. La situazione ha spinto le autorità a chiedere ai cittadini di limitare gli spostamenti e di utilizzare i telefoni cellulari “in modo responsabile”, privilegiando chiamate brevi e contattando i servizi di emergenza solo in caso di effettiva necessità.

Ma oltre al quadro di emergenza e di disagio, numerose testimonianze raccolte dai media locali e internazionali raccontano di un fenomeno sociale decisamente inatteso: la riscoperta della socialità analogica. A Barcellona, come raccontato da due testimoni alla testata svizzera Corriere del Ticino, “ristoranti, bar, sembravano tutti in attesa. Qualcuno mangiava e beveva, ma non c’erano né musica né luci”. Una situazione di apparente stasi che ha però generato nuove forme di aggregazione, con molte persone che tenevano “le radio portatili o quelle delle auto accese a tutto volume, per far avere qualche informazione a tutti quanti si trovavano attorno”, creando veri e propri momenti di ascolto collettivo che hanno riportato alla memoria scene di vita quotidiana precedenti all’era degli smartphone.

Nei parchi di Madrid, come raccontato dal giornalista e scrittore Mattia Bertoldi, si sono viste “tante, tantissime persone in giro”, con il traffico automobilistico quasi sparito dopo le indicazioni delle autorità di deviare le vetture fuori città per evitare problemi. La capitale spagnola, una metropoli normalmente iperconnessa, si è ritrovata catapultata in una dimensione quasi sospesa, dove le persone hanno riscoperto il valore della conversazione faccia a faccia e dell’incontro non mediato dalla tecnologia, trasformando una potenziale situazione di panico in un’occasione di riscoperta delle relazioni umane dirette.

Numerosissimi i video diventati virali sui social nelle ore successive al ripristino della corrente, che documentano questi momenti di socialità improvvisata: gruppi di persone sedute in cerchio nei parchi, clienti di bar e ristoranti che conversano animatamente a lume di candela, sconosciuti che si offrono aiuto reciproco, musicisti di strada che intrattengono piccole folle con strumenti acustici, creando un’atmosfera che molti hanno descritto come “un tuffo negli anni ’90”, prima che smartphone e social media modificassero radicalmente le modalità di interazione sociale.

Particolarmente significativo è un fenomeno documentato da diversi media: gli applausi spontanei che sono esplosi al ritorno della corrente elettrica, gesti collettivi che hanno segnato la fine di un’esperienza tanto disagevole quanto singolare. “Applausi, urla di gioia e le luci che si riaccendono e la normalità che piano piano riprende”, ha descritto un servizio di La7, evidenziando come l’assenza temporanea della tecnologia abbia paradossalmente creato un senso di comunità che spesso si perde nella quotidianità iper-digitalizzata delle grandi città europee.

Non sono mancate le reazioni umoristiche, con un’ondata di meme che ha invaso i social network appena ristabilite le connessioni. Sotto l’hashtag #apagón, che in spagnolo significa “blackout”, gli utenti hanno condiviso contenuti ironici sulla situazione: da chi lamentava l’impossibilità di utilizzare il microonde a chi scherzava sul ritrovarsi improvvisamente catapultato in una situazione tipica di paesi con infrastrutture energetiche meno affidabili. “Una pandemia globale, la morte della regina Isabel, la guerra in Ucraina, la morte di Papa Francesco, ora persino un blackout generale”, recitava uno dei post più condivisi, riassumendo con ironia gli eventi straordinari degli ultimi anni.

L’esperienza vissuta dalla penisola iberica rappresenta un interessante caso di studio su come le società contemporanee, altamente dipendenti dalle tecnologie digitali, reagiscono quando questi strumenti vengono improvvisamente a mancare. Il blackout, definito il più grave della storia recente della Spagna, ha evidenziato non solo le vulnerabilità delle infrastrutture energetiche interconnesse, ma anche come l’assenza forzata di tecnologia possa, paradossalmente, riattivare modalità di interazione sociale che la digitalizzazione tende a mettere in secondo piano nella vita quotidiana.

Mentre tecnici e autorità continuano ad analizzare le cause dell’evento per garantire che situazioni simili non si ripetano in futuro, l’aspetto sociale di questa temporanea disconnessione forzata offre spunti di riflessione sulla nostra dipendenza tecnologica e sulla capacità delle comunità di adattarsi e riscoprire forme di socialità alternative quando le abituali modalità di comunicazione vengono interrotte. Un blackout che, oltre a spegnere le luci, ha momentaneamente riacceso dinamiche sociali che la luminosità costante delle nostre vite digitali tende spesso ad offuscare.