Un curioso e preoccupante caso di errore nella prescrizione medica ha coinvolto una paziente che si è recata dal proprio medico di base per un comune mal di schiena. Carmela, la protagonista di questa vicenda, soffriva di lombosciatalgia, una condizione dolorosa che interessa il tratto lombare della colonna vertebrale e che si irradia a uno o a entrambi gli arti inferiori lungo il decorso del nervo sciatico, ma si è ritrovata con una prescrizione per una patologia esclusivamente maschile: l’induratio penis plastica, conosciuta anche come malattia di La Peyronie, un disturbo che causa l’incurvamento del pene.
La lombosciatalgia, letteralmente “dolore nella zona lombare e nel territorio del nervo sciatico”, rappresenta una delle patologie più comuni negli ambulatori medici. Si tratta di un’irritazione della radice nervosa lombare che provoca intenso dolore nella parte bassa della schiena, estendendosi lungo la gamba attraverso il percorso del nervo sciatico, il nervo più grande e lungo del nostro corpo, che offre innervazione a numerose regioni dell’arto inferiore. Le cause principali sono riconducibili a problematiche a carico della colonna lombare, con l’ernia discale lombare che rappresenta il fattore scatenante in circa il 90% dei casi, seguita da fenomeni degenerativi, stenotici e altri problemi vertebrali.

L’induratio penis plastica, invece, è una condizione completamente diversa, che riguarda esclusivamente la popolazione maschile. Conosciuta anche come malattia di La Peyronie, dal nome del medico che per primo la descrisse, è una patologia andrologica benigna caratterizzata dalla comparsa di una placca fibrotica a carico della tunica albuginea, l’involucro che riveste i corpi cavernosi del pene. Questa formazione determina una vera e propria deformazione dell’organo genitale maschile, con conseguente incurvamento durante l’erezione, spesso accompagnato da dolore e, nei casi più gravi, disfunzione erettile.
L’errore riscontrato nella prescrizione di Carmela rappresenta un esempio lampante di come il processo di digitalizzazione delle ricette mediche, sebbene introdotto proprio per ridurre gli errori, possa talvolta generare inconvenienti di natura diversa ma ugualmente problematici. La causa più probabile di questo scambio risiede verosimilmente nella selezione errata del codice di diagnosi nel software di prescrizione elettronica utilizzato dal medico. Nel sistema di classificazione internazionale delle malattie ICD-10, ampiamente utilizzato nelle prescrizioni elettroniche, la lombosciatalgia è identificata con i codici M54.3 e M54.4, mentre l’induratio penis plastica è classificata con il codice N48.6, completamente differente sia nella categoria principale che nella specificità.
La ricetta elettronica, o dematerializzata, è stata progressivamente introdotta nel sistema sanitario italiano proprio con l’obiettivo di prevenire errori legati alla leggibilità delle prescrizioni e garantire una maggiore tracciabilità e sicurezza. Se da un lato questo strumento digitale ha effettivamente eliminato i problemi legati alla grafia medica spesso illeggibile – uno studio americano ha rilevato che il 4,7% degli errori terapeutici tra il 2004 e il 2006 erano riconducibili all’utilizzo di abbreviazioni e alla difficoltà di interpretazione della scrittura – dall’altro ha introdotto nuove tipologie di errori, come la selezione involontaria di codici diagnostici errati dai menu a tendina o dai sistemi di ricerca automatica.
Gli errori di prescrizione contribuiscono significativamente alla morbilità e alla mortalità nei sistemi sanitari di tutto il mondo, con costi stimati fino a 177 miliardi di dollari all’anno solo negli Stati Uniti. Essi possono manifestarsi in diverse forme, dalla scelta sbagliata di un farmaco alla prescrizione della dose errata, dalla frequenza inappropriata alla durata inadeguata della terapia. Nel caso specifico di Carmela, fortunatamente, l’errore riguardava solo la diagnosi e non il trattamento prescritto, ma in altre situazioni le conseguenze potrebbero essere ben più serie, specialmente quando l’errore comporta la somministrazione di farmaci inadeguati.
I sistemi informatici utilizzati per la prescrizione elettronica possono sia prevenire che creare errori. Da una parte, eliminano i problemi di leggibilità e consentono l’implementazione di sistemi di controllo automatizzati che avvisano il medico di potenziali interazioni farmacologiche o dosaggi inappropriati. Dall’altra, possono introdurre nuove vulnerabilità, come la selezione errata da menu troppo estesi o complessi, errori di digitazione, o problemi di interfaccia utente. Uno studio retrospettivo condotto negli Stati Uniti ha analizzato 3.850 prescrizioni elettroniche, rilevando che l’11,7% conteneva errori, percentuale non molto distante da quella osservata con la prescrizione manuale.
È interessante notare come la probabilità di commettere errori variasse significativamente a seconda del software utilizzato, andando dal 5,1% del programma meno soggetto a errori al 37,5% di quello più problematico. Questo evidenzia l’importanza di sviluppare interfacce utente intuitive e sistemi che impediscano attivamente la mancanza di informazioni essenziali, non consentendo di finalizzare la prescrizione se sono assenti dati fondamentali. Gli esperti suggeriscono che l’implementazione di funzionalità come avvisi adeguati e calcolatori integrati potrebbe eliminare rispettivamente il 7,5% e il 5,6% degli errori riscontrati.
Il caso di Carmela solleva interrogativi importanti sulla formazione del personale medico nell’utilizzo dei sistemi di prescrizione elettronica e sulla necessità di implementare controlli di qualità più rigorosi. Una possibile soluzione potrebbe essere l’introduzione di filtri contestuali che segnalino incongruenze evidenti, come la prescrizione di patologie specifiche di genere a pazienti del sesso opposto. Risulta fondamentale, inoltre, il coinvolgimento attivo dei pazienti nel processo di cura, incoraggiandoli a verificare sempre il contenuto delle prescrizioni e a segnalare eventuali anomalie.
Il Ministero della Salute, consapevole dei rischi legati agli errori di prescrizione, ha emanato nel 2018 la Raccomandazione n. 18, che fornisce indicazioni per prevenire gli errori in terapia conseguenti all’utilizzo di abbreviazioni, acronimi, sigle e simboli non standardizzati, promuovendo l’adozione di un linguaggio comune tra medici, farmacisti e infermieri. Questa iniziativa rappresenta un passo importante verso la standardizzazione delle pratiche di prescrizione, ma il caso di Carmela dimostra come sia necessario estendere tali raccomandazioni anche agli aspetti specifici della prescrizione elettronica.
In conclusione, se da un lato la digitalizzazione delle ricette rappresenta un progresso significativo nella gestione delle prescrizioni mediche, dall’altro richiede un’attenta formazione del personale sanitario e l’implementazione di sistemi di controllo adeguati. Il caso di Carmela, per quanto possa suscitare un sorriso, evidenzia come gli errori di prescrizione rimangano una sfida significativa per i sistemi sanitari moderni, richiedendo un approccio multidisciplinare che coinvolga medici, programmatori di software, farmacisti e, non ultimi, i pazienti stessi nella loro prevenzione.