Social Media, Macron: “Li vieteremo ai minori di 15 anni anche se l’UE non lo farà”

Emmanuel Macron annuncia che la Francia vieterà i social media ai minori di 15 anni se l’UE non implementerà una regolamentazione comune, dopo l’attacco mortale in una scuola di Nogent.
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Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato martedì sera che la Francia vieterà l’accesso ai social media per i minori di 15 anni entro pochi mesi, qualora l’Unione Europea non riesca a implementare una regolamentazione comune sul tema. La dichiarazione del capo dell’Eliseo è arrivata in seguito al tragico episodio avvenuto nella scuola media François-Dolto di Nogent, nell’Alta Marna, dove uno studente di 14 anni ha accoltellato e ucciso una collaboratrice scolastica di 31 anni durante un controllo di routine degli zaini.

"Dobbiamo vietare i social media ai minori di 15 anni", ha dichiarato Macron durante un’intervista all’emittente televisiva France 2, aggiungendo che "daremo alcuni mesi per avviare la mobilitazione europea. Altrimenti inizieremo a farlo in Francia. Non possiamo più aspettare". Il presidente ha successivamente ribadito la sua posizione sui social network, scrivendo su X: "Sto vietando i social media ai bambini sotto i 15 anni. Le piattaforme hanno la capacità di verificare l’età".

La posizione di Macron si inserisce in una strategia più ampia portata avanti dalla Francia insieme a Spagna e Grecia, che stanno esercitando pressioni sulla Commissione Europea per introdurre rapidamente un sistema di verifica dell’età a livello comunitario e fissare un’età minima uniforme per l’accesso alle piattaforme social. Clara Chappaz, ministra francese delegata all’Intelligenza artificiale e all’economia digitale, ha guidato questa iniziativa negli ultimi mesi, cercando di creare una coalizione europea che includa anche Irlanda, Danimarca, Slovenia e Cipro.

La ministra Chappaz aveva già avvertito a maggio che la Francia avrebbe agito unilateralmente entro l’autunno se non fosse stato raggiunto un accordo europeo: "Il mio lavoro oggi è quello di mobilitare una coalizione con Spagna, Grecia e ora Irlanda, per convincere la Commissione Europea. Se non riusciamo entro l’autunno, la Francia si assumerà le sue responsabilità". Secondo la strategia francese, l’obiettivo è quello di obbligare le piattaforme social a implementare sistemi di verifica dell’età efficaci, con sanzioni per chi non rispetta le regole.

L’urgenza manifestata da Macron trova le sue radici nel crescente allarme per la sicurezza nelle scuole francesi e l’impatto dei social media sui giovani. L’episodio di Nogent rappresenta l’ultimo di una serie di attacchi violenti negli istituti scolastici francesi che hanno spinto il governo a intensificare i controlli di sicurezza. Il primo ministro François Bayrou aveva già definito "critica" la minaccia delle armi da taglio tra i minorenni, annunciando un’intensificazione dei controlli nelle scuole dopo precedenti episodi di violenza.

I dati francesi mostrano un quadro preoccupante riguardo all’esposizione dei minori ai contenuti dannosi online: secondo l’associazione e-Enfance per la protezione dei bambini online, l’82% dei minori è esposto a contenuti dannosi in rete, inclusi vendita di droghe e armi e materiale inappropriato. Inoltre, una famiglia francese su quattro sperimenta episodi di cyberbullismo, mentre il 67% dei bambini tra 8 e 10 anni e l’86% di quelli tra 8 e 18 anni utilizza i social media.

La Francia ha già adottato misure concrete in materia: dal luglio 2023 è in vigore una legge che stabilisce la "maggiore età digitale" a 15 anni, richiedendo il consenso parentale per i minori che vogliono accedere ai social network. Tuttavia, questa normativa rimane largamente inapplicata a causa della mancanza di un adeguamento al diritto europeo e della facilità con cui i controlli possono essere aggirati. Dal luglio 2024, tutti i dispositivi connessi venduti in Francia devono obbligatoriamente offrire un sistema di controllo parentale attivo.

L’iniziativa francese si scontra tuttavia con le resistenze del settore tecnologico europeo. Constantin Gissler, amministratore delegato di Dot Europe, che rappresenta i servizi e le piattaforme online a Bruxelles, ha dichiarato che "una nuova legislazione appare prematura" e che bisognerebbe prima applicare correttamente le regole esistenti, riferendosi al Digital Services Act già in vigore. Le piattaforme social sostengono inoltre che la verifica dell’età sia tecnicamente complessa, argomento che la ministra Chappaz considera una "scusa falsa".

L’Unione Europea sta comunque lavorando su questo fronte: la Commissione Europea ha lanciato a maggio una consultazione pubblica su linee guida per la protezione dei minori online sotto il Digital Services Act, con l’obiettivo di creare un ambiente digitale più sicuro per i bambini. Le linee guida coprono una vasta gamma di misure, dalla verifica dell’età al miglioramento degli algoritmi di raccomandazione dei contenuti, fino all’impostazione predefinita degli account dei minori come privati.

Parallelamente, la Commissione sta sviluppando un’applicazione mobile che permette agli utenti di verificare se sono maggiorenni senza rivelare l’età esatta, attualmente in fase pilota con partecipazione di Spagna, Francia, Grecia, Danimarca e Italia, con lancio previsto per luglio. Questo strumento è collegato agli obblighi del Digital Services Act, che mira a limitare l’esposizione dei minori a contenuti inappropriati e prevenire le loro interazioni con utenti sconosciuti.

La questione della regolamentazione dei social media per i minori presenta attualmente un panorama frammentato in Europa: mentre il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati stabilisce che il trattamento dei dati personali dei minori di 16 anni sia lecito solo con consenso parentale, i Paesi membri possono abbassare questa soglia fino a 13 anni. L’Italia e la Spagna hanno fissato l’età a 14 anni, mentre la Germania mantiene i 16 anni. Francia e Grecia sostengono entrambe un divieto per gli utenti sotto i 15 anni, mentre la Spagna preferisce lasciare aperta la discussione a livello europeo.

L’annuncio di Macron rappresenta un’escalation significativa nella battaglia europea per la protezione dei minori online, ponendo la Francia in una posizione di leadership su un tema che divide esperti, genitori e istituzioni. Mentre i sostenitori della regolamentazione sottolineano i rischi per la salute mentale e la sicurezza dei giovani, i critici evidenziano le difficoltà tecniche e le possibili implicazioni per la libertà digitale. La decisione finale dipenderà dalla capacità della Francia di costruire una coalizione europea sufficientemente ampia per convincere la Commissione Europea ad agire rapidamente, altrimenti Parigi procederà unilateralmente con il divieto promesso dal presidente.