Papa Leone XIV, pedofilia: le accuse di insabbiamento sono una fake news

Analisi delle accuse di insabbiamento di casi di pedofilia rivolte a Robert Francis Prevost, eletto Papa Leone XIV, e delle risposte ufficiali della Chiesa che evidenziano il suo impegno nella protezione dei minori.

Nel clima di grande attenzione mediatica che ha seguito l’elezione di Papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, sono emerse alcune accuse riguardanti presunti insabbiamenti di casi di pedofilia che avrebbero coinvolto il nuovo Pontefice nel suo passato. Sui social network, in particolare, queste informazioni hanno trovato terreno fertile, spingendo molti a interrogarsi sulla loro veridicità. Ripercorriamo i fatti con attenzione, analizzando sia le accuse mosse contro l’ex cardinale statunitense, sia le posizioni ufficiali espresse dalla Chiesa e dalle diocesi coinvolte.

Solo poche ore dopo l’annuncio dell’Habemus Papam dell’8 maggio 2025, diversi media hanno ripreso e diffuso informazioni riguardanti due vicende che avrebbero coinvolto Robert Prevost in passato. Il rapper Fedez, in particolare, ha condiviso sui propri canali social una storia in cui sintetizzava queste accuse, che in realtà erano già circolate nei giorni precedenti il Conclave tra gli organi di informazione cattolica più conservatori.

Le vicende in questione sono due. La prima risale ai primi anni 2000, quando Prevost era provinciale degli Agostiniani a Chicago. In questo ruolo, secondo le accuse, avrebbe offerto ospitalità a un sacerdote già condannato per pedofilia. I riferimenti, in particolare, riguarderebbero i casi dei sacerdoti Richard McGrath e James Ray, membri dell’Ordine degli Agostiniani, accusati di abusi su minori negli anni ’90.

La seconda vicenda, più recente, si riferisce invece al periodo in cui Prevost era vescovo di Chiclayo, in Perù. Nel 2020, tre sorelle – Ana Maria Quispe Diaz, Aura Teresa e Juana Mercedes – denunciarono pubblicamente abusi sessuali subiti da due sacerdoti tra il 2006 e il 2010. Secondo le vittime, la diocesi non avrebbe avviato alcuna indagine canonica, limitandosi a consigliare loro di rivolgersi alle autorità civili.

Di fronte a queste accuse, la diocesi di Chiclayo ha diffuso una nota ufficiale in cui ha contestato fermamente la ricostruzione dei fatti. Nel comunicato si specificava che “il caso è stato inviato alla Santa Sede, è stato archiviato per mancanza di prove e, di fronte al ricorso pubblico di uno dei querelanti, la causa è stata riaperta, è stata nuovamente oggetto di indagine ed è attualmente all’esame del Dicastero per la Dottrina della Fede”.

Inoltre, la diocesi ha specificato che “dal momento della ricezione della denuncia, e fermo restando il diritto alla presunzione di innocenza, si è proceduto secondo gli orientamenti della Chiesa sia nell’indagine preventiva che nell’applicazione delle misure cautelari: l’allontanamento dalla parrocchia e il divieto di esercizio pubblico del ministero sacerdotale” del sacerdote accusato, il quale peraltro si è sempre dichiarato estraneo alle accuse che gli vengono rivolte.

La nota ufficiale sottolineava anche che “l’affermazione secondo la quale la Chiesa ha voltato le spalle alle presunte vittime non corrisponde alla verità. Al contrario, è stata data loro la libertà di sporgere denuncia presso il tribunale civile ed è stato loro offerto aiuto psicologico”.

I sostenitori di Papa Leone XIV sottolineano come, in realtà, durante il suo episcopato in Perù, Prevost abbia istituito il primo centro di ascolto del paese dedicato alle vittime di abusi. Un fatto che testimonierebbe il suo impegno concreto contro questo fenomeno. Non solo: come cardinale, ha presieduto la Commissione Episcopale per la Protezione dei Minori, uno degli organismi più rilevanti della Chiesa in questo ambito.

Il contesto in cui emergono queste accuse è particolarmente delicato. La Chiesa cattolica, sotto la guida di Papa Francesco, ha intrapreso un percorso di tolleranza zero nei confronti della pedofilia e dei suoi insabbiamenti. Nel 2019, dopo un summit mondiale sul tema, Bergoglio ha emanato leggi severissime non solo contro chi commette questi reati, ma anche contro coloro che li insabbiano.

Un caso emblematico di questa linea rigorosa si è verificato nel 2022, quando Lucas Van Looy, vescovo emerito di Gent, in Belgio, ha rinunciato alla porpora cardinalizia che Papa Francesco gli aveva assegnato, proprio perché accusato di aver insabbiato casi di pedofilia durante il suo episcopato

Mentre le discussioni sulle accuse si diffondevano sui media, Papa Leone XIV ha celebrato la sua prima messa nella Cappella Sistina il 9 maggio, davanti ai cardinali che lo hanno eletto. Un’omelia che molti hanno interpretato come una dichiarazione programmatica del suo pontificato.

“Siamo una comunità, mi avete affidato un tesoro, so di poter contare su ognuno di voi”, ha detto il Pontefice rivolgendosi ai porporati. Nel suo discorso, Leone XIV ha messo in guardia dall’ateismo di fatto in cui vivono anche molti battezzati e ha sottolineato come la Chiesa debba essere “faro nelle notti del mondo”.

Significativo anche il passaggio in cui ha affermato che chiunque nella Chiesa eserciti un ministero deve “sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato e spendersi perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo”.

Per comprendere meglio la visione di Prevost, può essere utile analizzare la scelta del nome papale Leone XIV, che si inserisce in una tradizione di pontefici dal forte impatto storico. Leone I, detto “Magno”, regnò nel V secolo ed è ricordato per aver incontrato Attila alle porte di Roma, persuadendolo a non saccheggiare la città, divenendo simbolo dell’autorità papale come guida morale e politica.

Altrettanto influente è stato Leone XIII, salito al soglio pontificio nel 1878, noto come il “Papa sociale” per l’enciclica Rerum Novarum, che gettò le basi per la dottrina sociale della Chiesa affrontando temi come il lavoro, i diritti dei lavoratori e il rapporto tra capitale e dignità umana.

La scelta di questo nome sembra quindi indicare la volontà di un pontificato caratterizzato da autorità morale, attenzione alle questioni sociali e capacità di mediazione. Una prospettiva che potrebbe includere anche un approccio rigoroso e trasparente verso le problematiche legate agli abusi all’interno della Chiesa.

Mentre il dibattito sulle accuse contro Papa Leone XIV continua, sarà importante osservare come il nuovo Pontefice affronterà concretamente il tema degli abusi nel suo pontificato, proseguendo o eventualmente rafforzando il percorso di tolleranza zero avviato dal suo predecessore.