Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, ha svelato alcuni retroscena dell’elezione di Papa Leone XIV in una lettera inviata al Giornale di Vicenza. Nel documento, scritto mentre era ancora “fresco della forte e coinvolgente esperienza del Conclave”, Parolin descrive i momenti salienti che hanno portato all’elezione di Robert Francis Prevost come 267esimo Pontefice della Chiesa Cattolica, avvenuta l’8 maggio 2025 al quarto scrutinio.
“Credo di non rivelare nessun segreto, se scrivo che un lunghissimo e caloroso applauso è seguito a quell’accetto che lo rendeva il 267esimo Papa della Chiesa Cattolica”, afferma Parolin nella missiva. Il cardinale, che ha guidato la Segreteria di Stato vaticana dal 15 ottobre 2013 al 21 aprile 2025, giorno della morte di Papa Francesco, evidenzia la “serenità” mostrata da Prevost in quei momenti così intensi che “cambiano totalmente la vita di un uomo”.
Prevost, nato a Chicago il 14 settembre 1955, si è distinto nella storia della Chiesa per essere il primo pontefice statunitense e il primo appartenente all’Ordine di Sant’Agostino. La sua elezione rappresenta un momento storico significativo, essendo anche il secondo papa proveniente dal continente americano dopo Francesco, ma il primo degli Stati Uniti d’America. La scelta del nome Leone XIV richiama esplicitamente Leone XIII, il pontefice che nel maggio 1891 pubblicò l’enciclica Rerum Novarum, fondamentale documento da cui ha origine la moderna Dottrina sociale della Chiesa.
Il nuovo corso del pontificato sembra già delineato dalle prime parole pronunciate dal Papa dalla Loggia di San Pietro, dove ha fatto immediato riferimento alla pace “disarmata e disarmante”. Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha sottolineato come Leone XIV abbia usato “le prime parole di Gesù dopo la Pasqua”, enfatizzando l’importanza del dialogo in un mondo “spesso toccato da conflitti e tensione”.
Parolin, che secondo diverse fonti avrebbe svolto un ruolo determinante durante il Conclave, rivela nella sua lettera di conoscere da tempo Prevost: “La serenità del nuovo Pontefice io l’ho sempre sperimentata nel Card. Prevost, che ebbi modo di conoscere all’inizio del mio servizio come Segretario di Stato per una questione spinosa che riguardava la Chiesa in Perù, dove egli era Vescovo della Diocesi di Chiclayo”. I due hanno poi collaborato direttamente negli ultimi due anni, da quando Francesco aveva chiamato Prevost a Roma assegnandogli la guida del Dicastero per i Vescovi.
Secondo indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, proprio Parolin sarebbe stato il “regista” dell’elezione di Prevost. Monsignori vicini ai porporati che hanno partecipato alle Congregazioni generali, pur mantenendo l’anonimato, hanno definito il cardinale vicentino “un fine e raffinato diplomatico, erede del grande Agostino Casaroli”. Parolin, che alla vigilia del Conclave era considerato tra i papabili, avrebbe compreso di poter contare su una quarantina di preferenze grazie al suo prestigio, ma anche che i cardinali conservatori non lo avrebbero mai scelto perché troppo legato al pontificato di Francesco e per il suo ruolo di Segretario di Stato, che lo aveva costretto a mostrarsi talvolta rigido verso i confratelli.
L’ipotesi più accreditata è che Parolin si sia esposto molto durante il Conclave non per promuovere la propria candidatura, ma per favorire una convergenza sia dei cardinali conservatori sia dei gruppi di bergogliani su Prevost, figura su cui “nessuno avrebbe potuto obiettare” grazie al suo eccellente curriculum: teologo di primo piano, religioso agostiniano, missionario, vescovo diocesano e con esperienza nella Curia Romana.
Prevost porta con sé un bagaglio di esperienze internazionali notevole. Dopo l’ordinazione sacerdotale nel 1982, ha diviso la sua vita tra gli Stati Uniti e il Perù, paese in cui ha vissuto per molti anni e del quale possiede anche la cittadinanza. Parla correntemente, oltre all’inglese nativo, lo spagnolo, l’italiano, il francese e il portoghese, oltre a saper leggere il latino e il tedesco – un profilo linguistico che lo rende particolarmente adatto a guidare una Chiesa universale.
Nella sua lettera, Parolin esprime “gioia che in così breve tempo la Chiesa universale abbia ritrovato il suo Pastore, il Successore di Pietro, il Vescovo di Roma, dopo la malattia e la morte di Papa Francesco”, ricordando con gratitudine che il pontefice argentino “ha avuto la pazienza di tenermi come suo Segretario di Stato per quasi 12 anni”. Il cardinale evidenzia le qualità umane e pastorali di Leone XIV: “Ho potuto sperimentare in lui conoscenza delle situazioni e delle persone, pacatezza nell’argomentazione, equilibrio nella proposta delle soluzioni, rispetto, attenzione e amore per tutti”.
Il nuovo Pontefice ha già iniziato a delineare la sua agenda. Venerdì 9 maggio ha celebrato una Messa con i cardinali nella Cappella Sistina, mentre domenica 11 maggio reciterà la preghiera del Regina Coeli dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro. Lunedì 12 maggio, invece, incontrerà nell’Aula Paolo VI tutti gli operatori dei media accreditati presso la Sala Stampa della Santa Sede che hanno seguito gli eventi delle ultime settimane.
“Credo che Papa Leone XIV, oltre ovviamente che nella grazia del Signore, troverà nella sua grande esperienza di religioso e di pastore, come pure nell’esempio, nell’insegnamento e della spiritualità del grande padre Agostino – che egli ha citato nelle sue prime parole – le risorse per lo svolgimento efficace del ministero che il Signore gli ha affidato, a bene della Chiesa e dell’umanità intera”, conclude Parolin nella sua lettera, assicurando al nuovo Papa vicinanza, affetto, obbedienza e preghiera.
In questa lunga lettera il Cardinale Pietro Parolin, seguendo rigorosamente l’obbligo al silenzio, non ha svelato quanti voti ha preso Papa Leone XIV.