Tumori, cresce l’incidenza tra i giovani: i dati allarmanti del nuovo rapporto FAVO

Il nuovo rapporto FAVO evidenzia un aumento dell’incidenza dei tumori tra i giovani, in particolare nelle donne sotto i 35 anni, con una crescita significativa di forme aggressive come il carcinoma pancreatico e il mieloma. Gli esperti collegano questo trend a cambiamenti negli stili di vita e sottolineano la necessità di rafforzare prevenzione e diagnosi precoce.

L’ultimo rapporto della Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO), presentato in occasione della Giornata del malato oncologico, fotografa una situazione in evoluzione per quanto riguarda l’incidenza dei tumori in Italia, con particolare attenzione all’aumento dei casi nelle fasce di età più giovani. Secondo i dati raccolti, nel 2025 sono 3,7 milioni gli italiani che vivono dopo una diagnosi di tumore, un numero in costante crescita che riflette sia l’allungamento della sopravvivenza sia, purtroppo, un incremento delle nuove diagnosi anche tra adolescenti e giovani adulti.

Il fenomeno dell’aumento dell’incidenza oncologica tra i giovani è confermato da una serie di studi recenti, tra cui una ricerca pubblicata su BMC Medicine e coordinata dall’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. L’analisi, condotta su oltre 10 milioni di casi registrati tra il 2000 e il 2020, ha evidenziato una crescita significativa dei tumori aggressivi, come il carcinoma pancreatico, gastrico, il mieloma e le neoplasie del colon-retto, soprattutto tra le donne sotto i 35 anni. In particolare, il tasso di incidenza del cancro al pancreas nelle donne tra i 18 e i 34 anni è cresciuto quasi il doppio rispetto agli uomini della stessa fascia d’età, con un incremento annuo medio del 9,37% contro il 4,43% maschile. La crescita riguarda anche altre forme tumorali ad alto tasso di letalità, con una disparità di genere che vede le giovani donne più colpite rispetto ai coetanei maschi.

Gli esperti che hanno condotto lo studio sottolineano come questa tendenza sia probabilmente legata a cambiamenti negli stili di vita delle nuove generazioni, caratterizzati da una precoce esposizione a fattori di rischio tipici della popolazione adulta. Tra questi si annoverano l’obesità, il diabete, il consumo eccessivo di alcol e di sigarette, elementi che contribuiscono a una maggiore vulnerabilità oncologica già in giovane età. Secondo Luca Cardone, ricercatore responsabile dello studio, l’aumento dei tumori a esordio precoce impone la necessità di intensificare la ricerca sui fattori di rischio e di rafforzare le strategie di prevenzione e diagnosi tempestiva, in modo da migliorare le possibilità di trattamento e sopravvivenza per questa fascia di popolazione.

Il quadro epidemiologico nazionale, delineato anche dal Profilo sul cancro 2025 dell’OCSE, evidenzia come l’Italia presenti un tasso di incidenza oncologica per le donne superiore del 4% rispetto alla media europea, mentre quello maschile risulta leggermente inferiore. Il trend generale mostra una riduzione della mortalità per cancro nell’ultimo decennio, grazie ai progressi nelle terapie e nella diagnosi precoce, ma le proiezioni indicano un aumento complessivo dei casi del 18% tra il 2022 e il 2040, anche per effetto dell’invecchiamento della popolazione. Tuttavia, il dato più preoccupante riguarda la crescita tra i giovani adulti, che si discosta dalla tradizionale associazione tra tumore e terza età.

Il rapporto FAVO sottolinea come, accanto all’aumento delle diagnosi, si registri una progressiva diminuzione della mortalità oncologica, con una sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi che ha raggiunto il 40%, rispetto al 33% di poco più di un decennio fa. Questo risultato è attribuibile alle nuove terapie mediche, chirurgiche e radianti, che hanno permesso di cronicizzare molte forme tumorali, offrendo ai pazienti una qualità di vita migliore e una prospettiva di lungo termine anche in presenza di malattia avanzata. Tuttavia, l’aumento dell’incidenza tra i giovani impone una riflessione sulle strategie di prevenzione primaria, sulla necessità di sensibilizzare le nuove generazioni ai rischi legati agli stili di vita e sull’importanza di investire in programmi di screening e diagnosi precoce anche per le fasce di età tradizionalmente considerate a basso rischio.

Secondo i dati raccolti, nel 2023 in Italia sono state registrate 395.000 nuove diagnosi di tumore, con una media superiore alle mille diagnosi al giorno. Di queste, una quota crescente riguarda soggetti giovani, in particolare donne, per le quali si osserva un incremento di forme tumorali aggressive e a prognosi sfavorevole. Il tumore alla mammella resta la neoplasia più frequente tra le donne, mentre negli uomini prevalgono i tumori alla prostata, al colon-retto e al polmone. L’analisi regionale mostra inoltre una significativa variabilità nell’incidenza e nella sopravvivenza, con alcune aree del Paese che registrano tassi di incidenza particolarmente elevati, come il Friuli Venezia Giulia, dove il tumore alla mammella rappresenta la neoplasia più diffusa.

Gli esperti sottolineano come la riduzione della mortalità oncologica sia frutto di un miglioramento delle strategie di prevenzione, della maggiore adesione agli screening e della tempestività delle cure. In particolare, la mortalità per cancro al polmone in Italia è inferiore del 22% rispetto alla media europea, mentre quella per tumore del colon-retto è diminuita di quasi il 20% nell’ultimo decennio, grazie all’implementazione di programmi di screening mirati. Tuttavia, la crescita dei tumori tra i giovani rappresenta una sfida inedita, che richiede un approccio multidisciplinare e una maggiore attenzione ai determinanti sociali e ambientali della salute.

L’incremento dei tumori in età giovanile, evidenziato dal rapporto FAVO e dagli studi epidemiologici più recenti, impone una revisione delle politiche di prevenzione e una maggiore sensibilizzazione della popolazione sui rischi legati a comportamenti non salutari. Gli specialisti invitano a promuovere campagne di educazione sanitaria rivolte ai giovani, a potenziare la ricerca sui fattori di rischio emergenti e a garantire l’accesso a percorsi diagnostici e terapeutici innovativi. Solo attraverso un impegno congiunto di istituzioni, operatori sanitari e società civile sarà possibile invertire questa tendenza e garantire alle nuove generazioni una prospettiva di salute migliore.