Un aereo di linea che per dieci minuti vola senza controllo umano diretto, con oltre duecento persone a bordo e solo il pilota automatico a garantirne la stabilità in quota. Quanto emerso dal rapporto investigativo dell’autorità spagnola per la sicurezza aerea rivela i contorni di quello che avrebbe potuto trasformarsi in uno degli incidenti più gravi nella storia recente dell’aviazione civile europea. La vicenda, avvenuta il 17 febbraio 2024 su un volo Lufthansa da Francoforte a Siviglia, è stata classificata come “inconveniente grave” dagli investigatori e solleva interrogativi inquietanti sulle procedure di sicurezza attualmente in vigore nelle cabine di pilotaggio degli aerei di linea.
Era una normale mattinata di febbraio quando il volo Lufthansa LH1140, un Airbus A321 con marche D-AISO, decollava dall’aeroporto di Francoforte con destinazione Siviglia trasportando 199 passeggeri e 6 membri dell’equipaggio. Nulla lasciava presagire che quel volo sarebbe diventato oggetto di un’indagine approfondita da parte della Commissione investigativa sugli incidenti dell’aviazione civile spagnola (CIAIAC), che solo ora ha reso pubblico il rapporto completo sull’accaduto, rivelando dettagli che fanno rabbrividire anche i viaggiatori più esperti e che evidenziano le potenziali vulnerabilità nei protocolli di sicurezza attualmente in vigore.
Poco prima delle 11:30, durante la fase di crociera, il comandante dell’aeromobile, seguendo una prassi del tutto normale, si è allontanato dalla cabina di pilotaggio per recarsi in bagno, lasciando temporaneamente il primo ufficiale da solo ai comandi dell’aereo. Secondo quanto riportato nel documento investigativo, il comandante non aveva notato nulla di anomalo nel comportamento o nelle condizioni di salute del suo collega, che appariva “in buona forma e attento”. Tuttavia, appena 36 secondi dopo l’uscita del comandante dalla cabina, alle 11:32:06 con precisione cronometrica, si è verificato l’impensabile: il primo ufficiale ha subito un improvviso malore perdendo conoscenza mentre era l’unica persona presente nel cockpit dell’aeromobile.
L’incapacitazione del copilota ha creato una situazione senza precedenti: l’Airbus A321 ha continuato a volare per circa dieci minuti senza alcuna supervisione umana, affidato esclusivamente ai sistemi automatizzati di volo. Durante questi interminabili minuti, il controllore di volo ha tentato ripetutamente di mettersi in contatto con la cabina di pilotaggio, ma le sue chiamate sono rimaste senza risposta, aumentando la preoccupazione tra il personale di controllo del traffico aereo che monitorava la traiettoria dell’aeromobile nei cieli europei.
Un elemento cruciale in questa vicenda è rappresentato dalla porta blindata della cabina di pilotaggio, introdotta come misura di sicurezza dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 per impedire l’accesso non autorizzato al cockpit. In questo caso, paradossalmente, proprio quel sistema di sicurezza si è trasformato in un ostacolo potenzialmente letale. Il comandante, ignaro dell’incapacitazione del collega, ha tentato più volte di rientrare nella cabina seguendo la procedura standard prevista dai protocolli di sicurezza, che richiede che qualcuno all’interno della cabina sblocchi manualmente la porta. Tuttavia, con il primo ufficiale privo di conoscenza, nessuno poteva azionare il meccanismo di apertura.
Dopo diversi tentativi infruttuosi e comprendendo la potenziale gravità della situazione, il comandante ha attivato la procedura d’emergenza, inserendo un codice speciale che consente l’apertura automatica della porta dopo un determinato intervallo di tempo, progettato per dare la possibilità a chiunque si trovi all’interno della cabina di negare l’accesso in caso di tentativo di intrusione forzata. La tensione di quei momenti è difficilmente immaginabile, con il comandante consapevole che ogni minuto trascorso poteva essere determinante per la sicurezza dell’aeromobile e dei suoi passeggeri.
In un colpo di scena che ha del provvidenziale, proprio mentre stava per attivarsi lo sblocco automatico della porta, il primo ufficiale ha ripreso conoscenza e, seppur in condizioni visibilmente alterate, è riuscito ad aprire fisicamente la porta della cabina. Il comandante, entrando, ha trovato il collega “pallido e sudato”, segni evidenti del grave malore che lo aveva colpito, e ha immediatamente ripreso il controllo dell’aeromobile richiedendo l’assistenza degli assistenti di volo e di un eventuale medico presente tra i passeggeri per valutare le condizioni del primo ufficiale.
Comprendendo la gravità della situazione e l’impossibilità per il primo ufficiale di continuare a svolgere le sue mansioni, il comandante ha preso la decisione di effettuare una deviazione dall’itinerario previsto, dirottando l’aereo verso l’aeroporto di Madrid per permettere al copilota di ricevere assistenza medica immediata. L’Airbus A321 è rimasto a terra nella capitale spagnola per oltre cinque ore mentre il personale medico si prendeva cura del primo ufficiale e venivano completate tutte le procedure necessarie prima di poter riprendere il viaggio verso la destinazione originale.
Secondo quanto riportato nel documento investigativo della CIAIAC, durante il periodo di incapacitazione, il copilota ha involontariamente azionato alcuni interruttori e agito sui comandi di volo, probabilmente a causa di movimenti inconsulti durante la perdita di coscienza. Fortunatamente, nessuna di queste azioni ha compromesso la sicurezza dell’aeromobile, che ha continuato a volare in modo stabile grazie ai sistemi automatizzati di controllo del volo. La pubblicazione del rapporto investigativo, avvenuta solo recentemente, ha permesso di far luce su un episodio che avrebbe potuto avere conseguenze catastrofiche e che solleva interrogativi significativi sulla sicurezza delle operazioni aeree.
L’incidente del volo Lufthansa LH1140 riporta all’attenzione un dibattito mai completamente sopito nel settore dell’aviazione civile riguardo alla necessità di avere sempre almeno due persone presenti nella cabina di pilotaggio. Nel marzo 2015, in seguito al tragico incidente del volo Germanwings 9525 causato dal suicidio deliberato del copilota che aveva approfittato dell’assenza momentanea del comandante, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Aerea (EASA) aveva emesso una raccomandazione temporanea affinché le compagnie aeree garantissero la presenza di almeno due membri dell’equipaggio, di cui uno qualificato come pilota, nella cabina di pilotaggio durante tutte le fasi del volo.
Tuttavia, nel luglio 2016, l’EASA aveva rivisto questa raccomandazione adottando un approccio più flessibile basato sulla valutazione dei rischi. La nuova linea guida suggeriva che le compagnie aeree effettuassero una propria analisi dei rischi e, sulla base dei risultati, potessero decidere se mantenere o meno la procedura denominata “due persone in cabina” come possibile misura di mitigazione. Tra gli elementi da considerare nella valutazione dei rischi, l’EASA indicava lo screening psicologico e di sicurezza dell’equipaggio di volo, la stabilità occupazionale e il tasso di turnover, l’accesso a programmi di supporto e la capacità del sistema di gestione dell’operatore di mitigare i rischi psicologici e sociali.
L’incidente del volo LH1140 solleva nuovi interrogativi sull’adeguatezza di questo approccio flessibile e potrebbe portare a una revisione delle normative attuali in materia di sicurezza nella cabina di pilotaggio. La Commissione investigativa spagnola, attraverso il suo rapporto, ha evidenziato come in situazioni di emergenza medica che coinvolgono i membri dell’equipaggio di condotta, la presenza di una seconda persona in cabina potrebbe rappresentare un elemento determinante per garantire la continuità delle operazioni in sicurezza.
Il rapporto investigativo dell’autorità spagnola, pur riconoscendo che l’incidente non ha avuto conseguenze tragiche grazie a una serie di circostanze fortunate, sottolinea la necessità di riconsiderare alcuni aspetti fondamentali delle procedure di sicurezza nel trasporto aereo. La classificazione dell’evento come “inconveniente grave” riflette la consapevolezza che si è trattato di una situazione con un elevato potenziale di rischio che avrebbe potuto facilmente degenerare in un disastro aereo di proporzioni significative.
La vicenda del volo Lufthansa LH1140 rappresenta un caso emblematico di come, nonostante gli enormi progressi tecnologici e i sofisticati sistemi di automazione presenti sugli aeromobili moderni, il fattore umano rimanga un elemento critico nella gestione della sicurezza aerea. La capacità dei piloti di rispondere prontamente a situazioni impreviste, la loro condizione psicofisica e le procedure che regolano la loro attività in cabina di pilotaggio sono aspetti che continuano a richiedere una costante attenzione e revisione da parte delle autorità regolatorie del settore.
Nel contesto attuale, in cui il traffico aereo ha ripreso a crescere dopo la pandemia di COVID-19 e le compagnie aeree sono sotto pressione per gestire volumi sempre maggiori di passeggeri con risorse limitate, episodi come quello del 17 febbraio 2024 servono a ricordare l’importanza di non compromettere mai gli standard di sicurezza in nome dell’efficienza operativa o del contenimento dei costi. La pubblicazione del rapporto investigativo, più di un anno dopo l’incidente, rappresenta un contributo significativo alla cultura della sicurezza nel settore dell’aviazione civile e un monito per tutti gli operatori coinvolti sulla necessità di mantenere sempre alta l’attenzione sui rischi potenziali legati al volo.