Maggio 2025 continua a sorprendere meteorologi e cittadini con un’incessante altalena di condizioni atmosferiche che non accenna a placarsi. L’Italia rimane intrappolata in una fase climatica incerta e estremamente variabile, caratterizzata da persistenti fenomeni di instabilità che coinvolgono buona parte della penisola, specialmente le regioni centro-settentrionali. La transizione verso la stagione estiva, che teoricamente dovrebbe manifestarsi con decisione proprio in questo periodo dell’anno, sembra subire un ritardo significativo a causa di dinamiche atmosferiche complesse che hanno origine ben lontano dal Mediterraneo.
Il protagonista assente di questo scenario meteorologico è indubbiamente l’anticiclone africano, quella struttura di alta pressione che negli ultimi anni ha dominato le estati italiane con ondate di calore sempre più intense e prolungate. La sua mancata espansione verso il Mediterraneo settentrionale non è casuale, ma dipende da un elemento climatico di portata globale che gli esperti identificano nella Zona di Convergenza Intertropicale, comunemente abbreviata con l’acronimo ITCZ. Questa fascia atmosferica, che circonda il pianeta in prossimità dell’Equatore, rappresenta il punto d’incontro degli alisei dei due emisferi e costituisce un autentico motore climatico per l’intero sistema circolatorio atmosferico.
I dati raccolti tramite osservazioni satellitari e boe oceaniche evidenziano un’anomalia significativa: nel maggio 2025 l’ITCZ risulta avere un posizionamento decisamente più meridionale rispetto ai parametri stagionali tipici, con uno scostamento stimato in circa 100 chilometri dalla sua collocazione media per questo periodo dell’anno. Sebbene possa sembrare una distanza modesta su scala planetaria, le implicazioni meteorologiche di questa anomalia sono profonde e si ripercuotono su tutto il bacino del Mediterraneo, influenzando direttamente le condizioni atmosferiche sulla nostra penisola.
La causa di questo anomalo comportamento dell’ITCZ è da ricercarsi nelle temperature superficiali delle acque del Golfo di Guinea, che attualmente risultano superiori alla norma stagionale. Questo riscaldamento oceanico altera il regime di circolazione monsonica africana, riducendone l’intensità e limitando di conseguenza la capacità dell’alta pressione subtropicale di espandersi verso latitudini più settentrionali. Si crea così una catena di effetti climatici che si può sintetizzare in questa sequenza: acque più calde nel Golfo di Guinea determinano monsoni africani più deboli, che a loro volta mantengono l’ITCZ in posizione arretrata, impedendo all’anticiclone nordafricano di risalire con decisione verso il Mediterraneo.
Le conseguenze di questa configurazione barica sullo scenario meteorologico italiano sono evidenti e si manifesteranno con particolare intensità nell’ultima decade di maggio. Le previsioni indicano infatti l’arrivo di un nuovo peggioramento a partire da martedì 21, quando un sistema ciclonico porterà piogge diffuse e temporali, inizialmente sul Nord-Ovest per poi estendersi progressivamente al Centro e parzialmente al Sud. I modelli previsionali evidenziano accumuli particolarmente significativi, con punte di 70-90 millimetri in particolare tra Liguria, Piemonte, Lombardia e alta Toscana.

La pericolosità di questa fase meteorologica risiede soprattutto nei marcati contrasti termici che si verranno a creare. L’irraggiamento solare, infatti, continuando a riscaldare con efficacia la superficie terrestre durante le ore diurne, favorisce l’accumulo di energia e umidità negli strati più bassi dell’atmosfera. Quando quest’aria calda e umida incontra le correnti più fresche in quota, si innescano intensi moti convettivi che possono dar vita a manifestazioni temporalesche di notevole intensità, caratterizzate da precipitazioni abbondanti e concentrate, raffiche di vento improvvise e grandinate anche di dimensioni considerevoli.
La situazione appare particolarmente critica sul versante alpino e prealpino, dove l’orografia accentua i fenomeni di instabilità, ma anche diverse aree della pianura padana e le zone interne del Centro potrebbero essere interessate da eventi meteorologici significativi. Diversa la situazione per il Sud e le Isole maggiori, dove l’influenza dell’anticiclone africano, seppur debole e discontinua, potrebbe garantire fasi di maggiore stabilità atmosferica, con temperature che localmente potrebbero superare i 30 gradi, specialmente nelle aree interne di Sicilia, Calabria e Puglia.

Ma quando terminerà questa fase di persistente instabilità primaverile? Le proiezioni dei principali centri meteorologici internazionali concordano nell’indicare che l’equilibrio atmosferico attuale potrebbe mantenersi sostanzialmente invariato almeno fino al termine di maggio, con ripetuti passaggi perturbati intervallati da brevi parentesi di tempo più stabile. Secondo gli esperti dell’European Centre for Medium-Range Weather Forecasts e del Climate Prediction Center americano, una svolta significativa potrebbe verificarsi solo a partire dalla seconda decade di giugno, quando finalmente l’anticiclone subtropicale potrebbe acquisire una maggiore strutturazione, garantendo condizioni più stabili e temperature più elevate anche sulle regioni settentrionali.
È importante sottolineare, tuttavia, che questa evoluzione rappresenta una tendenza a lungo termine soggetta a possibili variazioni. Il sistema atmosferico globale sta infatti mostrando sempre più frequentemente comportamenti anomali, con oscillazioni e configurazioni che talvolta sfuggono anche ai più sofisticati modelli previsionali. Ciò che appare certo, almeno per il momento, è che l’estate meteorologica, prevista convenzionalmente a partire dal 1° giugno, subirà quest’anno un ritardo nel suo pieno manifestarsi, prolungando una primavera caratterizzata da spiccata variabilità e frequenti episodi di instabilità.