Il bacino artificiale formatosi dopo il devastante crollo del ghiacciaio Birch sopra Blatten, nel Canton Vallese, continua a riempirsi d’acqua creando una situazione di crescente emergenza che ha spinto le autorità svizzere a evacuare preventivamente ulteriori abitazioni nei villaggi a valle. La massa di ghiaccio, roccia e detriti che mercoledì pomeriggio alle 15.30 ha completamente seppellito il piccolo centro alpino, cancellando dal panorama montano circa il novanta per cento delle strutture abitative, ha infatti ostruito il corso naturale del torrente Lonza e del ruscello Gisentella, provocando un accumulo d’acqua che ora minaccia di trasformarsi in una bomba idrica pronta a esplodere verso le comunità situate più a valle
La situazione si presenta particolarmente drammatica secondo Michel Ebener, responsabile dell’informazione presso il centro di comando regionale della Lötschental, che ha confermato come il lago artificiale stia continuando a ingrandirsi ora dopo ora, mentre i tecnici dell’Ufficio cantonale per i pericoli naturali stanno monitorando costantemente l’evolversi della crisi attraverso sistemi di rilevamento avanzati. Le autorità locali hanno dichiarato che importanti flussi provenienti dal lago potrebbero erodere il terreno lungo il fiume Lonza, creando le condizioni per un’ondata di piena capace di devastare l’intera valle sottostante e mettere a rischio la sicurezza di centinaia di persone che vivono nelle comunità montane circostanti.
🇨🇭 SUISSE : Une énorme partie du glacier du Birch s'est effondrée dans le Lötschental, provoquant un séisme de magnitude 3,1 sur l’échelle de Richter.
— Infos Françaises (@InfosFrancaises) May 28, 2025
Le village de Blatten, qui avait été évacué, est presque totalement détruit en quelques secondes. Une personne est portée… pic.twitter.com/5Nku3gda7R
La preoccupazione principale delle autorità elvetiche si concentra infatti sulla possibilità che il bacino possa cedere improvvisamente, liberando una quantità d’acqua tale da provocare inondazioni catastrofiche nei territori a valle, motivo per cui sono state disposte evacuazioni precauzionali aggiuntive che hanno interessato sedici persone residenti nei villaggi di Wiler e Kippel. Undici degli sfollati vivono a Kippel e cinque a Wiler, località situate strategicamente lungo il percorso che l’eventuale ondata di piena potrebbe seguire nel caso in cui il tappo di detriti che ora trattiene l’acqua dovesse cedere sotto la pressione crescente del liquido accumulato. Queste misure si aggiungono alle trecento persone che erano già state evacuate dal villaggio di Blatten il 19 maggio scorso, quando gli esperti avevano previsto l’imminente collasso del ghiacciaio dopo aver rilevato movimenti preoccupanti nella massa glaciale.
Il meccanismo che ha portato alla formazione di questo pericoloso bacino artificiale ha origine dal crollo del ghiacciaio Birch, che ha scaricato a valle una quantità stimata di circa tre milioni di metri cubi di materiale misto composto da ghiaccio, roccia, fango e detriti vegetali. La dinamica ricorda quella del disastro della Valtellina del 1987, quando il collasso di materiali rocciosi aveva formato uno sbarramento naturale che aveva successivamente ceduto provocando una catastrofe idrogeologica. Gli esperti stanno ora studiando attentamente l’evoluzione della situazione per comprendere se il fenomeno possa essere classificato come un tipico GLOF (Glacial Lake Outburst Flood), termine tecnico che indica le inondazioni causate dal collasso improvviso di laghi glaciali formatisi naturalmente o artificialmente.
😰 Une partie massive du glacier du Birch s’est effondrée cet après-midi sur le village de Blatten (Suisse).
— Xavier Roseren (@XavierRoseren) May 28, 2025
Le changement climatique bouleverse profondément nos montagnes.
L’État et les collectivités ne peuvent plus prendre à la légère ces évolutions.
📸 (Pomona-Media) pic.twitter.com/rjRceNPRSz
Per cercare di mitigare i rischi connessi a un eventuale straripamento del bacino, le autorità cantonali del Vallese hanno deciso di aumentare la zona di protezione della diga di Ferden, struttura che attualmente dispone già di una capacità superiore ai novecentomila metri cubi e che potrebbe fungere da elemento di contenimento aggiuntivo nel caso si verificasse un’ondata di piena. Una volta che la zona sarà messa in sicurezza, l’obiettivo sarà quello di installare le pompe del Cantone e dell’esercito nel lago per iniziare gradualmente a svuotare il bacino e ridurre la pressione esercitata sullo sbarramento naturale di detriti. Tuttavia, Antoine Jacquod, vice capo della sicurezza civile e militare del Vallese, ha ammesso che stabilire tempistiche precise per l’intervento risulta attualmente impossibile, considerando la complessità della situazione e i rischi connessi alle operazioni di avvicinamento alla zona del disastro.
Le operazioni di monitoraggio si stanno concentrando anche sulla ricerca di un uomo di sessantaquattro anni che risulta disperso dal momento del crollo e che si trovava nella zona di Tennmatten quando la massa di detriti si è abbattuta sul villaggio. Nonostante gli intensi sforzi profusi dalle squadre di soccorso, equipaggiate con cani addestrati per la ricerca di persone sepolte e droni dotati di telecamere termiche, l’uomo non è stato ancora localizzato, alimentando le preoccupazioni delle autorità che stanno coordinando le operazioni di ricerca in condizioni estremamente difficili. Il crollo del ghiacciaio ha inoltre provocato una scossa sismica di magnitudo 3,1 sulla scala Richter, percepita chiaramente in tutta la regione e registrata come il più grande movimento di massa mai documentato dal Servizio Sismico Svizzero, paragonabile soltanto al crollo del Pizzo Cengalo sopra Bondo nel 2017.
Il fenomeno si inserisce nel più ampio contesto dei cambiamenti climatici che stanno interessando l’arco alpino, dove le temperature del permafrost stanno aumentando a un ritmo doppio rispetto al resto del mondo, contribuendo alla destabilizzazione delle masse glaciali e rocciose che caratterizzano il paesaggio montano. Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, ha commentato che il crollo rappresenta un campanello d’allarme per tutti i territori alpini e richiama con forza l’urgenza di rafforzare le politiche di mitigazione e adattamento alla crisi climatica nelle aree montane. Gli esperti sottolineano come episodi simili potrebbero verificarsi con maggiore frequenza in futuro, considerando l’accelerazione dei processi di scioglimento glaciale e l’instabilità crescente delle formazioni rocciose ad alta quota.
La gestione dell’emergenza ha richiesto il coinvolgimento diretto dell’esercito svizzero, con il consigliere federale Martin Pfister, responsabile del Dipartimento della difesa e della protezione della popolazione, che si è recato personalmente sul posto per valutare l’entità dei danni e coordinare gli interventi di soccorso. Il consigliere di Stato vallesano Franz Ruppen ha definito l’evento come una catastrofe totale che va ben oltre ciò che gli abitanti della regione potevano immaginare, mentre il responsabile della sicurezza Stéphane Ganzer ha confermato che il villaggio risulta quasi completamente ricoperto dai detriti, con persino la chiesa locale scomparsa sotto la massa di materiale franato. Le autorità stanno ora lavorando per stabilire un sistema di monitoraggio permanente che possa fornire dati affidabili sull’evoluzione della situazione, dopo che i problemi di trasmissione attraverso la rete mobile GSM hanno compromesso l’efficacia dei sistemi di rilevamento nella fase iniziale dell’emergenza.