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Aumento Pedaggi Autostrade dal 1 agosto, ecco le ultime notizie

La maggioranza ritira l’emendamento che prevedeva aumenti dei pedaggi autostradali da agosto: ecco cosa cambia ora.

L’emendamento, presentato il 4 luglio dai relatori di maggioranza nell’ambito dell’esame del decreto Infrastrutture in commissione Trasporti alla Camera, prevedeva un incremento del canone annuo corrisposto ad Anas pari a “1 millesimo di euro a chilometro per le classi di pedaggio A e B e a 1 millesimo di euro a chilometro per le classi di pedaggio 3, 4 e 5”. In termini pratici, questo si sarebbe tradotto in un aumento di un euro ogni mille chilometri percorsi, applicato a tutte le categorie di veicoli: dalle automobili e moto fino ai mezzi pesanti come camion e autobus.

Il provvedimento sarebbe entrato in vigore “dal primo giorno del mese successivo a quello di entrata in vigore della disposizione”, vale a dire dal primo agosto 2025, considerando che il decreto Infrastrutture ha scadenza il 20 luglio. La scelta della data non è passata inosservata: l’aumento sarebbe scattato proprio nel cuore dell’esodo estivo, quando milioni di italiani si spostano per le vacanze utilizzando massicciamente la rete autostradale.

Secondo la relazione tecnica allegata all’emendamento, la misura avrebbe garantito ad Anas circa 90 milioni di euro annui di entrate aggiuntive, corrispondenti agli introiti attesi dall’incremento del canone. Per il solo 2025, l’introito stimato era di circa 37 milioni di euro, calcolato sulla base dei volumi di traffico rilevati nel 2023 – pari a circa 87 miliardi di veicoli-chilometro – e tenendo conto dell’andamento incrementale registrato nella prima parte del 2024.

L’incremento dei pedaggi era motivato dalla necessità di coprire “il fabbisogno di risorse che negli ultimi anni è strutturalmente aumentato a causa di alcuni eventi”. Tra le ragioni principali elencate nella relazione tecnica figuravano la ridefinizione della rete in gestione Anas, l’incremento dei costi per l’illuminazione pubblica delle strade e altri costi per le attività di Anas non coperti dall’attuale Contratto di Programma.

La relazione specificava inoltre che a partire dal 2025 sarebbe stato necessario coprire i fabbisogni derivanti dall’aumento della rete in gestione Anas a seguito del prossimo conferimento delle “strade di rientro” delle Regioni Veneto e Piemonte. Tuttavia, un aspetto che ha suscitato particolare critica è stato il fatto che le risorse aggiuntive non sarebbero state destinate alla manutenzione delle infrastrutture autostradali o a investimenti sulla sicurezza della rete.

La notizia dell’emendamento ha immediatamente scatenato una tempesta politica, con critiche provenienti non solo dalle opposizioni ma anche dall’interno della stessa maggioranza. Il primo a manifestare perplessità è stato il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini che, dopo un “duro confronto” con la premier Giorgia Meloni, ha chiesto ai relatori di ritirare l’emendamento contestato.

Le opposizioni hanno attaccato duramente la misura, definendola una “tassa sulle vacanze degli italiani”. La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha parlato di “tassa Meloni sulle vacanze degli italiani”, mentre il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha bollato l’iniziativa come “un altro colpaccio della maggioranza Meloni-Salvini-Tajani”. Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra ha chiesto “il ritiro immediato dell’emendamento”, definendo i cittadini “il bancomat di un governo senza visione”.

La Lega è stata la prima a fare marcia indietro, con la deputata Elisa Montemagni che ha ritirato la propria firma dall’emendamento “come saggiamente indicato dal ministro Matteo Salvini”. A seguire, anche i deputati di Fratelli d’Italia Antonio Baldelli e Massimo Milani, relatori del decreto Infrastrutture, hanno annunciato il ritiro dell’emendamento dichiarando: “Non ci sogneremmo mai di portare avanti un emendamento non condiviso dal ministro competente, e quindi accogliamo con grande favore l’invito del ministro Salvini a ritirare l’emendamento”.

Il dietrofront ha però evidenziato tensioni significative all’interno della maggioranza. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, fonti di Fratelli d’Italia hanno fatto sapere che era stata proprio la Lega a volere questo emendamento, mentre Giorgia Meloni riteneva che non si dovesse fare il passo indietro e che occorresse “assumersi la responsabilità delle richieste avanzate”.

Durissima la reazione delle associazioni dei consumatori. Il Codacons ha definito la misura “una vera e propria stangata estiva da 90 milioni di euro, studiata per colpire gli automobilisti nel periodo di maggior utilizzo della rete autostradale”. L’associazione ha sottolineato come particolarmente grave il fatto che “i soldi garantiti dall’aumento dei pedaggi non sarebbero andati né alla manutenzione delle strade, tantomeno alla sicurezza stradale, ma sarebbero serviti per coprire spese extra quali illuminazione e costi di gestione vari”.

Il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori Massimiliano Dona ha definito l’eventuale aumento “vergognoso”, criticando la “volontà di questo governo di fare cassa lanciando il sasso e nascondendo la mano”. Anche Assoutenti aveva criticato l’annunciato aumento dei pedaggi come un “rischio per milioni di automobilisti”.

Il ritiro dell’emendamento chiude ufficialmente la vicenda, ma lascia aperto il problema del reperimento delle risorse per Anas. I 90 milioni di euro previsti dall’aumento dei pedaggi dovranno essere recuperati “altrove”, creando un problema pratico per la maggioranza oltre a quello politico già emerso.

Elly Schlein ha chiesto a Giorgia Meloni di “impegnarsi a non presentare più l’aumento dei pedaggi per gli italiani nemmeno sotto altre forme, anche nei prossimi provvedimenti”, minacciando che “se ci riproveranno, li fermeremo di nuovo”. Anche Giuseppe Conte ha invitato “a mantenere alta la guardia” perché “ci riproveranno a infilare nuove tasse e rincari”. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!

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