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Delitto di Garlasco, il Dna di Ignoto 3 è “Univoco e indica con certezza una sola persona”

Nuove analisi confermano la presenza di Dna sconosciuto sul tampone orale di Chiara Poggi, mentre la Procura cerca «Ignoto 3» tra i compagni di scuola di Andrea Sempio.

La scoperta del profilo genetico denominato «Ignoto 3» rappresenta un elemento determinante nella nuova inchiesta della Procura di Pavia sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco. Il Dna, definito dagli esperti come «univoco e che indica con certezza una sola persona», è emerso dalle analisi condotte sul tampone orofaringeo prelevato durante l’autopsia della vittima diciotto anni fa e mai analizzato fino ad oggi.

La genetista Denise Albani, perito incaricato dal giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli, ha confermato i risultati emersi nei giorni scorsi attraverso una replica delle analisi, che ha evidenziato la presenza di cinque profili genetici sulla garza utilizzata per il prelievo orale. Tre di questi campioni si sono rivelati illeggibili, uno è stato attribuito a Ernesto Gabriele Ferrari, assistente del medico legale Marco Ballardini che nel 2007 eseguì l’autopsia, mentre il quinto appartiene a un individuo al momento sconosciuto.

Il profilo genetico Y947, caratterizzato da ventidue marcatori su ventisette, non corrisponde né ad Alberto Stasi, l’ex fidanzato della vittima condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio, né ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima attualmente indagato per concorso in omicidio. La presenza di questo materiale genetico sconosciuto ha riacceso l’interesse degli inquirenti, che stanno ora lavorando su due ipotesi principali: la possibilità che si tratti di una contaminazione verificatasi durante le fasi dell’autopsia o che appartenga effettivamente a una persona coinvolta nel delitto.

La ricerca del proprietario del profilo genetico ha portato la Procura di Pavia, diretta dal procuratore Fabio Napoleone, ad acquisire i registri scolastici dell’Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato Carlo Calvi di Sannazzaro de’ Burgondi, la scuola frequentata da Andrea Sempio e dall’amico Marco Poggi. Gli investigatori intendono ricostruire la rete di amicizie e frequentazioni del diciannovenne Sempio all’epoca del delitto, convocando come testimoni ex compagni di classe e professori per chiarire i rapporti, le abitudini e i locali frequentati dall’indagato.

Parallelamente, prosegue l’esame del materiale sequestrato nell’abitazione di Andrea Sempio, ora trentasettenne, dove sono state rinvenute migliaia di fogli manoscritti e documenti che potrebbero fornire indizi utili a definire legami e ambienti frequentati all’epoca. L’inchiesta sta inoltre rivalutando la figura di Michele Bertani, amico di Sempio morto suicida nel 2016, la cui presenza in alcune intercettazioni e i cui legami con il santuario della Madonna della Bozzola hanno riacceso l’interesse degli inquirenti.

Tuttavia, l’ipotesi della contaminazione rimane quella più accreditata dai consulenti tecnici. L’ex comandante del Ris Luciano Garofano, ora consulente della difesa di Sempio, ha dichiarato che la spiegazione più logica è che si tratti di una contaminazione avvenuta durante l’autopsia, sottolineando che la garza utilizzata per il prelievo non era sterile e che il materiale genetico potrebbe essere stato trasferito attraverso il contatto con strumenti contaminati.

La quantità di materiale genetico rilevata è estremamente esigua: circa 4 picogrammi rispetto ai 40.000 picogrammi della vittima, una quantità talmente ridotta da far pensare a una contaminazione piuttosto che a un contatto diretto con l’assassino. Anche Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, ha condiviso questa valutazione, parlando di una quantità «infinitesima» di materiale biologico.

La genetista Albani ha comunicato ai consulenti delle parti l’intenzione di richiedere chiarimenti al medico legale Marco Ballardini, che effettuò l’autopsia nel 2007, per comprendere meglio le modalità con cui venne eseguito il prelievo orale e stabilire chi fosse presente nella sala autoptica oltre a lui e al suo assistente. L’obiettivo è determinare se l’uso di una garza non sterile al posto di un tampone sterile possa aver causato la contaminazione del reperto.

La Procura di Pavia ha pianificato di confrontare il profilo genetico di «Ignoto 3» con quello di almeno trenta persone che potrebbero aver avuto contatti con il corpo della vittima o con i campioni prelevati durante l’autopsia. Questa lista comprende carabinieri intervenuti sulla scena del crimine, soccorritori, personale delle pompe funebri, tecnici della scientifica e tutti coloro che hanno partecipato alla riesumazione del corpo per il prelievo delle impronte dattiloscopiche.

L’incidente probatorio, iniziato il 17 giugno e sospeso durante il periodo estivo, ha già utilizzato completamente la traccia genetica disponibile per le analisi. La genetista Albani ha comunicato che eventuali ulteriori approfondimenti potranno essere effettuati soltanto su documentazione cartacea, non essendo più disponibile materiale biologico per nuove verifiche.

Il caso Garlasco continua così a generare interrogativi dopo diciotto anni dal delitto. La scoperta del profilo genetico sconosciuto potrebbe rappresentare una svolta nelle indagini o rivelare semplicemente un errore procedurale nelle prime fasi investigative. Gli inquirenti mantengono aperte entrambe le possibilità, proseguendo le indagini per fare definitivamente chiarezza su uno dei casi di cronaca nera più dibattuti degli ultimi decenni. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!

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