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Francia in crisi, Abolire due giorni festivi per ridurre il debito pubblico: il piano del Primo Ministro Bayrou

Il premier François Bayrou presenta un piano di austerità da 43,8 miliardi che prevede l’abolizione di Pasquetta e 8 maggio per ridurre il debito pubblico francese al 114% del PIL.

La Francia affronta una delle più gravi crisi finanziarie della sua storia recente, con un debito pubblico che ha raggiunto il 114% del Prodotto Interno Lordo e un deficit che sfiora il 5,8% secondo le ultime rilevazioni dell’Istituto Nazionale di Statistica francese. In questo contesto drammatico, il primo ministro François Bayrou ha presentato quella che la stampa transalpina definisce unanimemente una “finanziaria shock”, mai vista nella storia della Quinta Repubblica, che mira a recuperare 43,8 miliardi di euro per evitare quello che lo stesso premier ha definito “il pericolo mortale del debito”.

Il piano di risanamento dei conti pubblici si articola su due direttrici principali: ridurre drasticamente la spesa pubblica e aumentare la produttività nazionale. Tra le misure più controverse emerge la proposta di abolire due giorni festivi tradizionali: il lunedì di Pasqua e l’8 maggio, data che commemora la vittoria contro il nazismo e la fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa. Secondo le stime del governo, questa drastica decisione potrebbe generare “diversi miliardi di euro” nelle casse dello Stato “semplicemente perché la nazione lavorerà”.

Bayrou ha giustificato la scelta con argomentazioni tanto tecniche quanto simboliche. Il primo ministro ha sottolineato che il lunedì di Pasqua “non ha alcun significato religioso” e che il mese di maggio è diventato “un vero e proprio gruviera dove si salta da un ponte all’altro”, riferendosi alla concentrazione di festività che interrompe la continuità lavorativa. Tuttavia, il capo del governo si è dichiarato “pronto a valutare proposte alternative” qualora emergessero altre idee sui giorni festivi da sacrificare.

Il quadro finanziario che ha spinto a queste misure drastiche è allarmante. Ogni secondo che passa, il debito francese aumenta di 5.000 euro, mentre il servizio del debito assorbe oltre 70 miliardi di euro annui in interessi, rappresentando l’unico capitolo di spesa che non subirà tagli insieme alla difesa. Il premier ha paragonato la situazione francese a quella della Grecia durante la crisi del 2015-2019, ammonendo che “non bisogna mai dimenticare la storia della Grecia” e che “i francesi considerano normale, da decenni, che lo Stato paghi tutto”.

La manovra prevede inoltre un “anno bianco” per il 2026, durante il quale lo Stato non spenderà “un solo euro in più rispetto al 2025”, ad eccezione dell’aumento dei costi del servizio del debito e delle spese aggiuntive per la difesa. Questo congelamento si applicherà a tutti i bilanci ministeriali, alle prestazioni sociali, alle pensioni e agli stipendi dei dipendenti pubblici, con un risparmio stimato di 7 miliardi di euro.

Tra le altre misure del pacchetto di austerità figurano tagli ai costi di funzionamento dei ministeri, la soppressione di oltre 4.000 posti di lavoro nella pubblica amministrazione (esclusi gli insegnanti), e l’eliminazione di “agenzie improduttive che disperdono l’azione dello Stato”. Il governo ha annunciato che un funzionario su tre che andrà in pensione non sarà sostituito, mentre verranno introdotte riduzioni temporanee di alcune agevolazioni fiscali.

La reazione dell’opposizione parlamentare è stata immediata e durissima. Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, ha definito la proposta una “provocazione” e un “attacco diretto contro la nostra storia, le nostre radici e la Francia del lavoro”. Il partito di estrema destra ha promesso di votare contro qualsiasi misura di abolizione delle festività, con Jordan Bardella che ha dichiarato: “Nessun deputato del RN accetterà questa misura”.

Anche la sinistra radicale si è schierata compattamente contro il piano. Jean-Luc Mélenchon, leader de La France Insoumise, ha dichiarato che “Bayrou se ne deve andare” definendo le misure “il simbolo della violenza sociale del piano Bayrou” e criticando l’assenza di un contributo maggiore da parte dei più ricchi. La coalizione di sinistra ha annunciato che presenterà una mozione di sfiducia contro il governo in occasione del voto parlamentare previsto per l’autunno.

I sindacati francesi hanno proclamato lo stato di mobilitazione. Sophie Binet, segretaria generale della CGT, il sindacato con più iscritti di tutta la Francia, ha invitato tutti i lavoratori alla “mobilitazione” per opporsi ai “maxi-tagli” annunciati dal governo. “La CGT farà di tutto per impedire queste regressioni sociali”, ha dichiarato Binet, definendo “grave” la cancellazione dell’8 maggio, “soprattutto mentre l’estrema destra è sulla soglia del potere”.

La situazione finanziaria francese assume una dimensione europea preoccupante. Secondo i dati Eurostat, alla fine del quarto trimestre 2024 la Francia aveva un debito pari al 113% del PIL, terzo in Europa dopo Grecia (153,6%) e Italia (135,3%). Significativo è il fatto che il 4 luglio scorso il rendimento dei titoli di Stato italiani a cinque anni è sceso al di sotto di quello dei bond francesi, con gli analisti che attribuiscono questo sorpasso alla maggiore stabilità politica dell’Italia rispetto alla Francia.

Il governo Bayrou si muove in un contesto politico estremamente instabile. Il premier ha riconosciuto che “all’Assemblea nazionale non c’è una maggioranza che possa affrontare i problemi con determinazione e costanza”, trovandosi a dover gestire un parlamento profondamente diviso dove l’estrema destra e la sinistra radicale potrebbero allearsi per far cadere l’esecutivo, come già accaduto con la caduta del governo Barnier nel dicembre scorso.

La crisi francese si inserisce in un quadro più ampio di pressioni sui conti pubblici europei. Il Fondo Monetario Internazionale ha sollecitato la Francia a intraprendere “un nuovo e costante sforzo per contenere il proprio deficit di bilancio”, prevedendo che senza misure aggiuntive il disavanzo rimarrà intorno al 6% nel medio termine. L’obiettivo dichiarato è ridurre il deficit dal 5,8% del 2024 al 4,6% nel 2026, con l’ambizione di rientrare nel tetto europeo del 3% entro il 2029.

Particolarmente controversa è la decisione di mantenere inalterata la spesa per la difesa, che anzi vedrà un incremento di 3,5 miliardi di euro annui per il biennio 2026-2027, come annunciato dal presidente Emmanuel Macron. Questa scelta, giustificata dalle “minacce contro le libertà”, contrasta con i tagli imposti al settore sociale e ha alimentato le critiche di chi denuncia una politica di “armi e austerità”.

Il piano prevede anche misure che colpiranno direttamente i cittadini: il raddoppio del tetto sui ticket sanitari, che passerà da 50 a 100 euro a persona, e controlli più approfonditi sui rimborsi dei farmaci per i pazienti affetti da malattie croniche. Allo stesso tempo, il governo ha annunciato la creazione di un “contributo di solidarietà” per i redditi più alti e un disegno di legge contro la frode fiscale e sociale.

La proposta di abolire le festività tradizionali rappresenta un precedente senza eguali in Europa. L’8 maggio, in particolare, ha un valore simbolico profondo per la Francia, commemorando la liberazione dal nazismo e la fine della Seconda Guerra Mondiale. La scelta di toccare questo simbolo nazionale in un momento di crescita dell’estrema destra ha suscitato reazioni particolarmente aspre, con l’opposizione che denuncia un “attacco alla storia” del Paese.

Il destino del piano Bayrou si giocherà nelle aule parlamentari in autunno, quando il governo dovrà affrontare il voto di fiducia sulla manovra finanziaria. L’esecutivo di minoranza dipende dalla buona volontà di almeno una parte dell’opposizione per sopravvivere, ma le reazioni negative di tutti i principali partiti fanno presagire una battaglia parlamentare durissima che potrebbe portare alla caduta del governo e aprire una nuova crisi istituzionale in un momento già critico per l’economia francese. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!

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