Scarica l'App NewsRoom.
Non perderti le ULTIME notizie e le ALLERTA METEO in tempo reale.

Scarica GRATIS

Il folle piano della UE, tassazione selvaggia per il nuovo bilancio dell’Unione

La Commissione europea propone una nuova tassa sulle aziende con fatturato superiore a 100 milioni di euro, una misura che colpisce i ricavi invece degli utili in piena guerra commerciale con gli USA

La Commissione europea ha svelato mercoledì 16 luglio un piano fiscale che definire controverso sarebbe un eufemismo. Nell’ambito del nuovo bilancio pluriennale da 2000 miliardi di euro per il periodo 2028-2034, Bruxelles ha proposto una nuova tassa sulle aziende con fatturato superiore ai 100 milioni di euro, una misura che dovrebbe generare 6,8 miliardi di euro annui per le casse dell’Unione.

La proposta arriva in un momento di massima tensione commerciale con gli Stati Uniti, dove l’amministrazione Trump ha annunciato dazi al 30% sui prodotti europei a partire dal 1° agosto. In questo contesto di guerra commerciale, l’Unione europea risponde non con misure di sostegno alle imprese, ma con nuove tasse che rischiano di aggravare ulteriormente la competitività del sistema produttivo europeo.

La misura fiscale proposta da Bruxelles rivela un’incomprensione fondamentale dei meccanismi aziendali: la tassazione verrebbe applicata sul fatturato, non sugli utili. Questa distinzione non è meramente tecnica, ma rappresenta un errore concettuale che potrebbe avere conseguenze devastanti per migliaia di imprese europee.

Il fatturato rappresenta il totale delle vendite realizzate da un’azienda, mentre l’utile è ciò che rimane dopo aver sottratto tutti i costi operativi, gli ammortamenti, le spese finanziarie e le imposte. Un’azienda può fatturare 100 milioni di euro e trovarsi paradossalmente in perdita se i costi superano i ricavi. Tassare il fatturato significa quindi colpire anche imprese che stanno attraversando difficoltà economiche, aggravando la loro situazione finanziaria.

Nel tessuto imprenditoriale italiano, dove il 60,4% delle imprese fattura meno di 100mila euro all’anno, questa soglia potrebbe sembrare elevata. Tuttavia, le aziende che superano i 100 milioni di fatturato rappresentano spesso realtà industriali complesse, con margini operativi talvolta esigui, che dovrebbero essere valutate sulla base della loro reale capacità contributiva, non del volume d’affari.

La proposta fiscale europea assume connotati ancora più preoccupanti se analizzata nel contesto della guerra commerciale con gli Stati Uniti. Trump ha minacciato dazi generalizzati del 30% su tutti i prodotti europei, una misura che potrebbe causare un rallentamento della crescita dell’Unione dello 0,4%. L’Italia, che esporta beni per oltre 67 miliardi di euro verso gli USA, rischia di subire un aggravio tra i 4 e i 7,5 miliardi di euro a causa delle nuove tariffe.

In questo scenario, l’Unione europea dovrebbe concentrarsi su misure di sostegno alle imprese per mantenere la competitività sui mercati internazionali. Invece, la Commissione propone nuove tasse che potrebbero ulteriormente indebolire la posizione del sistema produttivo europeo.

Le imprese europee si trovano già a dover affrontare l’aumento dei costi di produzione causato dai dazi americani su acciaio e alluminio, applicati dal 12 marzo 2025. Aggiungere una tassa basata sul fatturato significa creare un doppio svantaggio competitivo: maggiori costi di input dall’estero e maggiore pressione fiscale interna.

Non sorprende che i principali paesi contributori netti dell’Unione europea abbiano reagito duramente alla proposta. La Germania, attraverso il portavoce del governo, ha dichiarato “inaccettabile” l’aumento del bilancio europeo, sostenendo che tutti gli Stati membri stanno compiendo sforzi per consolidare i propri bilanci nazionali.

L’Olanda, per voce del ministro delle Finanze Eelco Heinen, ha definito il bilancio “troppo elevato”, sostenendo che l’Unione dovrebbe concentrarsi su come spendere meglio i fondi esistenti piuttosto che cercare sempre nuove fonti di entrata.

Questa opposizione non è casuale. Germania e Olanda sono tradizionalmente paesi “frugali” che guardano con sospetto all’espansione del bilancio europeo. La Germania, in particolare, è il maggiore contributore netto con 17,4 miliardi di euro versati in più rispetto a quanto ricevuto. Questi paesi temono che l’aumento delle tasse europee possa tradursi in maggiori contributi nazionali senza un corrispondente beneficio per le loro economie.

La tassa sul fatturato delle grandi imprese rischia di produrre effetti distorsivi sul sistema economico europeo. Le aziende potrebbero essere incentivate a frammentare le proprie attività per rimanere sotto la soglia dei 100 milioni di euro, riducendo così l’efficienza operativa e la competitività.

Inoltre, la misura potrebbe accelerare il processo di delocalizzazione verso paesi extra-UE, dove le imprese potrebbero trovare regimi fiscali più favorevoli. In un momento in cui l’amministrazione Trump sta attivamente cercando di attrarre investimenti europei negli Stati Uniti, questa proposta fiscale potrebbe fornire un ulteriore incentivo alle imprese per trasferire le proprie attività oltreoceano.

La mancanza di distinzione tra fatturato e utile nella tassazione rappresenta inoltre un precedente pericoloso. Se questa logica venisse estesa ad altre imposte, si assisterebbe a un sistema fiscale che penalizza le imprese indipendentemente dalla loro performance economica reale, con conseguenze negative sulla crescita e sull’occupazione.

La proposta della Commissione europea si inserisce in un processo più ampio di centralizzazione fiscale che mira a ridurre la dipendenza dai contributi nazionali. Tuttavia, questo obiettivo viene perseguito attraverso misure che rischiano di compromettere la competitività dell’economia europea.

L’introduzione di una tassa europea sulle risorse aziendali rappresenta un passo significativo verso la creazione di un sistema fiscale federale, ma senza il consenso necessario dei paesi membri e senza un’adeguata riflessione sulle conseguenze economiche.

In un momento di crisi della competitività europea, evidenziata dai dazi americani e dalla concorrenza globale, l’Unione dovrebbe concentrarsi su misure che rafforzino il sistema produttivo, non su nuove tasse che potrebbero ulteriormente indebolirlo. La distinzione tra fatturato e utile non è un tecnicismo contabile, ma rappresenta il fondamento di una tassazione equa e sostenibile che tenga conto della reale capacità contributiva delle imprese.

La proposta della Commissione europea, in definitiva, appare come una mossa avventata che rischia di compromettere la competitività del sistema produttivo europeo proprio nel momento in cui servirebbe maggiore sostegno per affrontare le sfide della globalizzazione e della guerra commerciale con gli Stati Uniti. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!

Add a comment

Lascia un commento