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Davvero un automobilista è finito contro un tunnel disegnato sul muro in stile Road Runner?

Un murale assurdo, un’auto scomparsa e un mistero che ha fatto il giro del mondo: una storia troppo perfetta per essere vera… o forse no?

Quando, nella mattina del 15 dicembre 2015, comparvero sui social le fotografie di un tunnel iper-realistico dipinto sul muro della rampa che conduce al ponte Presidente Dutra, collegamento vitale tra Juazeiro e Petrolina lungo le rive del São Francisco, nessuno poteva immaginare che quell’innocua opera di street art sarebbe diventata una delle leggende metropolitane più tenaci dell’ultimo decennio

L’autrice del trompe-l’œil, la docente di arti visive Clarissa Campelo, aveva ricreato con perizia l’espediente caro ai cartoni di Wile E. Coyote: un finto varco stradale, bordato d’ombra, affiancato dall’iconico Road Runner, il celebre «beep-beep» della Warner. L’intento era semplice: strappare un sorriso ai passanti e rivendicare la potenza ludica della pittura urbana

Entro quarantotto ore, però, gli uffici della Companhia de Segurança de Trânsito e Transportes di Juazeiro ordinarono la cancellazione del murale, temendo che di notte potesse trarre in inganno automobilisti distratti. Il responsabile dell’ente, Fábio Assis, precisò ai media che non si era verificato alcun incidente: le immagini di un Fiat Strada ammaccato circolate in rete erano una semplice giustapposizione priva di collegamento con il sito reale

Il chiarimento istituzionale non bastò a frenare l’immaginazione collettiva. Il 16 marzo 2016 un utente del forum Reddit, sotto lo pseudonimo «Miss Reb», pubblicò la sequenza «so this happened», accostando tre scatti: il tunnel intatto con accanto un’utilitaria rossa, il medesimo veicolo con il frontale deformato e, infine, operai intenti a imbiancare il dipinto. In poche ore la galleria superò i due milioni di visualizzazioni su Imgur, venne rilanciata da tabloid britannici e statunitensi e approdò persino su siti automobilistici come Jalopnik, che ammise la totale mancanza di riscontri ma confessò di «voler credere alla storia purché nessuno si fosse fatto male»

Il fenomeno virale si alimentò di riferimenti nostalgici alla tv del sabato mattina: la fantasia collettiva, sospesa tra cartoon e realtà, risultava troppo gustosa per essere sacrificata sull’altare della verifica. Eppure, già il 18 marzo 2016 il portale di fact-checking Snopes bollava la vicenda come «False», segnalando l’assenza di prove, la diversità dei modelli d’auto (Fiat Uno nel murale, Fiat Strada nell’urto) e la mancanza di segni d’impatto sul muro dipinto. A distanza di poche ore, Bufale.net giungeva alle stesse conclusioni, definendo il collage fotografico «una burla simpatica, ma pur sempre una burla»

L’eco mediatica non si spense: in Brasile la questione fu ripresa da Gazeta do Povo, che spiegò come le due immagini fossero state scattate in momenti e luoghi distinti, mentre il portale di approfondimento UOL ricostruì l’intera genesi del meme, ribadendo l’inesistenza dell’incidente e celebrando l’abilità pittorica di Campelo. In Italia, articoli di debunking come quello pubblicato da StorieCuriose nel luglio 2025 hanno riepilogato le tappe della saga, sottolineando quanto sia facile amplificare online un’affermazione priva di riscontri, a maggior ragione se avvolta da una patina di ironia cinematografica

Il caso del «tunnel del Road Runner» evidenzia con chiarezza la dinamica virale della disinformazione visiva nel momento in cui confluiscono tre fattori decisivi: l’appeal di un soggetto pop riconoscibile, la disponibilità di immagini facilmente manipolabili e la rapidità delle piattaforme di condivisione che premiano la sorpresa a scapito dell’attendibilità. La vicenda dimostra altresì come la narrazione falsata possa sopravvivere agli smentiti ufficiali, riaffacciandosi periodicamente sui social con titoli via via più sensazionalistici, come accaduto nel luglio 2025 a margine di un articolo del sito britannico JOE, il quale ha riproposto la favola senza verificarne l’origine

Da un punto di vista strettamente giornalistico, il dossier suggerisce almeno due riflessioni. In primo luogo, la natura frammentaria delle prove fotografiche impone prudenza: il contesto di scatto, la sequenza temporale e l’analisi degli elementi di sfondo (come la segnaletica orizzontale o la geografia degli edifici) restano strumenti essenziali per distinguere realtà e finzione. In secondo luogo, la persistenza del mito rivela l’urgenza di un’alfabetizzazione digitale che vada oltre la semplice etichetta di «fake news», educando il pubblico a riconoscere le tecniche di mis-information soprattutto quando queste sfruttano il registro dell’umorismo

Mentre il murale originale è ormai scomparso sotto strati di vernice bianca, la sua fortuna online testimonia quanto i confini tra il mondo animato di Chuck Jones e la cronaca quotidiana possano confondersi nella percezione degli utenti. L’intuizione di Clarissa Campelo, concepita come omaggio ludico, è stata così trasformata in un racconto spurio che rimbalza ancora oggi tra meme, reel e titolazioni acchiappaclick, alimentando un ciclo pressoché infinito di ripubblicazioni e smentite

In definitiva, nessun automobilista brasiliano ha mai sfondato un tunnel dipinto inseguendo la propria distrazione, ma la leggenda continua a correre, beffarda e impalpabile, proprio come il Road Runner che la ispira. E finché la rete premierà la condivisione istantanea rispetto alla verifica dei fatti, il sipario delle bufale visive resterà socchiuso, pronto a riaprirsi al prossimo colpo di pennello digitale Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!

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