Una vicenda che sta scuotendo il mondo degli influencer italiani vede protagonista Antonio Andrea Pinna, il celebre blogger e personaggio televisivo che ha costruito la sua fama attraverso le irriverenti “Perle di Pinna”. Dopo anni di successi nel panorama digitale e televisivo, l’ex vincitore di Pechino Express si trova ora al centro di una controversia che potrebbe assumere i contorni di una vera e propria truffa, coinvolgendo decine di sue follower e migliaia di euro.
L’inchiesta condotta dalla giornalista Grazia Sambruna per MowMag ha portato alla luce una storia allarmante che coinvolge circa 45 donne di età compresa tra i 30 e i 60 anni. Secondo le ricostruzioni, Pinna avrebbe venduto attraverso gruppi WhatsApp e Telegram dal nome evocativo di “Oche Spennate” e “Ochette alla rinfusa” borse e accessori di alta moda presentati come “originali con piccolissimi difetti di fabbricazione, dettagli praticamente impercettibili all’occhio umano”.
La realtà, tuttavia, si è rivelata ben diversa dalle promesse. Le clienti che hanno ricevuto i prodotti denunciano di aver trovato nelle loro case “chincaglieria da discount” invece degli accessori di lusso dei marchi Chanel, Gucci e altri brand dell’haute couture. Le cifre coinvolte sono tutt’altro che trascurabili: secondo una prima stima, il gruppo di acquirenti avrebbe versato complessivamente 24.860 euro senza ottenere quanto promesso.
Un aspetto particolarmente controverso della vicenda riguarda le modalità di pagamento imposte dall’influencer. Pinna richiedeva esplicitamente che i versamenti fossero effettuati tramite PayPal utilizzando la dicitura “amici/parenti” anziché “beni/servizi”, giustificando questa scelta con la necessità di evitare l’aggiunta del 21% di IVA. Tale sistema ha di fatto privato le acquirenti delle tutele previste dalla piattaforma per le transazioni commerciali, rendendo praticamente impossibili i rimborsi attraverso i canali ufficiali di PayPal.
Inoltre, Pinna precisava alle clienti di non effettuare pagamenti direttamente a suo nome, rimandando invece a una rete di presunti collaboratori, molti dei quali privi di profili social verificabili. Tra questi figura un certo Eugenio Piras, nome che curiosamente compare anche in uno dei romanzi pubblicati dall’influencer stesso.
Prima di rendersi irreperibile, Pinna ha inviato un ultimo messaggio vocale al gruppo WhatsApp delle sue clienti che suona come una vera e propria dichiarazione di resa: “Vi informo che io di soldi non ne ho, sono nullatenente, non possiedo nemmeno una macchina, un mobile, niente. Vi conviene che io continui a lavorare, così magari potrò restituirvi quanto avete speso. Altrimenti, rivolgetevi pure agli avvocati. Staremo in causa per anni, magari pure 17 come è successo a mia mamma per un rimborso, e finirete per spendere molto di più rispetto a quanto mi avete dato”.
Da oltre una settimana, l’influencer non risponde più né sui social media né telefonicamente, lasciando le sue clienti senza alcuna possibilità di contatto diretto. Anche il numero di telefono della madre, Annamaria, che secondo alcune testimonianze sarebbe stata coinvolta nelle trattative come beneficiaria di diversi pagamenti, risulta ora irraggiungibile.
Di fronte alle crescenti accuse di truffa che iniziavano a comparire nei commenti della sua pagina Instagram, Pinna ha fornito una spiegazione che ha diviso l’opinione pubblica: un presunto hacker si sarebbe impossessato del suo profilo ufficiale. “Non riesco più accedere al mio profilo ufficiale, è stato un hacker a rubarmelo e ora scrive quello che gli pare, non posso intervenire”, ha dichiarato l’influencer.
La pagina Instagram risulta effettivamente inattiva dal 6 maggio 2025, data di pubblicazione dell’ultimo post. Tuttavia, i commenti critici e infuriati che occasionalmente compaiono sotto i vecchi contenuti vengono sistematicamente cancellati, sollevando il dubbio su chi abbia effettivamente il controllo della pagina.
Questa non è la prima volta che Pinna lamenta problemi di natura informatica. In una precedente intervista rilasciata ad Alpi Fashion Magazine nell’aprile 2024, l’influencer aveva già raccontato di essere vittima di un sofisticato attacco hacker che gli avrebbe sottratto il controllo di diversi account e dispositivi. In quell’occasione, aveva descritto un quadro inquietante di un cybercriminale che riusciva ad accedere al suo telefone, al computer e persino a controllare telecamere di esercizi commerciali per spiarlo.
Per comprendere appieno la vicenda attuale, è necessario ripercorrere la carriera di Antonio Andrea Pinna, nato a Cagliari il 14 luglio 1986. La sua ascesa nel mondo digitale inizia nel 2010 con l’apertura della pagina Facebook “Le Perle di Pinna”, una raccolta di aforismi ironici e pungenti che in poco tempo gli vale migliaia di follower. Il successo online lo porta a Milano, dove crea un merchandise dedicato e ottiene importanti collaborazioni con brand come Yamamay e partecipazioni a eventi come Pitti Uomo.
L’apice della sua carriera televisiva arriva nel 2015 con la vittoria di Pechino Express, conquistata in coppia con il personal trainer Roberto Bertolini nella squadra degli “Antipodi”. Tuttavia, proprio negli anni successivi al trionfo televisivo, la vita di Pinna subisce una drammatica svolta con la diagnosi di disturbo bipolare di tipo A, la forma più grave della patologia.
L’influencer ha raccontato pubblicamente di aver tentato il suicidio per 22 volte, utilizzando metodi che spaziavano dal lanciarsi dal cornicione del sesto piano all’overdose di farmaci e droghe. La sua battaglia contro la malattia mentale è diventata argomento del libro “Il mio lato B(polare)”, pubblicato con HarperCollins nel 2023.
Prima che la situazione degenerasse nell’attuale irreperibilità, Pinna aveva mostrato segni evidenti di stress dovuti alle crescenti critiche. In un messaggio vocale inviato alla chat di gruppo, l’influencer aveva dichiarato: “Smettetela di commentare i miei post su Instagram dandomi del truffatore! Per lo stress, mi avete fatto venire la dermatite sulla fronte e pure le emorroidi!“. Un’affermazione che, per il suo carattere grottesco, aveva suscitato più ilarità che compassione tra le sue accusatrici.
La strategia difensiva basata sulla presunta compromissione informatica dei suoi account appare tuttavia fragile di fronte all’evidenza dei fatti. Le attività commerciali descritte dalle clienti si sono protratte per mesi attraverso canali Telegram e WhatsApp, piattaforme che richiederebbero un accesso diretto e continuativo ai dispositivi dell’influencer.
Le 45 donne coinvolte nella vicenda, che hanno investito i loro risparmi fidandosi della reputazione costruita da Pinna negli anni di successo, hanno lanciato un appello chiaro: “Non comprate da Andrea Pinna!“. La loro speranza di recuperare quanto versato appare sempre più remota, considerando la dichiarata nullatenenza dell’influencer e la sua attuale irreperibilità.
La vicenda di Andrea Pinna rappresenta un caso emblematico di come la fiducia costruita attraverso anni di presenza mediatica possa essere utilizzata in modo improprio, lasciando dietro di sé una scia di vittime e interrogativi sulla responsabilità degli influencer nei confronti del loro pubblico. Mentre le indagini delle autorità competenti dovranno chiarire l’effettiva natura dei fatti contestati, resta il dramma umano di decine di donne che hanno creduto in un personaggio che oggi sembra essere svanito nel nulla, lasciando dietro di sé solo promesse mancate e la controversa giustificazione di un hacker fantasma.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!