Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha fornito un quadro aggiornato sulla situazione epidemiologica del virus West Nile in Italia, rassicurando l’opinione pubblica durante l’informativa alla Commissione Affari sociali del Senato. Secondo i dati notificati sulla piattaforma nazionale coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità, sono stati registrati complessivamente 145 casi confermati di infezione da West Nile virus nell’uomo, con 59 manifestazioni nella forma neuroinvasiva, 10 casi asintomatici identificati in donatori di sangue, 75 casi di febbre e un caso asintomatico.
La mortalità collegata al West Nile virus rimane un fenomeno raro, come sottolineato dal ministro Schillaci, che ha invitato la popolazione a non alimentare allarmismi ingiustificati. Tra i casi confermati sono stati notificati fino ad oggi 12 decessi distribuiti su tre regioni: uno in Piemonte, quattro nel Lazio e sette in Campania. La letalità, calcolata sulle forme neuro-invasive finora segnalate, si attesta al 20%, un dato che risulta in linea con quello registrato nel 2018 e superiore al 14% del 2024, ma che interessa una percentuale minima della popolazione generale.
Il ministro ha ricordato come l’andamento epidemiologico attuale risulti sostanzialmente coerente con quello degli anni precedenti, pur evidenziando una diversa distribuzione geografica dei contagi. Le regioni maggiormente interessate sono il Lazio e la Campania, con 37 province coinvolte in 10 regioni italiane. Particolarmente significativa è la concentrazione di casi nella provincia di Latina, dove si è registrato il numero più elevato di infezioni secondo il report dei Centri europei per la prevenzione e il controllo delle malattie.
Il virus West Nile è ormai considerato endemico in Italia dal 2008, quando furono registrati i primi casi umani autoctoni nell’Emilia Romagna. Dal 2018 si osserva una presenza costante del virus durante la stagione estiva, con manifestazioni sia nell’uomo che negli animali, soprattutto uccelli e cavalli. La trasmissione avviene attraverso la puntura di zanzare infette del genere Culex, attive principalmente al crepuscolo e nelle ore notturne, mentre non è possibile la trasmissione diretta da persona a persona.
La maggior parte delle persone infette, oltre l’80% dei casi, non sviluppa alcun sintomo. Nel restante 20% possono manifestarsi sintomi leggeri quali febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati e sfoghi cutanei, che generalmente si risolvono spontaneamente nel giro di pochi giorni o settimane. I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette e comprendono febbre alta, forte mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma.
Il confronto con i dati degli anni precedenti evidenzia un andamento variabile dell’infezione: nel 2024 sono stati segnalati 484 casi con 36 decessi, nel 2023 si sono contati 394 casi con 32 morti, mentre il 2022 rimane l’anno con il maggior numero di contagi dall’inizio della sorveglianza, con 728 casi e 51 decessi. Questa variabilità stagionale è strettamente correlata alle condizioni climatiche e ambientali che favoriscono la proliferazione delle zanzare vettore.
Le misure di prevenzione rappresentano l’arma più efficace contro la diffusione del virus, in assenza di vaccini o terapie antivirali specifiche. Il ministro Schillaci ha ribadito l’importanza di adottare comportamenti preventivi per ridurre l’esposizione alle punture di zanzara: utilizzare repellenti cutanei specifici seguendo scrupolosamente le istruzioni del produttore, installare zanzariere e dispositivi dissuasori nelle abitazioni, indossare abiti chiari a maniche lunghe e pantaloni, specialmente al tramonto e nelle ore notturne.
Particolare attenzione deve essere rivolta all’eliminazione dei ristagni d’acqua in giardini, terrazzi e balconi, come sottovasi, secchi, contenitori e tombini, che costituiscono i principali siti di riproduzione delle zanzare. È inoltre necessario tenere pulite e svuotate grondaie e caditoie, coprire i contenitori per la raccolta dell’acqua piovana e non abbandonare oggetti che possano raccogliere acqua stagnante.
Le autorità sanitarie hanno attivato un sistema di sorveglianza integrato che coinvolge la componente umana, veterinaria ed entomologica, come previsto dal Piano nazionale di sorveglianza e risposta alle Arbovirosi 2020-2025. Questo sistema permette di individuare tempestivamente la presenza del virus nei territori e di attivare immediatamente le misure di contrasto, incluse le attività di disinfestazione ambientale affidate alle autorità locali e le misure di protezione individuale.
Il ministro ha annunciato che il 12 agosto una delegazione del Ministero della Salute si recherà a Latina per un incontro con le autorità locali, con l’obiettivo di proseguire il dialogo e il coordinamento delle misure di prevenzione nelle aree maggiormente colpite. Questo approccio coordinato tra istituzioni centrali e locali risulta fondamentale per garantire una risposta efficace e tempestiva alla circolazione del virus.
L’Italia si colloca attualmente al primo posto in Europa per numero di contagi da West Nile virus, secondo il report dei Centri europei per la prevenzione e il controllo delle malattie aggiornato al 30 luglio. Tuttavia, gli esperti sottolineano che questo dato deve essere interpretato con cautela, considerando che i conteggi sono preliminari e potrebbero essere rivisti dai singoli Paesi man mano che saranno disponibili ulteriori informazioni. Altri Paesi europei che hanno segnalato casi umani dall’inizio del 2025 includono Bulgaria, Francia, Grecia e Romania.
Il personale sanitario è stato sensibilizzato sull’importanza di considerare la possibilità di una diagnosi di West Nile in tutte le persone che, specialmente in estate e nelle aree endemiche, sviluppano febbre elevata e disturbi neurologici acuti simili a quelli di una meningite o encefalite. La diagnosi può essere confermata mediante la ricerca di anticorpi di classe IgM nel siero o nel liquor cerebrospinale e la ricerca dell’RNA virale tramite PCR.
Nonostante l’aumento dei casi registrati nelle ultime settimane, che ha portato il numero di infezioni confermate da 32 a 89 in soli sette giorni secondo l’ultimo bollettino dell’ISS, le autorità sanitarie mantengono un approccio di vigilanza attenta ma senza allarmismi. Il picco stagionale di infezioni è previsto tra agosto e settembre, periodo in cui potrebbero verificarsi ulteriori incrementi dei contagi nelle aree già interessate dalla circolazione virale.
La gestione dell’emergenza West Nile si inserisce nel più ampio contesto delle arbovirosi, malattie trasmesse da vettori che rappresentano un crescente problema di sanità pubblica a livello globale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che ogni anno queste patologie causino oltre un miliardo di casi umani e un milione di morti, rappresentando circa il 17% dei casi totali di malattie trasmissibili. I cambiamenti climatici in atto potrebbero favorire ulteriormente la comparsa di epidemie, rendendo necessario un approccio integrato e coordinato per la prevenzione e il controllo di questi patogeni.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!