Un giovane calciatore di nazionalità sammarinese – all’epoca dei fatti minorenne e ospite di un Football camp organizzato a Urbino nel corso dell’estate del 2021 – è stato arrestato dalla polizia di Rimini con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di quattro bambini di età compresa tra gli otto e gli undici anni. La notizia dell’arresto è stata confermata nella mattinata odierna da fonti investigative che hanno evidenziato come la pena, ormai definitiva, abbia determinato l’ingresso in carcere del giovane calciatore nel penitenziario di Rimini.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il giovane sammarinese era già indagato sin dal 2021, quando genitori dei piccoli partecipanti al campus di calcio avevano presentato le prime denunce in seguito a comportamenti anomali registrati durante le attività di allenamento e momenti di svago. Le accuse mosse a suo carico riguardano atti di natura sessuale avvenuti all’interno delle strutture sportive messe a disposizione dei ragazzi, in orari sia diurni sia notturni.
Gli episodi contestati risalgono a un periodo compreso tra la fine di luglio e l’inizio di agosto del 2021, quando il campus, diretto da una società sportiva locale con esperienza pluriennale nell’organizzazione di stage per giovani calciatori, era rivolto a bambini di età scolare con l’obiettivo di favorire la crescita tecnica e aggregativa. I primi sospetti emersero nel momento in cui alcuni genitori notarono cambiamenti nel comportamento dei figli, quali insofferenza verso il gruppo, rifiuto di condividere dettagli sulla giornata trascorsa e più frequenti momenti di pianto o agitazione notturna.
L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Urbino, si è avvalsa di intercettazioni ambientali, escussioni dei minori e acquisizione di referti medici specialistici. Le dichiarazioni rese dai bambini, elaborate con il supporto di psicologi infantili esperti in percorsi di ascolto protetto, hanno consentito di ricostruire le dinamiche degli abusi, comprovando la responsabilità del ragazzo sammarinese.
L’azione repressiva, tuttavia, è stata rinviata a oggi a causa di un mandato di cattura internazionale emesso nel 2023, quando l’indagato aveva lasciato l’Italia e fatto rientro nella Repubblica di San Marino, interrompendo di fatto il regime di responsabilità penale diretto sul territorio italiano. La sentenza definitiva, emessa dalla Corte d’Appello di Ancona lo scorso giugno, ha confermato la condanna a sei anni di reclusione, al termine di un iter giudiziario che ha visto anche il ricorso in Cassazione rigettato lo scorso marzo.
Il provvedimento di cattura internazionale è stato trasmesso a tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, ma l’effettiva individuazione del giovane è avvenuta in territorio italiano solo recentemente, quando la squadra di polizia giudiziaria di Rimini – in collaborazione con l’Interpol e le autorità sammarinesi – ha incrociato alcune segnalazioni relative alla partecipazione del ragazzo a una competizione giovanile di calcio per la categoria “Pulcini” disputatasi a Riccione.
L’uomo, percepito inizialmente come semplice accompagnatore tecnico della rappresentativa sammarinese, era giunto in Italia utilizzando documenti in corso di validità emessi dalle autorità della piccola repubblica. La sua presenza a Riccione è stata monitorata con discrezione dagli agenti, che hanno atteso il momento in cui il giovane si è spostato dalla sede dell’evento per allontanarsi in direzione di una zona residenziale, procedendo quindi all’arresto in flagranza di reato.
L’arresto è avvenuto senza alcuna forma di criticità o resistenza. Gli inquirenti hanno prestato particolare attenzione a garantire l’incolumità dei partecipanti al campus e dei minorenni coinvolti, predisponendo misure protettive per le famiglie e attivando il servizio di tutela del minore presso la Procura di Urbino. Le vittime, alcune ancora seguite da equipe specializzate in supporto psicologico, hanno potuto beneficiare fin dai primi momenti di sostegni specialistici volti a contenere il trauma subito.
L’ingresso del giovane calciatore nel carcere di Rimini – struttura penitenziaria caratterizzata da reparti specifici per detenuti con condanne a carattere sessuale – avviene in attuazione del decreto di esecuzione pena emesso dall’Autorità Giudiziaria. Contestualmente, la Procura ha comunicato l’avvio delle procedure per l’inserimento del detenuto nel programma obbligatorio di trattamento obbligatorio per autori di reati sessuali, finalizzato a ridurre il rischio di recidiva e a garantire la tutela dell’ordine pubblico.
Il Comune di Urbino ha espresso vicinanza alle famiglie delle vittime con una nota ufficiale diffusa questa mattina, auspicando che la conclusione di questa vicenda possa rappresentare un momento di giustizia e di riscatto per i minori offesi. Nel testo, l’Amministrazione ha sottolineato l’importanza di rafforzare i protocolli di vigilanza nei contesti sportivi dedicati ai giovani, invitando tutte le società e gli enti organizzatori a implementare percorsi di formazione per il personale addetto all’assistenza e alla sorveglianza.
L’episodio riporta all’attenzione il tema della prevenzione della violenza sui minori in ambito sportivo, un fenomeno che negli ultimi anni ha suscitato crescente preoccupazione nel mondo istituzionale e associativo. La legislazione italiana e le linee guida della Federazione Italiana Giuoco Calcio prevedono obblighi stringenti di selezione, formazione e controllo di istruttori e accompagnatori, mentre la legge n. 172 del 2012 introduce specifiche misure di contrasto alla violenza sessuale nei confronti di minori.
Le autorità competenti hanno assicurato che proseguiranno le indagini al fine di verificare eventuali responsabilità di terzi o eventuali lacune organizzative durante il Football camp di Urbino, in modo da evitare future ripetizioni di episodi analoghi e garantire la massima tutela dei minori partecipanti alle attività sportive.
La cronaca di Rimini si arricchisce oggi di un episodio scioccante, che richiama l’urgenza di attuare un controllo sempre più rigoroso e misure preventive efficaci. La vicenda del giovane calciatore sammarinese arrestato per violenza sui bambini segna un punto di svolta nella lotta alla violenza di genere in ambito sportivo, ponendo l’accento sulla responsabilità collettiva di famiglie, organizzatori ed istituzioni nel garantire contesti sicuri per i giovani atleti.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!