Con la fine dell’estate astronomica e l’ingresso nel mese di settembre, il motore atmosferico che governa buona parte delle dinamiche climatiche dell’emisfero settentrionale torna a rimettersi in moto. Stiamo parlando del Vortice Polare, una struttura ciclonica che si forma alle alte quote della stratosfera sopra il Polo Nord e che rappresenta un elemento chiave nel determinare l’evoluzione del clima invernale sull’Europa e, in particolare, sull’Italia.
La sua riattivazione è un processo fisiologico che avviene puntualmente a fine estate: il raffreddamento radiativo delle alte latitudini favorisce il ritorno dei venti zonali in stratosfera e la graduale ricostruzione di un’ampia area di bassa pressione attorno all’Artico. Sebbene al momento il Vortice appaia ancora debole e poco organizzato, si tratta dei primi segnali che indicano l’avvio del cosiddetto seasonal transition, il passaggio stagionale che prelude agli equilibri barici invernali.
Dal punto di vista tecnico, l’attuale stato del Vortice Polare mostra una configurazione ancora al di sotto della norma climatologica, con venti zonali moderatamente inferiori alla media. Tuttavia, non si riscontrano al momento anomalie marcate tali da suggerire uno scenario estremo. È un’evoluzione che rientra nella fisiologia atmosferica del periodo: le prime settimane di settembre fungono infatti da “incubatore” per il consolidamento progressivo della struttura vorticosa che, nei mesi successivi, sarà determinante nel modulare la traiettoria delle masse d’aria artiche e le oscillazioni del getto polare.
Le conseguenze per l’inverno 2025/2026, tuttavia, non possono ancora essere delineate con precisione. Un avvio più timido del Vortice non implica necessariamente un inverno dinamico o freddo: molto dipenderà dalla sua intensità nei mesi di ottobre e novembre. Se il Vortice dovesse rafforzarsi eccessivamente in autunno, sarebbe più probabile un inverno stabile, dominato da un flusso zonale teso e da alte pressioni persistenti alle medie latitudini. Viceversa, una struttura debole e frammentata potrebbe facilitare discese artiche verso il continente europeo e creare le condizioni ideali per irruzioni fredde anche nel bacino del Mediterraneo.

Alcuni modelli climatici a lungo termine, in particolare quelli sviluppati dal NOAA e dal NCEP, ipotizzano già possibili scambi meridiani tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, con anticicloni in espansione verso la Groenlandia e prime ondulazioni fredde in discesa verso l’Europa centrale. Per l’Italia, come sempre, lo schema barico iniziale d’autunno sarà decisivo: l’eventuale formazione di un ponte anticiclonico atlantico potrebbe aprire la porta a correnti fredde nord-orientali già nelle prime settimane di ottobre.
È ancora presto per fare previsioni definitive sull’inverno, ma il comportamento del Vortice Polare in queste prime fasi di riattivazione rappresenta un primo tassello fondamentale per comprendere le dinamiche atmosferiche che ci accompagneranno nei prossimi mesi. Il monitoraggio costante dei dati stratosferici sarà essenziale per interpretare correttamente i segnali e delineare scenari più concreti tra fine ottobre e inizio novembre, quando il Vortice entrerà nella sua fase di piena maturità.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!