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Chi è Leo Dell’Orco, il compagno e braccio destro di Armani che ha ereditato l’impero di Re Giorgio

Pantaleo Dell’Orco, compagno e collaboratore di Giorgio Armani per oltre 40 anni, eredita il 40% dei diritti di voto dell’impero della moda da 12 miliardi di euro secondo il testamento dello stilista scomparso.
Instagram @giorgioarmani

La scomparsa di Giorgio Armani il 4 settembre 2025 ha chiuso un capitolo irripetibile della moda italiana, ma ha aperto interrogativi concreti sul futuro di un impero da oltre 12 miliardi di euro. Al centro delle disposizioni testamentarie emerge una figura che per oltre quarant’anni ha lavorato nell’ombra del genio piacentino: Pantaleo Dell’Orco, detto Leo, il compagno e braccio destro che oggi si ritrova al vertice di una delle più potenti maison di moda al mondo.

L’apertura del testamento avvenuta il 9 settembre 2025 ha rivelato disposizioni precise che consolidano il ruolo di Dell’Orco nella governance della Giorgio Armani Spa. Secondo i documenti redatti dallo stilista tra il 15 marzo e il 5 aprile scorsi, Pantaleo Dell’Orco riceverà il 40 per cento dei diritti di voto nell’azienda della moda, una quota che lo pone di fatto alla guida operativa del gruppo. Il restante 30 per cento dei diritti spetterà alla Fondazione Giorgio Armani, mentre il 15 per cento ciascuno andrà ai nipoti dello stilista, Silvana Armani e Andrea Camerana.

Dell’Orco, nato a Bisceglie il 2 novembre 1952, ultimo di cinque fratelli, ha incarnato per decenni l’alter ego professionale di Re Giorgio, pur mantenendo sempre un profilo discreto e riservato. La sua storia inizia lontano dal glamour milanese, in una famiglia pugliese che negli anni Sessanta decide di trasferirsi nel capoluogo lombardo in cerca di migliori opportunità. Il giovane Pantaleo arriva a Milano bambino insieme alla madre, alla nonna e ai fratelli, e qui costruisce il suo destino attraverso una serie di scelte che lo porteranno nell’orbita del futuro re della moda.

L’incontro che cambierà per sempre la vita di entrambi avviene a metà degli anni Settanta, in circostanze che hanno dell’incredibile per la loro casualità. Dell’Orco, allora ventiquattrenne impiegato presso la Snam come pubblicitario e disegnatore industriale, che nel tempo libero si dilettava come modello, conosce Giorgio Armani ai giardinetti di via Tiraboschi a Milano. I loro cani iniziano a giocare insieme, nasce una conversazione, e da quel momento si sviluppa un sodalizio che durerà quasi mezzo secolo. “Ci siamo conosciuti ai giardinetti di via Tiraboschi, qui a Milano: il suo cane aveva iniziato a giocare col cane di un mio amico, con cui stavo passeggiando”, ha raccontato Dell’Orco in un’intervista a Repubblica nel 2023.

Quando Armani e Sergio Galeotti fondano la Giorgio Armani Spa nel 1975, Dell’Orco inizia gradualmente a entrare nell’azienda, prima come modello occasionale per le sfilate, poi con responsabilità sempre maggiori. Il suo talento naturale per lo stile e la sua capacità di comprendere la visione di Armani lo portano rapidamente ai vertici della struttura organizzativa. Negli anni Ottanta diventa responsabile dell’ufficio stile uomo del gruppo, un ruolo chiave che mantiene tuttora con la supervisione creativa delle linee Giorgio Armani, Emporio Armani e Armani Exchange per il segmento maschile.

La relazione tra i due uomini trascende i confini professionali per diventare un legame personale profondo che si consolida soprattutto dopo la tragica scomparsa di Sergio Galeotti nel 1985. Dell’Orco diventa non solo il principale collaboratore di Armani nella gestione dell’azienda, ma anche il suo confidente più stretto e, negli ultimi vent’anni, il compagno di vita. “In realtà si chiama Pantaleo, è la persona cui ho affidato i miei pensieri più privati, personali, di lavoro e non, che ha saputo tenere per sé con grande riserbo”, scrive Armani nella sua autobiografia “Per amore” pubblicata nel 2022.

La discrezione rappresenta forse la caratteristica più distintiva di Dell’Orco, che ha sempre preferito rimanere dietro le quinte pur avendo un ruolo centrale nelle decisioni strategiche dell’azienda. “Preferisco stare dietro le quinte e fare le cose importanti da lì”, ha dichiarato in un’intervista, sottolineando come il suo approccio sia sempre stato quello di lavorare nell’ombra per consentire ad Armani di brillare sotto i riflettori. Questa filosofia si riflette anche nel rapporto lavorativo: “Credo che Giorgio non mi abbia mai detto bravo. Cara grazia se mi ha dato una pacca sulla spalla. Ma non ne soffro, ormai so come ragiona”.

L’investitura ufficiale di Dell’Orco come erede designato avviene pubblicamente nel giugno 2021, quando Armani, al termine della sfilata uomo alla Milano Fashion Week, esce mano nella mano con lui in una vera e propria cerimonia di passaggio di consegne. “Era giusto uscire con Leo che da così tanti anni mi aiuta sulle collezioni maschili, è il mio collaboratore ed è molto bravo così come mia nipote Silvana sulla donna. Ecco, sto preparando il mio futuro con le persone che ho in carico adesso”, aveva spiegato lo stilista in quell’occasione.

Il ruolo di Dell’Orco si estende anche oltre i confini della moda. Dal luglio 2019 ricopre la carica di presidente del consiglio di amministrazione della Pallacanestro Olimpia Milano, la squadra di basket acquisita da Armani nel 2008. Sotto la sua guida, l’Olimpia ha ottenuto risultati straordinari: ha conquistato lo scudetto nel 2022 e nel 2023, due Coppe Italia, una Supercoppa e ha raggiunto le Final Four di Eurolega nel 2021. Questi successi dimostrano le capacità manageriali di Dell’Orco anche al di fuori del settore tessile, confermando la fiducia riposta in lui da Armani.

Le ultime apparizioni pubbliche di Dell’Orco come sostituto di Armani risalgono all’estate 2025, quando lo stilista, alle prese con problemi di salute, non è riuscito a presenziare alle sfilate di giugno e luglio. In quelle occasioni, Dell’Orco ha raccolto gli applausi del pubblico al termine degli show, assumendo de facto il ruolo di rappresentante della maison. Questa transizione graduale aveva fatto intuire quale sarebbe stata la direzione delle disposizioni testamentarie di Armani.

Il testamento di Giorgio Armani, composto da due documenti manoscritti e sigillati, stabilisce che l’intera proprietà della Giorgio Armani Spa vada alla Fondazione Giorgio Armani, ma la distribuzione dei diritti di voto conferisce a Dell’Orco un potere decisionale predominante. Con il 40 per cento dei voti, superiore al 30 per cento della Fondazione e al 30 per cento complessivo dei nipoti (15 per cento ciascuno), Dell’Orco si trova nella posizione di guidare le scelte strategiche dell’azienda, sempre in collaborazione con gli altri stakeholder.

Oltre ai diritti di voto nella società principale, il testamento assegna a Dell’Orco anche importanti benefici patrimoniali. Riceve l’usufrutto del 25 per cento della società L’Immobiliare Srl, che gestisce gli immobili di prestigio del gruppo, incluse le proprietà di Saint Tropez, Antigua, Broni e Pantelleria. Inoltre, mantiene i diritti di usufrutto su immobili di particolare valore simbolico, come la villa di Forte dei Marmi e il palazzo di via Borgonuovo a Milano con le sue 101 stanze, residenza storica di Armani.

La posizione di Dell’Orco nel nuovo assetto societario non rappresenta solo il riconoscimento di una fedeltà quarantennale, ma anche la garanzia di continuità per un gruppo che fattura oltre 2,3 miliardi di euro annui e impiega circa 8.700 persone in tutto il mondo. La sua conoscenza profonda della filosofia aziendale di Armani, unita alla capacità di interpretare la visione stilistica del marchio, lo pone come il custode naturale dell’eredità creativa del fondatore.

La sfida che attende Dell’Orco è quella di mantenere l’identità distintiva del brand Armani in un mercato del lusso sempre più competitivo e globalizzato. La sua esperienza nella gestione delle linee maschili, combinata con la collaborazione con Silvana Armani per il settore femminile, dovrebbe garantire quella “successione organica” che Giorgio Armani aveva sempre auspicato. Il testamento rappresenta quindi non solo la conclusione di una straordinaria partnership umana e professionale, ma anche l’inizio di una nuova era per uno dei simboli più riconoscibili del Made in Italy nel mondo.

La storia di Pantaleo Dell’Orco dimostra come dietro ogni grande successo imprenditoriale ci sia spesso una rete di collaborazioni silenziose ma determinanti. L’uomo che per decenni ha preferito l’ombra ai riflettori si trova ora a dover guidare un impero che rappresenta l’eccellenza italiana nel settore del lusso, con la responsabilità di preservare e sviluppare un’eredità che va ben oltre i numeri economici per toccare l’essenza stessa dello stile e dell’eleganza contemporanei.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!