La Francia attraversa una delle crisi politico-sociali più severe degli ultimi decenni, con oltre 900 mila persone scese in piazza giovedì 18 settembre per protestare contro i drastici tagli alla spesa pubblica previsti dalla manovra finanziaria 2026. Il Paese si trova paralizzato da manifestazioni diffuse, scioperi generali e scontri violenti che hanno portato a più di 50 arresti nelle prime ore della giornata, destinati a superare quota 99 con il proseguire delle proteste.
Le autorità francesi hanno mobilitato 80 mila agenti tra polizia e gendarmeria per fronteggiare quella che il ministro dell’Interno Bruno Retailleau ha definito una giornata con “blocchi, sabotaggi, gruppuscoli dell’estrema sinistra ultraviolenti pronti a spaccare tutto”. Si tratta di uno schieramento di forze senza precedenti: durante le manifestazioni contro la riforma delle pensioni del 2023 venivano impiegati da 10 mila a 15 mila agenti al giorno.
Per la prima volta sono stati utilizzati anche droni di sorveglianza e 24 veicoli blindati ‘Centaure’, il dispositivo di punta della gendarmeria francese. La tensione sociale ha raggiunto livelli critici con oltre 250 manifestazioni organizzate simultaneamente in tutto il territorio nazionale. Solo a Parigi sono stati registrati 170 tentativi di corteo e 63 blocchi stradali, mentre a Marsiglia la polizia ha disperso i manifestanti con gas lacrimogeni e fumogeni hanno attraversato la folla.
La crisi attuale affonda le radici nella manovra lacrime e sangue da 44 miliardi di euro proposta dall’ex primo ministro François Bayrou, che l’8 settembre è stato sfiduciato dall’Assemblée Nationale con 364 voti contrari e 194 favorevoli. Il piano prevedeva il congelamento delle pensioni e delle prestazioni sociali, l’eliminazione di due giorni festivi nazionali, il raddoppio della franchigia sui medicinali e tagli massicci alla sanità.
Il presidente Emmanuel Macron ha nominato il 9 settembre Sébastien Lecornu, 39 anni e ministro della Difesa, come nuovo primo ministro. Lecornu diventa così il settimo premier di Macron e il quinto dal 2022, in una Francia che ha visto cadere tre governi in diciotto mesi. Il neo-premier, definito dal presidente come l’ultima carta del macronismo, eredita una situazione esplosiva con un debito pubblico che ha raggiunto i 3.345 miliardi di euro, pari al 116% del PIL.
Otto importanti sindacati hanno indetto unitariamente lo sciopero generale, dalla CGT alla CFDT, creando un fronte trasversale contro quello che definiscono un piano di austerità brutale. Le rivendicazioni vanno ben oltre la semplice opposizione ai tagli: i lavoratori chiedono un cambio di paradigma politico, con maggiori investimenti nei servizi pubblici, l’abrogazione della riforma delle pensioni che ha innalzato l’età minima da 62 a 64 anni, e una tassazione più elevata sui ricchi.
Sophie Binet, segretaria generale della CGT, ha denunciato la violenza poliziesca contro manifestanti pacifici, sottolineando come “il 10 settembre non c’è stata alcuna violenza particolare, e oggi non ci saranno violenze, ad eccezione della violenza organizzata a causa della strategia di mantenimento dell’ordine”. La leader sindacale ha inoltre accusato il ministro dell’Interno di “gettare benzina sul fuoco” con il dispiegamento di forze senza precedenti.
La crisi francese sta assumendo dimensioni europee, con il deficit pubblico che nel 2024 ha raggiunto il 5,8% del PIL, quasi il doppio del limite del 3% fissato dai trattati UE. Le agenzie di rating minacciano declassamenti, mentre i rendimenti dei titoli di Stato francesi sono saliti al 3,45%, avvicinandosi pericolosamente a quelli italiani. Goldman Sachs prevede che il debito pubblico francese si stabilizzerà intorno al 122% del PIL entro il 2027, rendendo la Francia uno dei Paesi più indebitati d’Europa.
Il paralisi dei trasporti pubblici ha colpito duramente l’economia: molte linee della metropolitana parigina risultano bloccate, i treni regionali viaggiano a singhiozzo e il settore dell’educazione registra un’adesione allo sciopero tra il 17% e il 40%. Scuole superiori sono state occupate a Parigi, mentre il Museo del Louvre ha dovuto chiudere eccezionalmente alcune sale.
La nomina di Lecornu rappresenta l’ultimo tentativo di Macron di salvare il suo progetto politico fino alle presidenziali del 2027. Tuttavia, le opposizioni hanno già dichiarato guerra al nuovo esecutivo: Marine Le Pen ha definito la scelta “l’ultima cartuccia del macronismo”, prevedendo inevitabili future elezioni legislative, mentre Jean-Luc Mélenchon di La France Insoumise ha bollato la nomina come “una triste commedia”.
Il primo ministro Lecornu dovrà presentare una nuova legge di bilancio entro la fine dell’anno, mantenendo l’obiettivo di ridurre il deficit dal 5,8% al 3% del PIL entro il 2026. Una sfida quasi impossibile in un Parlamento frammentato e ostile, dove il nuovo governo rischia di seguire la sorte dei predecessori se non riuscirà a trovare accordi trasversali con almeno parte delle opposizioni. La Francia si trova così intrappolata in un circolo vizioso di instabilità politica e tensioni sociali, dove ogni tentativo di risanamento dei conti pubblici scatena proteste di massa, mentre l’inerzia alimenta ulteriormente l’indebitamento e la sfiducia dei mercati internazionali.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!