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Clima, gli Alberi dell’Amazzonia stanno diventando molto più grandi: ecco perché

Nuovo studio rivela una crescita sorprendente degli alberi amazzonici grazie all’effetto fertilizzante della CO2 ma la deforestazione minaccia la sopravvivenza dell’ecosistema.

La foresta amazzonica, polmone verde della Terra e custode di oltre il 10% della biodiversità terrestre, sta attraversando una fase di cambiamento sorprendente che ha catturato l’attenzione della comunità scientifica internazionale. Secondo un innovativo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Plants, gli alberi di questa immensa distesa forestale stanno registrando una crescita dimensionale significativa, con un incremento medio del 3,2% per ogni decennio negli ultimi trent’anni, fenomeno direttamente collegato all’aumento delle concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera terrestre.

La ricerca, coordinata dalla dottoressa Adriane Esquivel-Muelbert dell’Università di Cambridge e dalla dottoressa Rebecca Banbury Morgan dell’Università di Bristol, ha coinvolto un consorzio internazionale di quasi cento ricercatori specializzati in ecosistemi forestali tropicali, rappresentando una delle più ampie analisi mai condotte sulla struttura dimensionale degli alberi amazzonici. Il team scientifico ha analizzato sistematicamente i dati raccolti in 188 aree permanenti di monitoraggio distribuite attraverso l’intero bacino amazzonico, creando un database senza precedenti che documenta oltre 200.000 alberi attraverso un arco temporale di tre decenni.

Il fenomeno osservato trova la sua spiegazione scientifica nell’effetto noto come fertilizzazione da CO₂, un processo attraverso il quale l’incremento delle concentrazioni di anidride carbonica atmosferica stimola l’attività fotosintetica delle piante. Durante la fotosintesi clorofilliana, le piante utilizzano sei molecole di CO₂ combinate con sei molecole d’acqua per produrre una molecola di glucosio, il carboidrato fondamentale per il loro sostentamento, rilasciando contemporaneamente ossigeno nell’atmosfera. L’aumento della disponibilità di CO₂ ha quindi permesso agli alberi amazzonici di incrementare la loro capacità di produzione energetica, traducendosi in una crescita accelerata sia in termini di biomassa che di dimensioni strutturali.

La professoressa Beatriz Marimon, coautrice dello studio e coordinatrice di gran parte della raccolta dati brasiliana nell’Amazzonia meridionale, ha sottolineato come questa scoperta rappresenti una notizia incoraggiante nel panorama spesso preoccupante delle ricerche climatiche. “Sentiamo regolarmente parlare di come il cambiamento climatico e la frammentazione stiano minacciando le foreste amazzoniche, ma nel frattempo gli alberi nelle foreste intatte sono cresciuti; persino gli alberi più grandi hanno continuato a prosperare nonostante queste minacce”, ha dichiarato la ricercatrice, evidenziando la straordinaria resilienza di questi ecosistemi forestali.

L’analisi ha rivelato che l’incremento dimensionale non riguarda esclusivamente gli esemplari di maggiori dimensioni, ma interessa in modo uniforme sia gli alberi grandi che quelli più piccoli, suggerendo una risposta sistemica dell’intero ecosistema forestale all’aumento della CO₂ atmosferica. Questo pattern di crescita generalizzato indica non solo un incremento delle risorse disponibili per gli alberi di maggiori dimensioni, ma anche una riduzione della competizione e della soppressione tra gli esemplari più giovani, creando condizioni ottimali per lo sviluppo dell’intera comunità forestale.

Lo studio rappresenta il primo del suo genere a misurare sistematicamente come l’aumento delle concentrazioni di CO₂ abbia modificato la struttura dimensionale degli alberi nelle foreste amazzoniche, fornendo evidenze concrete dell’effetto fertilizzante di questo gas serra. La ricerca è stata resa possibile grazie alla collaborazione della rete Rainfor (Amazon Forest Inventory Network), un’iniziativa internazionale che dal 2000 monitora sistematicamente le dinamiche degli ecosistemi amazzonici attraverso una partnership che coinvolge oltre sessanta università sudamericane, britanniche e di altri paesi, rappresentando uno sforzo di coordinamento scientifico di portata globale.

Tuttavia, mentre i risultati della ricerca offrono una prospettiva ottimistica sulla capacità di adattamento degli ecosistemi forestali amazzonici, la comunità scientifica mantiene un atteggiamento di cauta preoccupazione riguardo alle minacce che continuano a gravare su questa fondamentale risorsa planetaria. La deforestazione rappresenta infatti la sfida più immediata e devastante per la sopravvivenza della foresta amazzonica, con dati recenti che documentano un incremento del 4% della distruzione forestale tra agosto 2024 e luglio 2025 rispetto al periodo precedente, raggiungendo la cifra allarmante di 449,5 ettari di foresta distrutta.

La dottoressa Banbury Morgan ha sottolineato come la deforestazione dell’Amazzonia sia particolarmente distruttiva considerando che i grandi alberi tropicali impiegano centinaia di anni per raggiungere la maturità. “Non possiamo semplicemente piantare nuovi alberi e aspettarci che conferiscano benefici simili in termini di carbonio o biodiversità rispetto alla vecchia foresta naturale”, ha evidenziato la ricercatrice, mettendo in luce l’irreversibilità del danno causato dalla perdita degli ecosistemi forestali maturi.

La questione assume particolare rilevanza considerando che la foresta amazzonica si trova in una posizione critica, con gli scienziati che stimano come il 17% dell’ecosistema forestale sia già stato perduto rispetto alla copertura del 1970. La comunità scientifica internazionale ha identificato una soglia critica del 20-25% di perdita forestale oltre la quale l’Amazzonia potrebbe raggiungere un punto di non ritorno, trasformandosi irreversibilmente da foresta pluviale tropicale a savana arida, con conseguenze catastrofiche per il clima globale e la biodiversità planetaria.

In questo contesto, l’effetto fertilizzante della CO₂ documentato dalla ricerca assume un significato duplice: da un lato conferma la straordinaria capacità di adattamento degli ecosistemi forestali intatti, dall’altro sottolinea l’importanza cruciale della protezione e conservazione delle aree forestali esistenti. Gli alberi di maggiori dimensioni rappresentano infatti i più efficaci assorbitori di anidride carbonica dal pianeta, fungendo da veri e propri serbatoi di carbonio che contribuiscono significativamente alla mitigazione dei cambiamenti climatici.

La ricerca giunge in un momento particolarmente significativo per la diplomazia climatica internazionale, con il Brasile che si prepara a ospitare la COP30 nel novembre 2025 nella città di Belém, situata nel cuore dell’Amazzonia. L’evento rappresenta un’opportunità storica per riaffermare l’importanza centrale delle foreste tropicali negli sforzi globali di mitigazione dei cambiamenti climatici e per promuovere politiche concrete di protezione dell’ecosistema amazzonico.

La dottoressa Esquivel-Muelbert ha sottolineato come questi risultati evidenzino “quanto siano importanti le foreste pluviali tropicali nei nostri sforzi continui per mitigare i cambiamenti climatici causati dall’uomo”, aggiungendo che “nonostante le preoccupazioni che il cambiamento climatico possa avere un impatto negativo sugli alberi in Amazzonia e indebolire l’effetto di assorbimento del carbonio, l’effetto della CO₂ nello stimolare la crescita è ancora presente, dimostrando la straordinaria resilienza di queste foreste, almeno per ora”.

Tuttavia, gli scienziati mantengono un approccio prudente nell’interpretazione di questi risultati, sottolineando come l’effetto fertilizzante della CO₂ non possa essere considerato una soluzione permanente alle sfide poste dai cambiamenti climatici. Le proiezioni climatiche indicano che l’aumento delle temperature, la variazione dei regimi pluviometrici e l’intensificazione degli eventi climatici estremi potrebbero in futuro controbilanciare i benefici derivanti dalla maggiore disponibilità di CO₂, creando condizioni di stress per gli ecosistemi forestali.

La ricerca evidenzia inoltre come la deforestazione e il cambiamento climatico rappresentino minacce sinergiche per la stabilità dell’ecosistema amazzonico, con la perdita di copertura forestale che altera i cicli idrologici regionali, riducendo le precipitazioni e aumentando la vulnerabilità delle aree forestali rimanenti agli stress ambientali. Questo fenomeno crea un circolo vizioso in cui la distruzione della foresta accelera i processi di degradazione delle aree circostanti, avvicinando l’intero ecosistema alla soglia critica del punto di non ritorno.

In conclusione, mentre lo studio documenta la notevole capacità di adattamento degli alberi amazzonici all’aumento della CO₂ atmosferica, offrendo una prospettiva di speranza sulla resilienza di questi ecosistemi fondamentali, la comunità scientifica ribadisce l’urgenza di azioni concrete per contrastare la deforestazione e proteggere le foreste intatte. Solo attraverso un impegno coordinato a livello internazionale sarà possibile preservare questo patrimonio naturale insostituibile e la sua funzione cruciale nella regolazione del clima planetario, garantendo che l’effetto positivo della fertilizzazione da CO₂ possa continuare a manifestarsi negli anni a venire.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!