Giampiero Mughini ha affrontato con la consueta schiettezza le recenti polemiche sorte intorno alle sue dichiarazioni rilasciate in un’intervista a Il Foglio di qualche giorno fa, rettificando una volta per tutte la narrazione che si è diffusa sui principali quotidiani nazionali. Durante la puntata del 3 ottobre di La Volta Buona, il programma condotto da Caterina Balivo su Rai 1, il giornalista e scrittore ottantacinquenne ha voluto chiarire con precisione le motivazioni che lo hanno spinto a mettere in vendita la sua preziosa collezione di libri, smentendo categoricamente le interpretazioni che hanno dipinto la sua scelta come dettata da ristrettezze economiche.
“Non sono le parole che ho usato io”, ha esordito Mughini nello studio televisivo, precisando immediatamente che i titoli apparsi sui giornali non rispecchiavano il senso delle sue dichiarazioni originali. Il celebre opinionista, che per decenni è stato presenza fissa nei salotti televisivi più seguiti del panorama nazionale, ha spiegato come la sua prolungata assenza dal piccolo schermo abbia generato speculazioni e interpretazioni distorte delle sue parole, alimentando una narrazione che non corrisponde alla realtà dei fatti.
La questione sanitaria rappresenta infatti il nucleo centrale del malinteso che si è creato intorno alla figura di Mughini negli ultimi mesi. Il giornalista ha rivelato come alcune testate abbiano diffuso informazioni completamente infondate sulle sue condizioni di salute, arrivando persino ad attribuirgli patologie che non ha mai avuto: “Qualche giornale ha scritto addirittura che ho tre tumori”, ha dichiarato con evidente amarezza, “in televisione avranno pensato ‘questo ci muore in diretta’ e per un anno e mezzo non mi ha più chiamato nessuno”.
La malattia rarissima di cui effettivamente soffre Mughini è ben diversa da quanto circolato sui media. Il giornalista ha spiegato di aver contratto una patologia estremamente rara, di cui preferisce non rivelare il nome specifico, “la cui funzione è quella di buttarti giù”, ma dalla quale sta progressivamente guarendo. “Oggi mi sono abbastanza ripreso”, ha rassicurato i telespettatori, “non sono un relitto, bensì un essere umano”, aggiungendo con la consueta ironia che lo contraddistingue da sempre.
La vendita della collezione libraria, che comprende tra i venti e i venticinquemila volumi accumulati in una vita di ricerca e passione per la lettura, non è stata quindi motivata da difficoltà economiche come riportato da diverse testate. Mughini ha chiarito che la sua decisione è stata invece di carattere culturale e simbolico: “La collezione delle prime edizioni della letteratura italiana del Novecento è stata una delle grandi cose della mia vita. È praticamente esaurita, mi mancano tre o quattro pezzi che so che non troverò mai”.
L’obiettivo della cessione è quello di “ergere un piccolo monumento a questa collezione, sotto forma di un catalogo che ho affidato alla migliore libreria antiquaria milanese”. Si tratta di un patrimonio bibliografico di straordinario valore culturale, che comprende prime edizioni di autori fondamentali della letteratura italiana come Pavese, Calvino, Campana, Gadda, Sciascia, Fenoglio, Pirandello, Bassani, Moravia, Bianciardi, Montale e Ungaretti. Tra i pezzi più pregiati figurano rarità assolute come “La coscienza di Zeno” del 1923, “Ossi di seppia” del 1925, “Gli indifferenti” del 1929 e “Il giorno della civetta” del 1961.
Il malinteso mediatico ha quindi trasformato una scelta di carattere culturale in una storia di difficoltà economiche, generando una narrazione pietistica che Mughini ha respinto con fermezza: “Il modo in cui era messo, che non ho più soldi, tutte fesserie sui giornali”. La realtà è ben diversa da quanto raccontato, e il giornalista ha voluto ristabilire la verità dei fatti per onore intellettuale e rispetto verso i suoi lettori e sostenitori che si erano preoccupati per la sua situazione.
L’ostracismo televisivo subito da Mughini negli ultimi tempi rappresenta invece un fenomeno reale e preoccupante, che tocca più in generale il rapporto tra mondo dello spettacolo e invecchiamento. Il giornalista ha denunciato come la sua improvvisa scomparsa dagli schermi televisivi sia coincisa con la diffusione di notizie false sulla sua salute, creando un circolo vizioso che lo ha di fatto escluso dal panorama mediatico nazionale. “La gente è meschina”, aveva dichiarato in una precedente intervista, “mi vedevano col bastone e credevano non fossi più telegenico. I livelli di cretineria sono altissimi”.
La carriera televisiva di Mughini, iniziata negli anni Ottanta e proseguita per oltre tre decenni, lo ha reso uno dei volti più riconoscibili e apprezzati del panorama culturale italiano. La sua partecipazione a programmi come il “Maurizio Costanzo Show” e la sua presenza costante nei talk show sportivi lo hanno consacrato come opinionista di riferimento, capace di unire competenza giornalistica e capacità comunicativa in una formula vincente che lo ha reso popolare presso il grande pubblico.
La situazione attuale vede Mughini impegnato principalmente nella stesura di un articolo settimanale per Il Foglio, che rappresenta al momento la sua unica fonte di reddito dal mondo dell’informazione. “Con quello ci faccio una dieta intermittente, che fa pure bene alla salute dicono”, scherza il giornalista, ma dietro l’ironia si nasconde la consapevolezza di una situazione professionale radicalmente cambiata rispetto al passato, quando le sue apparizioni televisive erano frequenti e ben remunerate.
Il messaggio di Mughini alla fine dell’intervista televisiva è stato di sobria dignità: quando Caterina Balivo gli ha chiesto cosa volesse dire a coloro che sono spariti dalla sua vita durante il periodo di malattia, il giornalista ha risposto con elegante concisione: “Cosa voglio dire a chi è sparito? Nulla, mi basta pensarla”. Una risposta che racchiude tutta la saggezza di chi ha attraversato decenni di vita pubblica mantenendo intatta la propria integrità intellettuale e umana.
La vicenda di Giampiero Mughini rappresenta un caso emblematico di come la distorsione mediatica possa trasformare la realtà, creando narrazioni alternative che finiscono per sostituirsi ai fatti. La sua decisione di chiarire pubblicamente la situazione dimostra ancora una volta la sua dedizione alla verità e il rifiuto di accettare passivamente interpretazioni scorrette delle sue parole e delle sue scelte di vita.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!