La conclusione dell’operazione di intercettazione della Global Sumud Flotilla da parte delle forze navali israeliane ha suscitato una forte polemica tra Israele e gli organizzatori della missione umanitaria riguardo al contenuto effettivo delle imbarcazioni dirette a Gaza. Jonathan Peled, ambasciatore israeliano a Roma, ha dichiarato in diretta televisiva su La7 di non aver trovato “nessun aiuto alimentare sulle barche sequestrate”, ribadendo che la Flotilla rappresentava una “provocazione” priva di reali finalità umanitarie.
La risposta degli attivisti non si è fatta attendere. Maria Elena Delia, portavoce italiana del Global Movement to Gaza, ha categoricamente respinto le affermazioni dell’ambasciatore israeliano definendole “accuse totalmente infondate”. Secondo Delia, sulle imbarcazioni partite dall’Italia erano presenti “casse di aiuti, alimentari e medicine, preparati dall’associazione Music for Peace”, includendo beni di prima necessità come riso, miele e farmaci. La portavoce ha inoltre sottolineato che il caricamento degli aiuti è stato documentato dai reporter al porto di Augusta prima della partenza.
L’operazione israeliana si è conclusa con l’intercettazione di tutte le 42 imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, inclusa l’ultima nave Marinette, fermata alle 10:29 ora locale a circa 42,5 miglia nautiche da Gaza. L’intervento della marina israeliana ha portato all’arresto di 473 attivisti provenienti da 47 paesi diversi, tutti trasferiti nel carcere di Saharonim nel deserto del Neghev in attesa delle procedure di espulsione.
La missione umanitaria, organizzata da una coalizione internazionale di organizzazioni pacifiste, aveva l’obiettivo dichiarato di rompere il blocco navale israeliano su Gaza e consegnare aiuti alla popolazione palestinese. Le imbarcazioni erano partite da diversi porti europei, inclusi Barcellona, Genova, Catania e Otranto, trasportando secondo gli organizzatori cibo, medicine e beni di prima necessità destinati agli abitanti della Striscia.
No food aid in the flotilla.
— Ncole ✡︎ (@ncole_r) October 3, 2025
👉Another scam that the legacy media won't tell you about. pic.twitter.com/NSQWmJtoj5
L’associazione Music for Peace, con sede a Genova, aveva coordinato la raccolta di oltre 500 tonnellate di aiuti umanitari in soli cinque giorni, di cui una parte era stata destinata alle imbarcazioni della Flotilla. Il presidente dell’organizzazione, Stefano Rebora, aveva confermato il caricamento di due container sulle barche, mentre il resto del materiale era stato indirizzato verso altri canali umanitari, inclusa una missione via terra attraverso la Giordania.
Le autorità israeliane hanno giustificato l’intervento sostenendo che le imbarcazioni stavano tentando di violare illegalmente il blocco navale imposto su Gaza e di entrare in una zona di combattimento attiva. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha definito l’operazione “esemplare”, congratulandosi con le forze navali per aver “fermato e neutralizzato la flottiglia terroristica diretta a Gaza”.
Gli organizzatori della Global Sumud Flotilla hanno invece denunciato quello che definiscono un “attacco illegale” condotto in acque internazionali, violando il diritto marittimo internazionale. La coalizione ha accusato Israele di aver commesso “atti di pirateria” contro una missione umanitaria pacifica e non violenta, utilizzando idranti e danneggiando intenzionalmente i sistemi di comunicazione delle imbarcazioni.
Tra gli arrestati figurano quattro parlamentari italiani dell’opposizione – Nicola Fratoianni, Elisabetta Piccolotti, Marco Grimaldi e Benedetta Scuderi – oltre a Greta Thunberg e altri attivisti di spicco europei. I quattro rappresentanti italiani sono stati rilasciati e rimpatriati attraverso l’aeroporto di Tel Aviv, atterrando a Fiumicino nella serata del 2 ottobre.
Reporter Senza Frontiere ha condannato l’arresto di oltre venti giornalisti internazionali che seguivano la missione, definendolo “una grave violazione del diritto di informare ed essere informati”. Tra i giornalisti fermati figurano rappresentanti di testate spagnole, qatariote, italiane, turche e francesi, tutti trattenuti senza possibilità di comunicare con le proprie redazioni.
La controversia sui contenuti delle imbarcazioni riflette il più ampio dibattito sulla legittimità del blocco navale israeliano su Gaza e sull’accesso degli aiuti umanitari alla popolazione palestinese. Secondo le Nazioni Unite, la Striscia di Gaza vive una situazione di carestia, con oltre due milioni di abitanti che dipendono dagli aiuti internazionali per la sopravvivenza.
L’ambasciatore Peled ha inoltre suggerito canali alternativi per la consegna degli aiuti, invitando gli organizzatori a utilizzare i “porti vicini” sotto controllo internazionale. Tuttavia, gli attivisti sostengono che questi canali sono insufficienti e soggetti a continue restrizioni da parte delle autorità israeliane, rendendo necessarie iniziative dirette come la Global Sumud Flotilla.
Nonostante l’intercettazione della prima flottiglia, sono già partite nuove imbarcazioni verso Gaza. Una seconda flotilla composta da 45 barche civili turche ha salpato dal porto di Arsuz, mentre dall’Italia sono partite altre undici imbarcazioni dai porti di Catania e Otranto, promosse dalle organizzazioni Freedom Flotilla e Thousand Madleen, con a bordo medici, infermieri e giornalisti provenienti da 25 paesi.
La vicenda ha scatenato manifestazioni di solidarietà in numerose città europee, con cortei spontanei organizzati a sostegno degli attivisti arrestati. In Italia, sindacati come CGIL e USB hanno proclamato uno sciopero generale per il 3 ottobre, nonostante la Commissione di garanzia sugli scioperi abbia valutato illegittima la protesta per violazione dell’obbligo di preavviso.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!