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Dalla gravità all’Apocalisse: quando Newton calcolò la data della “Fine del Mondo”

Il genio della fisica Isaac Newton dedicò gran parte della vita agli studi biblici, calcolando attraverso complessi calcoli matematici che il 2060 segnerà la fine di un’era e l’avvento del Regno di Dio.
Credit © Isaac Newton Formulation

Se si parla di Isaac Newton, la prima cosa che viene alla mente sono sue rivoluzionarie scoperte scientifiche: la legge di gravitazione universale, i Principia Mathematica, l’invenzione del telescopio riflettore. Tuttavia, dietro il genio che ha gettato le fondamenta della fisica moderna si celava una personalità complessa e sfaccettata, animata da passioni che andavano ben oltre i confini della scienza empirica. Newton dedicò infatti gran parte della sua esistenza allo studio delle profezie bibliche e all’interpretazione escatologica delle Sacre Scritture, arrivando a formulare una previsione tanto audace quanto inquietante: il mondo come lo conosciamo avrebbe vissuto una trasformazione epocale nel 2060.

Questa previsione non nacque da visioni mistiche o intuizioni irrazionali, ma dall’applicazione del rigore scientifico che caratterizzava ogni aspetto del pensiero newtoniano agli antichi testi religiosi. Il fisico inglese trattava le profezie bibliche come codici matematici da decifrare, cercando di individuare le leggi che regolavano i tempi storici con la stessa precisione con cui aveva descritto le orbite planetarie. Newton era convinto che esistesse una correlazione profonda tra il Liber Naturae e il Liber Scripturae, tra le leggi che governano l’universo fisico e quelle che dirigono il corso della storia sacra.

Il calcolo che portò Newton a identificare il 2060 come anno cruciale si basava principalmente sull’interpretazione del Libro di Daniele, uno dei testi più enigmatici dell’Antico Testamento. Nel capitolo 7, versetto 25, il profeta fa riferimento a “un tempo, dei tempi e la metà di un tempo”, una formula criptica che Newton interpretò seguendo la tradizione esegetica medievale come equivalente a tre anni e mezzo, ovvero 1260 giorni. Applicando il principio interpretativo del “giorno per anno”, diffuso tra gli studiosi protestanti dell’epoca, Newton trasformò questi 1260 giorni in altrettanti anni, ottenendo la durata del periodo di corruzione della Chiesa che avrebbe preceduto la fine dei tempi.

La questione centrale divenne quindi individuare il momento di inizio di questo periodo. Newton identificò nell’anno 800 d.C. la data di partenza del suo calcolo, corrispondente all’incoronazione di Carlo Magno come imperatore del Sacro Romano Impero da parte di papa Leone III nella basilica di San Pietro. Questo evento rappresentava, secondo la visione protestante di Newton, l’inizio della “supremazia papale” e della degenerazione della Chiesa apostolica originaria. Il fisico inglese vedeva nel cesarismo del papato e nell’instaurazione del potere temporale della Chiesa romana l’avvento di quella “Babilonia” corrotta di cui parlano le profezie apocalittiche.

L’operazione aritmetica che ne conseguiva era di una semplicità disarmante: 800 + 1260 = 2060. Newton annotò questo calcolo in diverse lettere e manoscritti privati, spesso ai margini di complessi calcoli matematici, come se la previsione della fine del mondo fosse per lui un corollario naturale delle sue ricerche scientifiche. In uno di questi documenti, datato 1704, Newton scrisse con precisione che “i tempi e la metà del tempo non finiscono prima del 2060”, stabilendo questa data come termine ultimo del periodo di apostasia.

È fondamentale comprendere che Newton non immaginava il 2060 come l’anno di una catastrofe apocalittica nel senso cinematografico del termine. La sua visione escatologica non prevedeva meteoriti distruttivi, cataclismi naturali o invasioni aliene, ma piuttosto uno “scossone spirituale” che avrebbe segnato la fine di un’era di corruzione religiosa e l’inizio di una nuova fase della storia umana. Secondo l’interpretazione newtoniana, il 2060 avrebbe visto la caduta della Chiesa apostata, il ritorno di Cristo sulla Terra e l’instaurazione del Regno di Dio, un periodo millenario di pace e giustizia noto come il Millennio.

La teologia escatologica di Newton prevedeva una sequenza precisa di eventi che avrebbero preceduto e accompagnato questa trasformazione epocale. Prima del ritorno di Cristo, gli ebrei sarebbero dovuti tornare in Terra Santa e avrebbero dovuto ricostruire il Tempio di Gerusalemme, eventi che Newton considerava prerequisiti indispensabili per l’avvento dei tempi finali. La profezia includeva anche la battaglia di Armageddon, lo scontro finale tra le forze del bene e del male in cui una coalizione di nazioni guidate da Gog e Magog avrebbe invaso Israele, prima di essere sconfitta dall’intervento divino.

L’approccio di Newton agli studi biblici rifletteva la sua formazione scientifica e la sua appartenenza alla tradizione protestante inglese. Come studioso autodidatta di ebraico e appassionato lettore della Qabbalah e del Talmud, Newton cercava di penetrare i significati nascosti delle Scritture attraverso l’analisi linguistica e numerologica. La sua interpretazione del numero 666 dell’Apocalisse, che identificava con il papato romano, e la sua convinzione che la dottrina trinitaria fosse una deviazione eretica dal monoteismo originario, lo collocavano ai margini dell’ortodossia religiosa del suo tempo.

I manoscritti religiosi di Newton, conservati presso la Jewish National and University Library di Gerusalemme, il King’s College di Cambridge e la Huntington Library della California, costituiscono un corpus imponente di oltre un milione di parole dedicato a questioni teologiche. Questi documenti, rimasti prevalentemente inediti fino alla seconda metà del XX secolo, rivelano l’esistenza di un Newton teologo e cronografo, impegnato a ricostruire la storia sacra dell’umanità con la stessa precisione con cui aveva calcolato le leggi del moto planetario.

La visione newtoniana del 2060 come anno di svolta non rappresentava soltanto una speculazione intellettuale, ma nasceva da una profonda convinzione religiosa circa il destino dell’umanità. Newton credeva che la storia fosse guidata da un disegno provvidenziale e che la scienza e la fede fossero linguaggi complementari per decifrare questo progetto divino. La sua preoccupazione principale non era quella di terrorizzare i contemporanei con profezie catastrofiche, ma piuttosto di dimostrare che le Scritture contenevano una saggezza nascosta accessibile attraverso l’analisi razionale.

In una nota privata, Newton stesso metteva in guardia contro le interpretazioni avventate delle profezie:Questo dico non per affermare quando sarà il tempo della fine, ma per porre fine alle congetture avventate di uomini fantasiosi che spesso predicono il tempo della fine, e così facendo screditano le sacre profezie poiché le loro predizioni falliscono. Cristo viene come un ladro nella notte, e non spetta a noi conoscere i tempi e le stagioni che Dio ha messo nel suo stesso petto“. Questa prudenza metodologica rivela come Newton fosse consapevole dei rischi insiti nelle previsioni escatologiche e come il suo approccio fosse guidato più dalla ricerca della verità che dal desiderio di impressionare o spaventare.

La complessità del pensiero newtoniano emerge chiaramente dall’analisi dei suoi studi cronologici, nei quali tentava di sincronizzare la storia biblica con quella delle civiltà antiche. Newton riteneva che l’umanità avesse attraversato diversi cicli di rivelazione e apostasia: la religione monoteistica originaria rivelata ad Adamo ed Eva si era corrotta, era stata restaurata da Noè, era decaduta nuovamente fino alla riforma mosaica, aveva subito una nuova corruzione con l’idolatria, era stata rinnovata da Gesù Cristo e infine era degenerata con l’avvento del trinitatismo che Newton considerava una forma di politeismo.

La previsione del 2060 si inserisce in questo schema ciclico come il momento in cui si sarebbe concluso l’ultimo periodo di corruzione e sarebbe iniziata l’era finale di restaurazione religiosa. Newton immaginava che dopo il 2060 il mondo sarebbe stato governato da Cristo per mille anni, un periodo di pace universale durante il quale, citando il profeta Michea, gli uomini avrebbero “trasformato le loro spade in vomeri e le loro lance in falci”. Questa visione millenarista non era affatto inusuale nel contesto del protestantesimo inglese del XVII e XVIII secolo, ma assumeva in Newton caratteristiche peculiari per il rigore matematico con cui veniva formulata.

Oggi, a distanza di oltre tre secoli dalla formulazione di questa profezia, l’interesse per le previsioni newtoniane è tornato a crescere, alimentato dall’avvicinarsi della data fatidica e dalle crescenti preoccupazioni per le crisi globali contemporanee. Il 2060 dista ormai meno di quarant’anni, un lasso di tempo che molti di coloro che sono attualmente in vita potrebbero attraversare. Tuttavia, è importante ricordare che per Newton la “fine del mondo” non significava distruzione fisica, ma trasformazione spirituale, non apocalisse nel senso catastrofico del termine, ma rinnovamento dell’ordine sociale e religioso.

La lezione che emerge dagli studi escatologici di Newton va oltre la curiosità per le sue previsioni specifiche e tocca questioni più profonde circa il rapporto tra scienza e fede, tra conoscenza razionale e credenza religiosa. Newton dimostra che è possibile essere al contempo rigorosi scienziati e sinceri credenti, purché si mantengano distinti i domini di competenza e si proceda sempre con umiltà intellettuale. La sua ricerca di una chiave matematica per decifrare i misteri della storia sacra rappresenta uno dei tentativi più ambiziosi mai intrapresi per unificare conoscenza scientifica e sapienza religiosa.

Indipendentemente dal fatto che la previsione del 2060 si realizzi o meno, l’eredità del Newton teologo consiste nell’aver dimostrato che la ricerca della verità può assumere forme diverse ma complementari, e che ogni epoca affronta le proprie “fini” e i propri “inizi” indipendentemente dalle date profetiche. Come osservava lo stesso Newton, ogni generazione è chiamata a confrontarsi con le proprie sfide esistenziali e spirituali, e forse il vero “Regno di Dio” inizia quando l’umanità sceglie consapevolmente la via della giustizia e della pace, senza attendere interventi soprannaturali per trasformare il mondo. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!