L’aula di Strasburgo ha definitivamente approvato ieri sera con 532 voti favorevoli, 78 contrari e 25 astenuti le modifiche mirate al regolamento sull’Organizzazione Comune dei Mercati agricoli, introducendo un divieto che potrebbe rivoluzionare l’etichettatura dei prodotti alimentari a base vegetale nell’Unione Europea.
L’emendamento, proposto dalla relatrice del Partito Popolare Europeo Céline Imart, stabilisce che termini tradizionalmente associati alla carne come “bistecche”, “scaloppine”, “salsicce”, “burger”, “hamburger”, “albumi” e “tuorli d’uovo” dovranno essere “riservati esclusivamente ai prodotti contenenti carne”. La misura rappresenta un tentativo di rafforzare la tutela del settore zootecnico europeo e garantire una maggiore trasparenza nell’informazione ai consumatori.
La decisione arriva in un momento di particolare tensione per il comparto agricolo europeo, che negli scorsi mesi ha visto migliaia di trattori invadere le strade di Bruxelles e delle principali capitali continentali per protestare contro le politiche comunitarie percepite come penalizzanti. La revisione del regolamento OCM era stata proposta dalla Commissione europea proprio in risposta a queste manifestazioni, con l’obiettivo dichiarato di rafforzare la posizione contrattuale degli agricoltori nella filiera alimentare.
Fino all’ultimo momento l’esito della votazione era rimasto incerto, con lo stesso capogruppo del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber, che aveva definito “non una priorità” l’emendamento promosso dalla relatrice, confermando le divisioni interne al gruppo. L’emendamento specifico aveva già ottenuto il via libera della commissione Agricoltura lo scorso mese ed è stato sostenuto con 355 voti a favore, 247 contrari e 30 astenuti.
La misura approvata dal Parlamento europeo si pone in aperto contrasto con la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 4 ottobre scorso, che aveva stabilito l’esatto opposto: gli Stati membri non possono impedire ai produttori di alimenti vegetariani di utilizzare termini tradizionalmente associati alla carne, purché la composizione sia chiaramente indicata nell’etichetta. La decisione dei giudici di Lussemburgo era nata da un contenzioso francese, dove una legge aveva vietato l’uso di termini come “hamburger vegetariani” o “salsicce vegane”.
Il settore dei prodotti alimentari a base vegetale ha registrato una crescita esponenziale negli ultimi anni, raggiungendo nel 2020 un fatturato di 29,4 miliardi di dollari a livello globale, con previsioni che indicano un possibile raggiungimento di oltre 162 miliardi di dollari entro il 2030. In Europa, il mercato ha fatturato 3,6 miliardi di euro nel 2020 e si prevede raggiungerà i 16,7 miliardi di euro entro il 2029. In Italia, le vendite al dettaglio di cinque categorie di alimenti a base vegetale hanno raggiunto i 639 milioni di euro nel 2024, con un aumento del 7,6% rispetto al 2023.
La proposta ha suscitato forti critiche da parte delle forze politiche verdi e liberali. L’eurodeputata olandese dei Verdi Anna Strolenberg, membro di Volt, ha definito la misura una “distrazione”, sostenendo che “la gente sa perfettamente che un burger vegetale non contiene carne” e suggerendo che la vera questione sia piuttosto l’adozione di misure concrete per rafforzare il supporto agli agricoltori.
I sostenitori dell’emendamento, guidati dalla relatrice Imart, sostengono invece che l’obiettivo principale sia garantire una maggiore trasparenza per i consumatori, prevenendo la confusione riguardo alla composizione degli alimenti. “Chi produce il nostro cibo rappresenta la nostra identità. Questo strumento è il minimo che dobbiamo loro”, ha dichiarato la relatrice, sottolineando l’importanza di chiarire la differenza tra carne e alternative vegetali.
La situazione normativa si presenta particolarmente complessa, con due processi legislativi paralleli che propongono cambiamenti simili sullo stesso tema. Oltre alla proposta approvata ieri sera, esiste infatti anche una proposta originale della Commissione europea, presentata a luglio 2024, che mirerebbe a vietare l’uso di 29 nomi per prodotti a base vegetale, tra cui “pollo”, “bacon”, “petto”, “ala” e “coscia”, nell’ambito della revisione periodica della Politica Agricola Comune.
Per l’entrata in vigore del divieto sarà necessario un accordo con gli Stati membri nei negoziati sulla proposta, che inizieranno il prossimo martedì 14 ottobre. La misura, se definitivamente approvata, entrerebbe probabilmente in vigore nel 2028 e avrebbe implicazioni significative per l’industria alimentare europea, costringendo le aziende del settore plant-based a rivedere completamente le proprie strategie di marketing e comunicazione.
Il voto rappresenta il secondo tentativo di approvazione in sede europea: già nel 2020 l’Eurocamera si era pronunciata sulla possibilità di introdurre un simile divieto nel quadro della revisione della Politica Agricola Comune, ma il tentativo era stato respinto dall’aula di Strasburgo. La decisione odierna potrebbe avere ripercussioni anche sui divieti nazionali già adottati da alcuni Paesi membri, tra cui l’Italia, che nel dicembre 2023 ha introdotto una normativa simile con la cosiddetta “legge sulla carne coltivata”, rimasta però finora inattuata per l’assenza dei decreti attuativi ministeriali. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!