La manovra 2026 ha confermato il cosiddetto bonus Giorgetti, l’incentivo che consente ai lavoratori dipendenti di ottenere una busta paga più ricca rinunciando alla pensione anticipata e scegliendo di restare al lavoro. Si tratta di una misura di continuità rispetto alla legge di bilancio dell’anno precedente, prorogata fino al 31 dicembre 2026 dal governo Meloni in un contesto pensionistico che vede invece sparire altre opzioni di uscita anticipata come Quota 103 e Opzione Donna.
L’aumento di stipendio promesso dall’incentivo vale circa il 9,19 per cento per i lavoratori del settore privato e l’8,89 per cento per i dipendenti pubblici, una percentuale che si traduce in un incremento mensile netto non sottoposto a tassazione. Il meccanismo alla base del bonus è relativamente semplice: invece di versare la propria quota di contributi previdenziali all’INPS, il lavoratore riceve tale importo direttamente in busta paga. Il datore di lavoro continua invece a versare regolarmente la propria quota contributiva, garantendo che la posizione assicurativa del dipendente continui ad alimentarsi, seppur in misura ridotta rispetto a chi non aderisce all’incentivo.
Il requisito fondamentale per accedere al bonus Giorgetti nel 2026 riguarda il raggiungimento dei parametri necessari per la pensione anticipata ordinaria entro il 31 dicembre dell’anno prossimo. Concretamente, occorre maturare 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, senza alcun vincolo di età anagrafica minima. La misura è rivolta esclusivamente ai lavoratori dipendenti, sia pubblici che privati, iscritti all’Assicurazione generale obbligatoria oppure ad altre forme sostitutive o esclusive della medesima. Restano esclusi coloro che percepiscono già un trattamento pensionistico diretto, fatta eccezione per gli assegni di invalidità, e chi ha già presentato domanda per accedere alla pensione.
Dal punto di vista economico, l’incremento in busta paga è facilmente quantificabile e dipende direttamente dallo stipendio lordo del lavoratore. Considerando un dipendente privato con una retribuzione lorda mensile di 2.000 euro, l’aumento netto ammonta a circa 183,80 euro al mese, cifra che sale a circa 229,75 euro per chi percepisce 2.500 euro lordi mensili. Per i dipendenti pubblici, con una percentuale leggermente inferiore, l’incremento si attesta intorno ai 177 euro mensili su uno stipendio di 2.000 euro lordi. Questi importi rappresentano denaro completamente esente da imposte, che non concorre alla formazione del reddito imponibile ai fini fiscali e contributivi, una novità introdotta nel 2024 che ha reso l’incentivo significativamente più vantaggioso rispetto alle versioni precedenti.
La decisione di aderire al bonus Giorgetti richiede tuttavia una valutazione attenta e ponderata, poiché l’aumento immediato dello stipendio comporta inevitabilmente una riduzione dell’assegno pensionistico futuro. La quota di contributi che il lavoratore smette di versare all’INPS non alimenta più il montante contributivo individuale, determinando una pensione più bassa rispetto a quella che si sarebbe percepita continuando a versare l’intera contribuzione. Il datore di lavoro prosegue nel versamento della quota a suo carico, pari al 23,81 per cento della retribuzione, garantendo che la posizione previdenziale continui a crescere, anche se a un ritmo sensibilmente inferiore rispetto alla situazione standard.
La convenienza dell’incentivo dipende quindi da molteplici fattori individuali, tra cui l’età del lavoratore al momento della maturazione dei requisiti, gli anni che mancano al raggiungimento della pensione di vecchiaia fissata a 67 anni, l’importo dello stipendio e le aspettative di vita pensionistica. Chi decide di lavorare fino a 67 anni usufruendo del bonus Giorgetti si ritroverà con una busta paga più consistente per alcuni anni, ma dovrà poi fare i conti con una pensione leggermente ridotta per tutto il periodo della quiescenza. Al contrario, chi sceglie di continuare a versare i contributi nella loro interezza avrà uno stipendio netto inferiore durante gli ultimi anni di lavoro, ma potrà contare su un assegno pensionistico più elevato.
Gli esperti suggeriscono di effettuare simulazioni personalizzate prima di prendere una decisione definitiva, considerando che il mancato versamento dei contributi personali per un anno potrebbe tradursi in una riduzione della pensione mensile compresa tra i 40 e i 60 euro, una somma che nel corso di vent’anni di pensionamento potrebbe rappresentare un importo complessivo significativo. L’INPS ha messo a disposizione degli interessati un servizio online specifico denominato incentivo al posticipo del pensionamento, che consente di verificare le condizioni di accesso e di simulare l’effetto del bonus in base al numero di mesi residui di attività lavorativa previsti.
Per quanto riguarda le tempistiche di erogazione, il bonus Giorgetti presenta differenze tra settore privato e pubblico impiego. I lavoratori del comparto privato che hanno già presentato la domanda all’INPS ricevono lo sgravio contributivo direttamente in busta paga a partire dal primo settembre, mentre per i dipendenti pubblici l’accredito scatta dal primo novembre. La decorrenza effettiva dipende comunque dal momento in cui il lavoratore matura i requisiti per la pensione anticipata e dalla data di presentazione dell’istanza. Se la domanda viene inoltrata immediatamente dopo aver raggiunto i requisiti, il beneficio parte dalla prima finestra utile di pensionamento, che per la pensione anticipata ordinaria è fissata a tre mesi dalla maturazione del requisito contributivo.
Il contesto normativo in cui si inserisce il bonus Giorgetti 2026 è caratterizzato da un progressivo irrigidimento delle possibilità di uscita anticipata dal mondo del lavoro. La legge di bilancio non ha infatti confermato per il prossimo anno né Quota 103, che consentiva di andare in pensione a 62 anni di età con 41 anni di contributi, né Opzione Donna, lo strumento che permetteva alle lavoratrici di accedere al pensionamento anticipato a determinate condizioni. Resta confermata solamente l’Ape sociale per specifiche categorie di lavoratori. Dal 2027 è inoltre previsto un aumento graduale dell’età pensionabile, che salirà a 67 anni e un mese nel 2027 e a 67 anni e tre mesi nel 2028, con un corrispondente incremento anche dei requisiti contributivi per la pensione anticipata, che passeranno a 42 anni e 11 mesi per gli uomini e 41 anni e 11 mesi per le donne, per poi aumentare ulteriormente di altri due mesi nel 2028.
In questo scenario di crescente rigidità, l’obiettivo dichiarato del governo è quello di rinviare il più possibile l’uscita dal mondo del lavoro per evitare di sovraccaricare il sistema previdenziale, in un contesto demografico caratterizzato dal progressivo invecchiamento della popolazione. Il bonus Giorgetti rappresenta dunque lo strumento attraverso cui l’esecutivo intende incentivare economicamente i lavoratori a posticipare il pensionamento, offrendo un vantaggio monetario immediato in cambio della permanenza in servizio oltre la maturazione dei requisiti minimi.
Le previsioni governative indicano che la platea dei potenziali beneficiari rimarrà comunque piuttosto contenuta. Si stima che siano circa 6.700 le persone che effettivamente utilizzeranno il bonus Giorgetti, un numero relativamente esiguo rispetto al totale dei lavoratori che ogni anno maturano i requisiti per la pensione anticipata. Questo dato suggerisce che la maggior parte dei lavoratori che raggiungono i parametri necessari preferisce comunque accedere al pensionamento piuttosto che prolungare l’attività lavorativa in cambio dell’incremento salariale offerto dall’incentivo. La scelta appare dunque legata a valutazioni personali complesse che tengono conto non solo dell’aspetto economico immediato, ma anche delle prospettive di lungo periodo e della qualità della vita negli anni che precedono il pensionamento definitivo. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
