La Polizia Stradale italiana ha introdotto una svolta tecnologica nei controlli su strada che mette nel mirino i proprietari di veicoli diesel che hanno manomesso i sistemi antinquinamento. Grazie a innovativi strumenti diagnostici ora in dotazione agli agenti, diventa praticamente impossibile sfuggire all’accertamento delle alterazioni apportate a componenti come il filtro antiparticolato, la valvola di ricircolo dei gas di scarico, il catalizzatore di riduzione selettiva e il sistema di iniezione dell’additivo AdBlue.
I nuovi apparecchi permettono agli agenti di effettuare controlli rapidi e accurati direttamente su strada, collegandosi alla presa diagnostica OBD del veicolo. In pochi minuti, il sistema è in grado di analizzare in tempo reale una serie di parametri fondamentali per verificare il corretto funzionamento dei dispositivi di post-trattamento dei gas di scarico. Tra i valori monitorati figurano le pressioni del filtro antiparticolato, la quantità di fuliggine accumulata nel sistema, il livello dell’AdBlue presente nel serbatoio e l’effettiva iniezione di questa soluzione nei gas di combustione.
Fino a oggi la Polizia Stradale incontrava notevoli difficoltà nel rilevare le manomissioni effettuate sui sistemi ambientali dei veicoli diesel. Le modifiche, che consistono nella riprogrammazione del software della centralina elettronica o addirittura nell’eliminazione fisica di componenti come il filtro antiparticolato, rendevano necessario portare i mezzi sospetti in officina per eseguire verifiche approfondite. Questa procedura comportava costi elevati, tempi lunghi e una minore efficacia complessiva nell’attività di contrasto alle pratiche illegali.
La situazione è radicalmente cambiata con l’introduzione dei dispositivi diagnostici portatili, simili a quelli normalmente utilizzati nelle officine meccaniche ma ottimizzati per l’impiego operativo da parte delle forze dell’ordine. Gli strumenti dialogano con tutte le centraline elettroniche presenti nel veicolo e sono in grado di rilevare eventuali anomalie o alterazioni nei valori che dovrebbero rientrare nei parametri di normalità stabiliti dalle case costruttrici. Quando i dati risultano modificati o non coerenti con il corretto funzionamento del sistema, gli agenti possono immediatamente accertare la presenza di manomissioni.
Il fenomeno delle alterazioni ai sistemi antinquinamento è particolarmente diffuso sia tra gli automobilisti privati che nel settore dell’autotrasporto. I moderni veicoli diesel sono equipaggiati con complessi dispositivi per il trattamento dei gas di scarico, indispensabili per ridurre le emissioni inquinanti e rispettare le normative ambientali sempre più stringenti introdotte con le classi Euro 4 e successive. Il sistema EGR provvede al ricircolo di una parte dei gas di scarico nel circuito di aspirazione, riducendo la temperatura di combustione e le emissioni di ossidi di azoto. Il filtro antiparticolato, conosciuto con l’acronimo FAP o DPF, cattura il particolato presente nei gas di scarico impedendone la dispersione nell’atmosfera.
Il catalizzatore SCR, abbinato al sistema di iniezione AdBlue, rappresenta una delle tecnologie più efficaci per abbattere gli ossidi di azoto. L’AdBlue è una soluzione composta da urea tecnica al 32,5% e acqua demineralizzata al 67,5% che viene iniettata nei gas di scarico caldi. La reazione chimica che ne deriva trasforma gli ossidi di azoto in azoto molecolare e vapore acqueo, sostanze completamente innocue per l’ambiente. La tecnologia SCR può ridurre le emissioni di ossidi di azoto fino al 90%.
Tuttavia questi sistemi possono manifestare guasti o richiedere interventi di manutenzione frequenti e costosi. Il filtro antiparticolato, ad esempio, necessita di rigenerazioni periodiche e può intasarsi richiedendo la sostituzione con un costo che si aggira intorno ai 1.500 euro. Anche il sistema AdBlue richiede il rabbocco periodico del serbatoio e può presentare malfunzionamenti della pompa di dosaggio, degli iniettori o dei sensori. Di fronte a queste spese, alcuni proprietari di veicoli scelgono la via della manomissione per evitare costi e problemi operativi.
Le pratiche di alterazione più comuni consistono nella modifica del software della centralina motore per disabilitare virtualmente i sistemi antinquinamento, oppure nell’eliminazione fisica di componenti come il filtro antiparticolato. Nei casi più gravi vengono installati dispositivi fraudolenti che falsano i dati sulle emissioni trasmessi alla centralina, consentendo al veicolo di circolare inquinando oltre i limiti di legge senza che il conducente riceva alcun avviso.
I primi accertamenti svolti dalle pattuglie del Compartimento della Polizia Stradale di Trieste utilizzando i nuovi dispositivi hanno evidenziato una frequenza importante di manomissioni e alterazioni. Questo dato conferma che il fenomeno ha raggiunto dimensioni preoccupanti e richiede un intervento deciso da parte delle autorità.
Le conseguenze legali per chi viene sorpreso con un veicolo manomesso sono estremamente severe e articolate su diversi livelli. Dal punto di vista amministrativo, l’articolo 78 del Codice della Strada vieta espressamente di circolare con un veicolo al quale siano state apportate modifiche alle caratteristiche indicate nel certificato di omologazione o nella carta di circolazione. Chi viola questa norma è soggetto a una sanzione pecuniaria che varia da 422 a 1.697 euro. Oltre alla multa, scatta il ritiro immediato della carta di circolazione del veicolo e l’obbligo di ripristinare le condizioni originali del mezzo, sottoponendolo successivamente alla prescritta visita e prova presso la Motorizzazione Civile.
Per i veicoli destinati ai trasporti internazionali di merci, le sanzioni sono ancora più pesanti. In questi casi la multa può superare i 4.000 euro, con l’aggiunta del sequestro della carta di circolazione per un periodo di 3 mesi. Il fermo amministrativo del veicolo per 3 mesi rappresenta una sanzione accessoria particolarmente gravosa per gli autotrasportatori professionisti, che vedono paralizzata la propria attività lavorativa per l’intero periodo.
Le normative europee e nazionali in materia di qualità dell’aria stanno diventando progressivamente più stringenti. A partire dal 1° gennaio 2025 sono entrate in vigore nuove regole sul sistema AdBlue che prevedono controlli tecnici capaci di rilevare automaticamente la disattivazione o la manomissione durante la revisione periodica del veicolo. Gli ispettori utilizzano software di diagnosi a bordo per accertare eventuali anomalie nel funzionamento del catalizzatore SCR e comminare sanzioni fino a 7.500 euro per ogni tentativo di manipolazione non autorizzata.
La Polizia Stradale ha annunciato che i controlli saranno effettuati in modo capillare ed efficace grazie alla nuova strumentazione tecnologica. I dispositivi diagnostici permettono verifiche rapide che non richiedono più il trasporto del veicolo in officina, consentendo agli agenti di operare direttamente su strada durante i normali posti di controllo. Questa capacità operativa rende molto più rischioso per gli automobilisti e gli autotrasportatori mantenere veicoli con sistemi antinquinamento manomessi.
Il messaggio delle autorità è inequivocabile: le pratiche di alterazione dei dispositivi ambientali, oltre a danneggiare gravemente l’ambiente e la salute pubblica, sono ora facilmente individuabili e chi sceglie di compierle dovrà essere pronto a pagarne le pesanti conseguenze. L’introduzione dei nuovi strumenti diagnostici rappresenta un passo avanti fondamentale nella lotta all’inquinamento atmosferico e nella promozione della legalità, rafforzando l’impegno delle istituzioni nel monitoraggio tecnico dei veicoli che percorrono le strade italiane. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
