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Niente Presepe a Scuola, Insorgono i genitori: “Difendiamo la nostra storia”

Il presepe nelle scuole italiane rappresenta non solo un simbolo religioso, ma un patrimonio culturale, artistico e storico profondamente radicato nell’identità nazionale.

La polemica che negli ultimi tempi ha investito le scuole italiane intorno all’allestimento del presepe rappresenta l’ennesimo capitolo di quella guerra silenziosa che mira a svuotare progressivamente le nostre istituzioni della loro identità storica e culturale. La questione, emersa nitidamente dalle pagine di un quotidiano nazionale e dalle chat dei comitati genitori, non è semplice curiosità cronachistica: è il sintomo di un male più profondo che affligge il nostro Paese, ossia la perdita progressiva della consapevolezza del proprio patrimonio identitario.

Quando una madre solleva obiezioni circa la presenza del presepe nell’atrio di una scuola primaria, affermando che si tratta di un “simbolo religioso non rappresentativo di tutte le culture”, si consuma un atto di quella che potremmo definire intellighenzia urbana del conformismo. L’argomento sollevato appare nella sua veste esteriore come inclusivo e progressista, ma nella sua sostanza rivela un’operazione di cancellazione identitaria, condotta sotto il velo benevolo della sensibilità multiculturale.

Il presepe, infatti, non è semplicemente un simbolo religioso, contrariamente a quanto sostengono coloro che desiderano rimuoverlo dalle mura scolastiche. Il presepe rappresenta, nella sua essenza più profonda, un elemento fondamentale della cultura italiana, travalicando ampiamente i confini della sola dimensione spirituale. Si tratta di un’espressione artistica, storica e letteraria che ha attraversato i secoli plasmando l’identità nazionale. Da Francesco d’Assisi, che introdusse il primo presepe vivente nel XIII secolo, fino alle rappresentazioni più raffinate del Rinascimento e dell’età moderna, il presepe incarna la creatività italiana, la capacità di trasformazione estetica e quella profonda connessione con la natura che caratterizza il genius loci della penisola.

I presepi siciliani, i presepi napoletani, le rappresentazioni figurative che adornano le chiese e gli spazi pubblici non sono meri oggetti di devozione: sono espressioni autentiche della civiltà italiana, frutto di quella tradizione artigianale che rappresenta uno dei patrimoni più cospicui della nostra civiltà. Il presepe contiene in sé la natura incontaminata, rappresentata dagli animali, dalle piante, dai paesaggi minuti che rimandano alla campagna italiana; contiene la storia, poiché racconta una delle più importanti vicende dell’Occidente; contiene l’arte, in tutte le sue declinazioni possibili.

Questa è la vera natura della questione: quando si vuole rimuovere il presepe dalle scuole pubbliche, non si compie un’azione di inclusione, bensì un’operazione di “deculturazione”. Si procede, consapevolmente o meno, verso quella dissolvenza della memoria collettiva che trasforma un popolo in una massa informe, sradicata dai propri orizzonti storici e dalle proprie tradizioni. E su questo terreno inquietante poggia il vero significato della battaglia contemporanea.

La questione della laicità dello Stato, frequentemente invocata dai fautori della rimozione, è stata magistralmente mistificata. La laicità non significa cancellazione della memoria storica e culturale, non implica l’obliterazione della propria tradizione. Una nazione laica può tranquillamente riconoscere e valorizzare i propri simboli culturali, proprio come una nazione laica preserva i propri monumenti, le proprie lingue, le proprie usanze. La Costituzione italiana del 1948 non ordina l’estirpazione della cristianità dalle scuole; al contrario, sancisce il principio fondamentale della libertà di coscienza e il rispetto delle tradizioni. La presenza del presepe non rappresenta un’imposizione religiosa, come talora lamentato, bensì il riconoscimento di ciò che storicamente siamo.

È significativo notare come il sistema giuridico italiano abbia declinato chiaramente questa questione. La Cassazione, nella sentenza del 2021, ha affermato che l’esposizione del crocifisso, simbolo carico di significati affini al presepe, non rappresenta discriminazione e che la sua presenza nelle scuole rientra nel margine di autonomia delle istituzioni scolastiche. L’esposizione di questi simboli, ha stabilito la magistratura, non comporta un’opera di indottrinamento poiché lo spazio scolastico rimane aperto ad altre manifestazioni religiose e culturali. Inoltre, la Corte Europea ha riconosciuto che non esiste un consenso europeo sull’eliminazione dei simboli religiosi dalle scuole.

Le ricadute psicologiche e culturali di questa progressiva cancellazione sono ben più gravi di quanto comunemente si ritenga. Quando ai bambini italiani non viene insegnata la ricchezza della propria tradizione, quando vengono cresciuti in una sorta di vuoto identitario, si produce un danno antropologico difficilmente misurabile. Questi giovani rischiano di diventare cittadini senza radici, facilmente suscettibili a manipolazioni ideologiche, privi di quella corazza culturale che le tradizioni consolidate nel tempo forniscono naturalmente.

Il vero pericolo non risiede nella convivenza tra diverse tradizioni culturali e religiose, come talora si afferma per giustificare le rimozioni. Il pericolo consiste nel sacrificare la propria identità sull’altare di un multiculturalismo che, in realtà, rappresenta un’apologia della perdita. Una nazione che progressivamente rinuncia ai propri simboli, alle proprie tradizioni, ai propri valori, non compie un’atto di apertura e tolleranza; compie un’atto di auto-dissoluzione. La storia insegna che i popoli che hanno perduto la consapevolezza della propria identità storica sono stati facilmente consumati dalla storia stessa.

La soluzione razionale e dignitosa non consiste nel rimuovere il presepe dalle scuole, bensì nel rafforzare l’educazione interculturale autentica. Una scuola che espone il presepe e, contemporaneamente, insegna il rispetto verso altre tradizioni religiose e culturali, compie un’opera di vera inclusione. Dice ai bambini di altre fedi: “Questa è la nostra storia, il nostro patrimonio, la nostra identità, e la condividiamo con voi, così come impareremo a conoscere e a rispettare la vostra”. Ben diverso dal messaggio contenuto nell’eliminazione: “La nostra tradizione è un ostacolo alla vostra integrazione, quindi la cancelliamo”.

Il presepe a scuola rappresenta la capacità di una nazione di guardarsi allo specchio senza vergogna, di riconoscere il proprio passato come fondamento del proprio presente. Una nazione che piega i propri valori, che cancella le proprie usanze e tradizioni, è una nazione destinata a perdersi e a scomparire. Non scomparirà dalle cartine geografiche, ma dalla memoria storica e dal cuore dei suoi figli. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!