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Chieti, Famiglia nel bosco: il tribunale dei minori ha allontanato i tre bambini

Il Tribunale per i Minorenni dell’Aquila ha disposto il trasferimento dei tre figli della coppia anglo-australiana che vive nel bosco di Palmoli in una comunità educativa per un periodo di osservazione.

Il Tribunale per i Minorenni dell’Aquila ha disposto l’allontanamento dei tre figli della famiglia anglo-australiana che vive in una casa isolata nei boschi di Palmoli, in provincia di Chieti. Il provvedimento, emesso nella giornata del 20 novembre 2025, prevede il trasferimento dei minori in una comunità educativa dove resteranno insieme alla madre per un periodo di osservazione. I tre bambini, una bambina di otto anni e due gemelli di sei, hanno lasciato l’abitazione in cui vivevano da anni con i genitori Catherine Birmingham, australiana di 45 anni, e Nathan Trevallion, britannico di 51 anni.

L’esecuzione del provvedimento è avvenuta nel pomeriggio con l’intervento di assistenti sociali, forze dell’ordine e del legale della coppia, l’avvocato Giovanni Angelucci. La decisione della giudice Cecilia Angrisano, presidente del Tribunale dei Minorenni dell’Aquila dal 2017, prevede anche la sospensione della responsabilità genitoriale e la nomina di un tutore provvisorio, l’avvocato Maria Luisa Palladino del foro di Vasto. I carabinieri hanno istituito posti di blocco lungo le strade che conducono alla zona dell’abitazione, impedendo l’accesso a chiunque durante le operazioni di trasferimento.

La madre Catherine Birmingham potrà restare con i figli nella struttura protetta, situata nel territorio di Vasto, grazie a una mediazione raggiunta durante l’esecuzione dell’ordinanza. Questo aspetto del provvedimento rappresenta una misura ritenuta utile per preservare la continuità affettiva e osservare da vicino le dinamiche del nucleo familiare durante la fase di monitoraggio. Il padre Nathan Trevallion ha lasciato l’abitazione per seguire a distanza le altre auto che trasportavano moglie e figli verso la comunità educativa indicata dal tribunale.

La vicenda giudiziaria era emersa nel settembre 2024, quando l’intera famiglia era stata ricoverata in ospedale a causa di un’intossicazione da funghi raccolti nei boschi circostanti l’abitazione. In quella circostanza, un intervento dei carabinieri aveva portato alla scoperta delle condizioni abitative della famiglia, caratterizzate dall’assenza di acqua corrente, collegamenti elettrici tradizionali, gas e servizi igienici all’interno dell’abitazione. L’ex casa colonica in cui vivevano disponeva di pannelli solari per l’energia elettrica, un pozzo nel giardino per l’acqua, una stufa a legna per il riscaldamento e una toilette a compost esterna.

Dopo la segnalazione dei carabinieri, la Procura minorile dell’Aquila aveva avviato un procedimento che aveva portato alla prima sospensione della potestà genitoriale, pur confermando l’affidamento dei minori alla famiglia. Era stata nominata una curatrice speciale per i minori, l’avvocato Marika Bolognese, con il compito di seguire la situazione dei tre bambini e rappresentare i loro interessi. La decisione finale del tribunale è arrivata dopo un’attenta valutazione di relazioni e accertamenti tecnici, sanitari e scolastici, contenuti in sei fascicoli allegati all’ordinanza.

I genitori hanno sempre difeso la loro scelta di vita, sostenendo che non nasceva da negligenza o trascuratezza, ma dal desiderio profondo di mantenere un rapporto stretto con la natura e con gli animali presenti nell’area. La coppia aveva dichiarato di voler crescere i figli in un contesto naturale e protetto, lontano dalla frenesia e dai ritmi che definivano alienanti della vita moderna. Catherine e Nathan, entrambi provenienti dalla borghesia anglosassone ed economicamente indipendenti, avevano trasferito in Italia la loro filosofia di vita, acquistando regolarmente il casolare nei boschi di Palmoli, paese di circa 800 abitanti nell’entroterra vastese.

Per quanto riguarda l’istruzione dei figli, i genitori avevano optato per il metodo dell’unschooling, un approccio educativo che si differenzia dall’istruzione parentale tradizionale. L’unschooling non prevede lezioni strutturate o libri di testo, ma lascia ai bambini la piena libertà di fare esperienze attraverso la vita quotidiana, le passioni personali e il contatto diretto con la realtà. I genitori si ponevano come guide e facilitatori per l’elaborazione delle nuove informazioni. Catherine Birmingham, ex istruttrice di equitazione che ora si dedica a consulenze spirituali online, aveva dichiarato che i figli capivano e parlavano già con sicurezza sia in italiano che in inglese, e che venivano seguiti con l’aiuto di un’insegnante privata molisana che si recava settimanalmente presso l’abitazione.

Le relazioni degli assistenti sociali avevano però evidenziato diverse criticità, tra cui l’assenza di un pediatra di riferimento, condizioni igienico-sanitarie ritenute inadeguate, un grave isolamento sociale e condizioni abitative non idonee per la crescita di tre minori. I servizi sociali avevano proposto un piano di intervento che prevedeva la presentazione di documentazione sanitaria, un alloggio adeguato e l’accesso a un centro educativo comunale, ma la famiglia aveva rifiutato le proposte, perseverando nella propria idea di vita alternativa. Una pediatra che aveva visitato i bambini aveva sottolineato la necessità di una consulenza neuropsichiatrica infantile e di esami specialistici.

La vicenda ha suscitato un ampio dibattito pubblico e mediatico, dividendo l’opinione pubblica tra sostenitori e critici dello stile di vita adottato dalla famiglia. Una petizione online lanciata su Change.org dall’associazione Meta Parma ha raccolto quasi 31.000 firme a sostegno della coppia, con l’obiettivo di salvare la famiglia e consentire ai bambini di rimanere con i genitori. I promotori dell’iniziativa hanno evidenziato la necessità di salvaguardare il percorso di vita scelto dai genitori e di evitare traumi ai minori. La famiglia aveva inoltre depositato almeno dieci testimonianze scritte a proprio favore attraverso il legale Giovanni Angelucci.

Nei giorni precedenti al provvedimento di allontanamento, la garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Abruzzo, Alessandra De Febis, aveva effettuato un sopralluogo presso l’abitazione della famiglia, incontrando i bambini e i genitori. La garante aveva dichiarato di aver trovato bambini sereni, educati ed empatici, con una grande fantasia nel gioco e molto complici tra loro. De Febis aveva sottolineato la necessità di evitare la sovraesposizione mediatica dei minori e aveva rivolto un appello a tutti gli attori coinvolti affinché si garantisse il massimo rispetto della privacy dei bambini, esprimendo preoccupazione per la costante presenza di giornalisti e telecamere nazionali accampati nei pressi dell’abitazione.

L’avvocato Giovanni Angelucci ha ribadito che non si tratta di un caso di violenza o degrado, ma di una famiglia economicamente indipendente che ha scelto uno stile di vita alternativo, spinta da un ideale di libertà e rispetto per la natura. Il legale ha sottolineato che la responsabilità genitoriale è stata sospesa in via esecutiva e che i genitori sono consapevoli che questo percorso è necessario per poter riuscire a condurre un giorno la vita libera che hanno sempre sognato. I giudici hanno messo in discussione sia lo stato fisico dei bambini, sia quello educativo, disponendo il periodo di osservazione nella comunità educativa per valutare le condizioni complessive in cui i piccoli vivono e determinare le misure di tutela più adeguate.

Il caso ha attratto l’attenzione anche di un’associazione nazionale che si occupa di salute mentale, preoccupata che l’intervento istituzionale sui minori e sul nucleo genitoriale possa provocare un grave trauma, con un concreto rischio per l’equilibrio psicologico dei bambini. La questione solleva interrogativi sul confine tra la libertà di scelta educativa e genitoriale e il dovere dello Stato di tutelare i minori, rappresentando un terreno concreto di confronto tra diritti individuali, normative vigenti e diverse visioni del mondo. La famiglia continuerà a essere seguita dalle autorità competenti durante il periodo di osservazione, al termine del quale il tribunale adotterà le decisioni definitive sul futuro dei tre minori e sulla possibilità di un loro eventuale rientro presso l’abitazione nel bosco di Palmoli. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!