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Torna la leva militare anche in Italia? Crosetto: “Presto il piano in Consiglio dei Ministri ma sarà volontaria”

Il ministro italiano della Difesa Guido Crosetto annuncia l’intenzione di presentare un disegno di legge sul servizio militare volontario, seguendo gli esempi di Francia e Germania che hanno recentemente lanciato i propri piani di reclutamento nel nuovo contesto geopolitico europeo.

Il ministro della Difesa Guido Crosetto apre ufficialmente alla possibilità di reintrodurre in Italia una forma di servizio militare, sulla scia dei piani annunciati nelle ultime settimane da Francia e Germania. Intervistato dal Tg3, il titolare del dicastero ha precisato che la decisione finale spetterà al Parlamento, ma il governo intende presentare una bozza di disegno di legge per avviare una riflessione consapevole sul futuro della difesa nazionale. “Reintrodurre in Italia un nuovo servizio militare? Se lo deciderà il Parlamento, sì”, ha dichiarato Crosetto, sottolineando come questo tema emerga in un contesto europeo dove la percezione di minacce crescenti ha spinto diversi Stati a ripensare i propri modelli di sicurezza e di organizzazione militare.

Crosetto ha chiarito che la proposta non si limiterà al mero conteggio di reclute, ma costituirà piuttosto un quadro organico su organizzazione e regole della difesa nei prossimi anni. “Io penso di proporre, prima in Consiglio dei ministri e poi in Parlamento, una bozza di disegno di legge da discutere che garantisca la difesa del Paese nei prossimi anni e che non parlerà soltanto di numero di militari ma proprio di organizzazione e di regole”, ha spiegato il ministro. Tale prospettiva si colloca nel solco di una valutazione più ampia condotta dalle istituzioni nazionali e internazionali, volta a riconsiderare i modelli costruiti dieci o quindici anni fa, quando in molte nazioni europee si era optato per una riduzione dei contingenti militari. Crosetto ha infatti sottolineato come “ci sono motivi di sicurezza che rendono importante farlo”, alludendo implicitamente al mutato scenario geopolitico conseguente all’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022.

Capitale importanza nella dichiarazione del ministro è il fatto che la proposta italiana seguirebbe il modello della volontarietà, non della coercizione. Crosetto ha precisato le differenze tra i modelli europei: “È uno schema che in qualche modo non è molto diverso da quello tedesco, perché prevede una volontarietà. Quello tedesco ha un automatismo che scatta, quello francese da quello che leggo è totalmente volontario”. In tal modo, il ministro ha indicato che la soluzione italiana si situerebbe in una posizione intermedia, ma comunque orientata verso il principio della scelta libera e non dell’obbligatorietà.

La Germania ha già definito un piano articolato: a partire dal primo gennaio 2026, circa 700 mila giovani nati nel 2008 saranno contattati per registrarsi e sottoporsi a una visita medica che valuti la loro idoneità fisica e mentale. Tutti dovranno compilare un questionario online con informazioni su salute, istruzione, capacità fisiche e disponibilità all’arruolamento, con la specificità che il questionario sarà obbligatorio per i maschi e facoltativo per le femmine, in quanto il servizio militare femminile in Germania resta su base volontaria. L’obiettivo dichiarato consiste nell’aumentare il personale attivo da 182 mila a 260 mila unità entro il 2035 e i riservisti da 60 mila a 200 mila, secondo un piano che rappresenta un cambio di rotta significativo rispetto alle precedenti politiche di riduzione degli organici.

La proposta tedesca prevede inoltre una prima fase di incenti all’arruolamento volontario, frutto di un accordo tra la Cdu del cancelliere Friedrich Merz e l’Spd del ministro della Difesa Boris Pistorius. Questo compromesso politico evidenzia come il tema della difesa non sia meramente tecnico, ma richieda il coinvolgimento di diverse forze politiche e una ampia condivisione nel dibattito pubblico.

In Francia, il presidente Emmanuel Macron ha annunciato l’introduzione, a partire dall’estate 2026, di un nuovo servizio nazionale puramente militare su base volontaria, con una durata complessiva di dieci mesi: un mese di formazione iniziale e nove mesi in una unità militare sul territorio nazionale. Il servizio sarà rivolto principalmente ai giovani tra i 18 e i 19 anni che avranno partecipato alla Giornata della Difesa e della Cittadinanza, una manifestazione ormai consolidata nel sistema francese. I volontari riceveranno un’indennità minima di 800 euro al mese e saranno forniti di vitto, alloggio e equipaggiamento, riducendo in tal modo le barriere economiche all’accesso al servizio.

Il programma francese partirà con numeri contenuti— 3 mila giovani per il 2026— con l’intenzione di aumentare progressivamente fino a 10 mila entro il 2030 e fino a 50 mila nel 2035, con la possibilità di espansione in caso di mutamento delle minacce. In situazioni eccezionali, inoltre, il Parlamento francese potrà autorizzare la chiamata anche di giovani non volontari con competenze specifiche individuate in precedenza. Lo sforzo economico per avviare questa iniziativa ammonta a oltre due miliardi di euro e sarà finanziato attraverso la legge di programmazione militare 2026-2030.

Macron ha giustificato il cambio di direzione dalla precedente idea di un servizio nazionale universale afferendo alla necessità di rafforzare la coesione nazionale: “Mentre in precedenza sostenevamo l’ambizione di un servizio nazionale universale per rafforzare la coesione all’interno di una fascia d’età, l’accelerazione delle crisi e l’inasprimento delle minacce mi portano a proporre oggi un servizio nazionale puramente militare che, pur non essendo universale, può coinvolgere un’intera generazione”. Tale dichiarazione riflette la consapevolezza delle istituzioni francesi che il contesto geopolitico contemporaneo richiede scelte di politica della difesa più incisive e concrete rispetto a quanto proposto in precedenza.

Per quanto concerne l’Italia, il governo di Roma intende seguire un percorso di consultazione parlamentare esteso. Le regole nel settore della difesa, come ha sottolineato Crosetto, devono essere il più condivise possibile e nascere proprio nel luogo di rappresentazione del popolo. Per questa ragione, il ministro della Difesa ha precisato che più che un decreto legge, intende portare in Parlamento una “traccia” che il ministero della Difesa elaborerà perché venga discussa, aumentata e integrata, costruendo così uno strumento di difesa per il futuro attraverso il coinvolgimento dell’assemblea legislativa.

Possibili elementi che potrebbero emergere nel dibattito parlamentare italiano includono forme di servizio volontario con incentivi economici e percorsi formativi, misure per rafforzare la riserva nazionale, meccanismi di mobilitazione in caso di crisi, e norme su durata, età e compatibilità con studi e lavoro. Altre scelte, quali l’obbligatorietà, le misure differenziate per genere e le eventuali esenzioni, saranno inevitabilmente oggetto di scontro politico e tecnico nel corso del dibattito parlamentare.

Il contesto europeo nel quale si inserisce questa riflessione italiana è caratterizzato da una percezione diffusa che l’attacco della Russia all’Ucraina abbia messo a nudo la fragilità del sistema di difesa europeo, fino a quel momento troppo dipendente dal supporto degli Stati Uniti e dalla struttura della Nato. Polonia, Paesi Bassi, Romania e Bulgaria stanno anch’essi considerando iniziative analoghe, rivelando un trend europeo verso il rafforzamento della capacità di difesa autonoma e della riserva strategica di personale in uniform. Le attuali forze armate francesi contano circa 200 mila militari e 47 mila riservisti, con previsioni di aumento a 210 mila e 80 mila unità entro il 2030.

Le reazioni politiche alle iniziative francesi confermano l’apertura trasversale al tema, con prudenza moderata. Jordan Bardella, presidente del Rassemblement National, ha espresso sostegno al piano di Macron purchè il servizio sia su base volontaria, mentre Patrick Kanner, presidente del gruppo socialista al Senato francese, ha adottato una posizione più circospetta, pur aprendo alla possibilità: “Credo in un esercito professionale. Ma se i giovani vogliono impegnarsi per la nazione, sono favorevole”. Tale convergenza su base volontaria rappresenta un elemento di continuità nei dibattiti nazionali e un segnale che una rivisitazione consapevole e participata delle politiche di difesa è oggi possibile in Europa. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!