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Cos’è Oplan Deu, il piano della Germania per la guerra contro la Russia

La Germania rivela il piano Oplan Deu per dispiegare 800mila soldati NATO in caso di attacco russo entro il 2029, investendo 1.000 miliardi di euro in dieci anni in difesa e infrastrutture
Credit © Bundeswehr

L’Operationsplan Deutschland, comunemente abbreviato in Oplan Deu, rappresenta un cambio di paradigma significativo nella strategia difensiva europea e nella postura della Germania contemporanea. Il documento classificato, composto da 1.200 pagine, è stato elaborato dalle autorità berlinesi nel 2022, in risposta diretta all’invasione russa dell’Ucraina, e rivela le profonde preoccupazioni di Berlino riguardo a una possibile escalation del conflitto verso il territorio della NATO entro il prossimo decennio. La rivelazione del piano da parte del Wall Street Journal ha esposto pubblicamente una realtà precedentemente riservata agli ambienti militari internazionali: la Germania, cuore geografico dell’Europa, si prepara a divenire il principale snodo logistico di una possibile operazione militare su scala continentale coinvolgendo fino a 800.000 soldati della NATO.

Le origini del piano e il contesto strategico

L’elaborazione dell’Oplan Deu affonda le proprie radici nell’invasione russa dell’Ucraina del febbraio 2022, evento che ha interrotto decenni di relativa stabilità strategica in Europa e costretto il continente a riconsiderare completamente la propria architettura difensiva. Pochi giorni dopo l’offensive su larga scala della Russia in Ucraina, il cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva già presentato un fondo straordinario per il riarmo di 100 miliardi di euro, comunicando attraverso il termine “Zeitenwende” – ovvero “svolta epocale” – la determinazione di Berlino di affrontare la nuova realtà geopolitica. Successivamente, nel 2023, la Bundeswehr ha istituito un Comando Territoriale specifico con il compito di guidare tutte le operazioni di difesa territoriale nazionale, affidando al tenente generale André Bodemann, veterano delle operazioni di peacekeeping nel Kosovo e in Afghanistan, la responsabilità di coordinare la stesura del piano operativo. Riunendo in un complesso militare annesso alla Caserma Julius Leber di Berlino un gruppo iniziale di circa dieci alti ufficiali, Bodemann ha guidato un processo di consultazione che si è allargato progressivamente ai ministeri, alle agenzie governative e alle autorità locali dei vari Länder.

La struttura operativa e lo schieramento previsto

Eel cuore dell’Oplan Deu risiede un’operazione logistica di portata monumentale: il trasporto coordinato verso il confine orientale di 800.000 soldati provenienti da Germania, Stati Uniti e altri paesi dell’Alleanza Atlantica, accompagnati da circa 200.000 veicoli militari. Il piano descrive in dettaglio minuto il percorso di questi massicci schieramenti attraverso il territorio tedesco, identificando specificamente porti, reti ferroviarie, rotte fluviali e assi stradali che fungeranno da arterie di transito durante le operazioni di dispiegamento. Particolare rilevanza assume l’autostrada A2, una importante infrastruttura lunga quasi 500 chilometri che collega la città occidentale di Oberhausen alle periferie di Berlino in prossimità della frontiera polacca, identificata come corridoio strategico fondamentale per il movimento dei contingenti militari. Secondo Tim Stuchtey, direttore del Brandenburg Institute for Society and Security, questa configurazione geografica rispecchia una realtà ineluttabile della geografia europea: la presenza delle Alpi quale barriera naturale al sud rende fisicamente necessario il transito attraverso il territorio germanico qualunque sia la localizzazione iniziale di un eventuale conflitto.

Tempisticha e minacce percepite

I funzionari tedeschi hanno formulato una valutazione temporale che situa il momento di massima vulnerabilità nel 2029, anno entro il quale la Russia potrebbe teoricamente aver conseguito le capacità operative e la disponibilità politica per effettuare un attacco diretto contro i territori della NATO. Tuttavia, tale valutazione riveste carattere conservativo, in quanto una serie crescente di episodi inquietanti – sabotaggi infrastrutturali, attacchi informatici mirati, violazioni dello spazio aereo europeo e intrusioni in cable sottomarini – molti dei quali attribuiti dai servizi segreti occidentali a entità russe, suggeriscono una possibile anticipazione dei tempi di escalation. Gli analisti della comunità intelligence sottolineano inoltre come un possibile armistizio in Ucraina, scenario attualmente promosso dagli Stati Uniti, potrebbe comportare la liberazione di risorse militari e umane per la Russia, facilitando una sua preparazione strategica per operazioni contro i membri della NATO in Europa.

Il cancelliere Friedrich Merz ha sintetizzato magistralmente questa percezione di instabilità crescente durante i discorsi ufficiali di settembre 2025, affermando: le minacce sono reali, la Germania non è tecnicamente in guerra, ma non vive più in condizioni di autentica pace. Questa formulazione riflette una condizione che gli strateghi definiscono “guerra ibrida”, caratterizzata dall’assenza di conflitto bellico formale accompagnata da un crescente background di tensioni, operazioni non convenzionali e minacce multiformi.

L’impegno finanziario e il riarmo tedesco

Il documento classifica come cruciale per il successo del piano operativo il raggiungimento di determinate capacità difensive, il che comporta investimenti finanziari senza precedenti per la Germania nel dopoguerra. Berlino ha già proiettato una spesa di 166 miliardi di euro entro il 2029 esclusivamente dedicata a programmi di difesa, cifra che ascende vertiginosamente rispetto ai 47 miliardi di euro investiti nel 2021. Il governo Merz ha successivamente ampliato questa visione annunciando un programma di spesa straordinario da 500 miliardi di euro da spalmare su dodici anni, destinato a infrastrutture, ricerca climatica e progetti di natura civile, di cui una porzione significativa risulta direttamente collegata agli obbiettivi dell’Oplan Deu. Nel quadro più specifico della difesa militare, la Germania ha programmato un aumento della spesa annua da 101 miliardi di euro nel 2026 a 153 miliardi nel 2029, corrispondente al 3,5 per cento del Prodotto Interno Lordo e rappresentativo di un decennio di spesa bellica, per industria di difesa, sicurezza e infrastrutture, che raggiungerà i mille miliardi di euro totali.

La Commissione Europea ha accordato la propria approvazione a questa traiettoria di bilancio straordinario, attivando la cosiddetta clausola di salvaguardia nazionale che consente a Berlino di deviare temporaneamente dai vincoli fiscali comuni fissati dall’Unione, circoscrivendo tale deroga a quattro anni e a un massimale dell’1,5 per cento del Prodotto Interno Lordo, applicabile esclusivamente alle spese militari. Tale concessione, non scontata secondo alcuni think tank europei come Bruegel, segna il riconoscimento da parte delle istituzioni comunitarie che l’equilibrio di sicurezza continentale costituisce una priorità superiore ai tradizionali vincoli di consolidamento fiscale.

Le esercitazioni preparatorie e i nodi infrastrutturali

Non si tratta di una pianificazione puramente teorica: le prove generali del dispositivo logistico sono già cominciate concretamente sul territorio germanico. Durante l’autunno 2024, la società Rheinmetall, recentemente aggiudicataria di un appalto di 260 milioni di euro dal ministero della Difesa tedesco, ha allestito in poche settimane un accampamento mobile destinato a circa 500 soldati nelle campagne della Germania orientale, completato con alloggiamenti, 48 cabine doccia, cinque stazioni di servizio, una cucina da campo completa, sorveglianza mediante droni e guardie armate. L’intero campo è stato montato in quattordici giorni e smontato in sette, dimostrando la fattibilità teorica delle operazioni previste dal piano. Tuttavia, queste esercitazioni hanno anche esposto significative vulnerabilità: il terreno disponibile non poteva ospitare l’intero dispositivo di veicoli militari nella forma agglomerata prevista, risultando in appezzamenti non contigui che hanno costretto Rheinmetall a effettuare trasporti ripetuti dei soldati avanti e indietro. Altre prove generali hanno evidenziato la necessità di modifiche infrastrutturali specifiche, quali l’installazione di nuovi impianti semaforici in posizioni strategiche per alleviare gli ingorghi al transito dei convogli militari attraverso il territorio nazionale.

Questa fragilità infrastrutturale representa il tallone di Achille del dispositivo complessivo. Decenni di investimenti insufficienti in manutenzione e ammodernamento hanno lasciato i ponti, le ferrovie, i porti e le autostrade in condizioni preoccupanti. Una vulnerabilità che, secondo gli autori del piano, la Russia potrebbe sfruttare strategicamente attraverso sabotaggi mirati, attacchi informatici coordinati e interferenze con i sistemi di posizionamento globale, potenzialmente paralizzando le operazioni logistiche della NATO prima ancora che raggiungano lo stadio del dispiegamento operativo.

Le riforme normative e la coscrizione obbligatoria

Per tradurre in realtà operativa i disegni dell’Oplan Deu, la Germania si confronta con una serie di ostacoli normativi e legislativi ereditati da un contesto strategico completamente diverso. Determinate regolamentazioni sugli appalti pubblici, specifiche normative sulla protezione dei dati personali e altre disposizioni legali create durante un’era di relativa stabilità si rivelano inadeguate alle necessità di mobilitazione militare nazionale. Parallelamente, la Germania ha dovuto affrontare la questione cruciale della disponibilità di risorse umane sufficienti. Gli autori del piano sostengono che il raggiungimento degli obbiettivi di difesa proposti richieda necessariamente il reintegro della coscrizione obbligatoria, superando decenni di scelte politiche orientate al professionalismo militare volontario. Berlino ha già avviato questo processo mediante la reintroduzione della leva, anche se attualmente in forma non ancora coercitiva.

Un ritorno alle logiche della Guerra Fredda caratterizza altresì la concezione generale del piano, il quale integra strategie costruite su modelli ormai superati. Durante quel confronto bipolare, le infrastrutture civili – autostrade su tutte – venivano progettate e costruite con duplice utilizzo, prevedendo la loro rapida conversione in piste di decollo e atterraggio per aerei militari qualora gli aeroporti convenzionali fossero stati sottoposti ad attacchi nemici. Tale integrazione civile-militare era allora obbligatoria, requisito però progressivamente abbandonato nel dopoguerra freddo. L’Oplan Deu richiede il ripristino di simili principi di interoperabilità strategica tra settore civile e capacità militare.

Lo scopo deterrente e la strategia di prevenzione

Nonostante la sua denominazione e apparente connotazione offensiva, l’Oplan Deu riveste primariamente carattere difensivo e deterrente. Come affermato da uno degli alti ufficiali militari che ha partecipato alla sua elaborazione, l’obbiettivo fondamentale consiste nel prevenire il conflitto stesso mediante la chiarificazione ai potenziali nemici che un attacco alla NATO non avrebbe prospettive di successo. La logica sottostante è quella classica della strategia di deterrenza: dimostrando preparazione, capacità di risposta coordinata e volontà politica di difendere il territorio, si riduce significativamente l’incentivo per un potenziale aggressore a intraprendere operazioni offensive. In tal senso, la pubblicità data al piano, pur comportando una parziale riduzione del suo valore di sorpresa, contribuisce al raggiungimento dell’obbiettivo deterrente principale, poiché l’informazione stessa della preparazione rappresenta un elemento di dissuasione. Questo approccio si inserisce in un quadro strategico più ampio della NATO, quale la recente operazione Eastern Sentry lanciata dal segretario generale Mark Rutte nel settembre 2025, mediante la quale l’Alleanza Atlantica intende rafforzare le proprie difese lungo l’intero fianco orientale, dal Mar Baltico al Mediterraneo, mediante pattugliamenti aerei rafforzati, sistemi di difesa terra-aria e tecnologie emergenti per la neutralizzazione di veicoli aerei senza equipaggio.

Conclusioni strategiche

L’Oplan Deu rappresenta il sintomo più evidente e tangibile di un’Europa che, sotto la spinta di eventi geopolitici traumatici, sta riconsiderando radicalmente il proprio ordine di priorità strategiche e i propri parametri di sicurezza. La Germania, economicamente la potenza più rilevante del continente ma militarmente subordinata per decenni, emerge ora come protagonista centrale della costruzione di un nuovo equilibrio difensivo europeo. Il documento tedesco testimonia non solo l’aumento quantitativo degli investimenti in capacità bellica, ma una trasformazione qualitativa nella concezione stessa della difesa, dove il civile e il militare si trovano nuovamente integrati, dove infrastrutture precedentemente pensate per il commercio e la mobilità ordinaria vengono reimmaginati come assi strategici di mobilitazione bellica, e dove il concetto tradizionale di tempo di pace appare definitivamente superato da condizioni ibride di quasi-conflittualità. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!