L’Eurovision Song Contest 2025 di Basilea si è concluso sabato 17 maggio con la vittoria dell’austriaco JJ, ma per gli spettatori italiani l’esperienza è stata segnata da una serie di inefficienze tecniche e editoriali attribuibili alla Rai. Nonostante l’emittente pubblica avesse annunciato con grande enfasi la trasmissione dell’evento in altissima definizione, i telespettatori si sono trovati di fronte a un’offerta caratterizzata da problemi di compressione video sul digitale terrestre, assenza della promessa trasmissione in 4K su tivùsat e un commento live che ha generato più malcontento che apprezzamento. Il quinto posto di Lucio Corsi rappresenta un risultato positivo che però rischia di essere offuscato dalle carenze organizzative della Rai nella gestione di un evento seguito da oltre 150 milioni di spettatori in tutto il mondo.
Un commento inadeguato: quando l’improvvisazione prevale sulla professionalità
La narrazione dell’Eurovision 2025 è stata affidata a Gabriele Corsi, ormai veterano al suo quinto Eurovision consecutivo, affiancato quest’anno da BigMama, rapper campana alla sua prima esperienza come commentatrice televisiva di un evento internazionale. Una scelta che si è rivelata discutibile sin dalle prime battute, evidenziando l’incapacità della Rai di selezionare una squadra di commentatori all’altezza di un evento di tale portata.
I social network si sono rapidamente trasformati in un tribunale virtuale dove numerosi telespettatori hanno manifestato il proprio disappunto per gli interventi di BigMama, giudicati superficiali e privi della necessaria competenza musicale. “Ogni volta che parla mi sanguinano le orecchie”, ha scritto un utente, mentre altri hanno esplicitamente chiesto la sua esclusione dalle prossime dirette internazionali. Non si tratta di critiche isolate ma di un sentimento diffuso che ha accompagnato entrambe le semifinali e la finale dell’evento.
La leggerezza di commento, che potrebbe anche essere apprezzabile in determinati contesti, è degenerata troppo spesso in osservazioni poco pertinenti e interventi che hanno distolto l’attenzione dalle esibizioni, vero fulcro della manifestazione. Il confronto con i commenti professionali forniti dalle altre emittenti europee risulta impietoso e sottolinea come la Rai sembri incapace di trovare un equilibrio tra informazione e intrattenimento.
Le polemiche avevano già investito BigMama prima dell’evento, quando in un’intervista aveva criticato il metodo di selezione del rappresentante italiano attraverso Sanremo, dichiarazioni che l’artista ha poi cercato di ridimensionare durante la conferenza stampa di presentazione. “Non ho mai criticato Lucio e la sua partecipazione”, aveva precisato, ma l’impressione di una gestione comunicativa disordinata era ormai consolidata.
La qualità video sul digitale terrestre: un ritorno agli anni ’90
Particolarmente deludente è stata la qualità della trasmissione sul digitale terrestre, dove numerosi telespettatori hanno riscontrato problemi di compressione video che hanno generato i famigerati “quadratoni” e pixel visibili, compromettendo seriamente l’esperienza visiva di uno spettacolo notoriamente basato sulla ricchezza delle sue scenografie e sulla spettacolarità degli effetti luminosi.
Gli utenti sui forum specializzati hanno segnalato “squadrettamenti imponenti” soprattutto nella fase iniziale della diretta, attorno alle 21:15, che hanno fatto temere problemi ben più seri. Come riportato da un utente su Digital-Forum: “All’inizio mi è preso un colpo visto che c’era stato un problema simile che ha preso quasi tutta la schermata”. Se è vero che alcuni di questi inconvenienti potrebbero essere attribuibili alla trasmissione internazionale, resta il fatto che la Rai non ha saputo gestire adeguatamente il flusso video, offrendo una qualità ben al di sotto degli standard contemporanei.
Il paradosso è ancora più evidente considerando che la quasi totalità dei televisori in commercio da almeno 43 pollici utilizza pannelli con risoluzione 4K/8K, mentre le trasmissioni della Rai restano ancorate a standard ormai superati. In un’epoca in cui anche le piattaforme streaming offrono contenuti in alta definizione, l’emittente pubblica sembra incapace di stare al passo con l’evoluzione tecnologica, penalizzando proprio quegli eventi che potrebbero beneficiare maggiormente di una qualità superiore.
Rai 4K: la grande promessa mancata
Ancora più grave è il caso della trasmissione su Rai 4K. L’emittente pubblica aveva annunciato con enfasi la disponibilità dell’Eurovision 2025 in 4K sul canale 210 di tivùsat o sul canale 101 del Digitale Terrestre (per le smart TV compatibili). Una promessa che ha generato aspettative tra gli appassionati dotati di apparecchi di ultima generazione, desiderosi di godere al massimo della spettacolarità dell’evento.
Tuttavia, molti utenti hanno riscontrato problemi insormontabili nell’accesso al canale, che in diversi casi “si bloccava dopo pochi secondi”, come testimoniato da numerose segnalazioni sui forum dedicati. Altri hanno notato come, anche quando funzionante, la trasmissione non fosse in 4K nativo ma frutto di un semplice upscaling, tecnica che non garantisce la vera qualità Ultra HD ma si limita a “gonfiare” artificialmente un segnale di qualità inferiore.
Questa situazione appare ancora più paradossale alla luce della campagna promozionale “4K per tutti” lanciata da tivùsat, che includeva proprio l’Eurovision tra gli eventi di punta da trasmettere in altissima definizione. La realtà, invece, ha dimostrato come la Rai non sia adeguatamente attrezzata per la produzione e distribuzione di contenuti in 4K, limitandosi a operazioni di facciata che non risolvono le carenze strutturali.
Quanto emerso nel 2022, quando fu rivelato che la trasmissione dell’Eurovision in 4K era in realtà un upscaling e non una ripresa nativa in Ultra HD, sembra essere ancora valido tre anni dopo, segno della stagnazione tecnologica dell’emittente pubblica. Come affermava già allora un esperto del settore: “Non sarebbe ora per Rai di dotarsi dei mezzi per produrre eventi live in 4K? L’Eurovision sarebbe stata un’ottima opportunità per iniziare.”
Un problema sistemico che penalizza gli spettatori italiani
La combinazione di questi problemi rivela un approccio superficiale della Rai verso un evento di rilevanza internazionale che meriterebbe ben altra cura. Non si tratta di criticare singoli aspetti, ma di evidenziare come l’emittente pubblica sembri incapace di sviluppare una strategia coerente per la trasmissione di grandi eventi, sia dal punto di vista tecnico che editoriale.
I precedenti non sono incoraggianti: già nel 2024 la Rai era finita nell’occhio del ciclone per aver erroneamente mostrato le percentuali di voto italiano durante la semifinale, violando il regolamento dell’EBU e generando un caso diplomatico che, secondo alcuni, avrebbe penalizzato Angelina Mango nella finale. Un episodio che l’emittente aveva liquidato come “inconveniente tecnico”, ma che dimostra la scarsa attenzione ai dettagli nella gestione di eventi internazionali.
Altrettanto emblematico è il caso delle polemiche tra Italia e San Marino nel 2018, quando i commentatori Rai furono accusati di aver proferito “frasi offensive” nei confronti della piccola Repubblica, generando tensioni diplomatiche che avrebbero potuto essere facilmente evitate con un approccio più professionale.
L’Eurovision: un’opportunità sprecata per la Rai
L’Eurovision Song Contest rappresenta un’occasione unica di visibilità internazionale e di sperimentazione tecnologica che la Rai sembra incapace di cogliere pienamente. Mentre altre emittenti europee investono risorse significative per garantire una copertura all’altezza dell’evento, l’approccio italiano appare dilettantistico e privo di una visione strategica.
Il quinto posto ottenuto da Lucio Corsi, un risultato certamente positivo considerando la forte concorrenza, rischia di passare in secondo piano rispetto alle carenze organizzative della Rai. Gli spettatori italiani meriterebbero una copertura all’altezza degli standard internazionali, sia in termini di qualità tecnica che di contenuti, soprattutto per un evento che raggiunge un’audience globale di centinaia di milioni di persone.
In attesa dell’Eurovision 2026, ci si augura che la Rai possa trarre insegnamento da queste criticità per offrire finalmente un prodotto televisivo che rispetti la tradizione e l’importanza della manifestazione. Gli investimenti in tecnologia e formazione professionale non sono un lusso ma una necessità per un’emittente pubblica che ambisce a mantenere un ruolo di primo piano nel panorama televisivo europeo. Il pubblico italiano merita di più.