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Garlasco, se Stasi fosse innocente ecco il maxi risarcimento dello Stato (e della famiglia Poggi)

Se Alberto Stasi risultasse innocente dopo la nuova indagine sul caso Garlasco, potrebbe richiedere la restituzione degli 850.000 euro versati alla famiglia Poggi e un risarcimento allo Stato fino a 6,5 milioni per i dieci anni di ingiusta detenzione.
Credit © Mediaset

La nuova indagine a carico di Andrea Sempio per l’omicidio di Chiara Poggi ha riacceso i riflettori sul caso di Garlasco, minando le certezze acquisite con la condanna definitiva di Alberto Stasi nel 2015. Ma cosa succederebbe se l’uomo, che sta scontando una pena di 16 anni di reclusione, risultasse effettivamente innocente? La questione non è solo giudiziaria, ma anche economica, considerando il risarcimento già versato alla famiglia della vittima e il potenziale indennizzo per ingiusta detenzione.

Il risarcimento già versato alla famiglia Poggi

Secondo quanto emerso dalle fonti giornalistiche, Alberto Stasi avrebbe già versato una somma considerevole alla famiglia di Chiara Poggi. Originariamente, la Cassazione aveva stabilito un risarcimento di circa un milione di euro, ma successivamente nel 2018 è stato raggiunto un accordo transattivo. Tale accordo prevedeva un risarcimento complessivo di 700.000 euro, di cui metà già liquidati, con l’impegno di versare il restante attraverso detrazioni mensili sugli stipendi percepiti durante la detenzione e il lavoro esterno.

Più recenti dichiarazioni, attribuite a Fabrizio Corona, parlano invece di una somma già versata di circa 850.000 euro. In ogni caso, si tratta di un importo significativo che Stasi avrebbe pagato per un delitto che, nell’ipotesi di innocenza, non avrebbe commesso.

La restituzione del risarcimento

In caso di revisione del processo e di proscioglimento di Stasi, si aprirebbe una complessa questione giuridica riguardante la restituzione delle somme già versate alla famiglia Poggi. Non esistendo una norma specifica per questi casi, si applicherebbero i principi generali del diritto civile relativi all’indebito pagamento.

In linea teorica, Stasi potrebbe richiedere la restituzione dell’intera somma versata alla famiglia Poggi, maggiorata degli interessi legali maturati nel tempo. Dal 1° gennaio 2025, il tasso di interesse legale è fissato al 2% annuo, dopo essere stato del 2,5% nel 2024. Questo significa che alla somma capitale andrebbero aggiunti gli interessi calcolati secondo i tassi legali vigenti nei vari periodi.

Il risarcimento per ingiusta detenzione

Secondo le stime elaborate da esperti legali e riportate dalla stampa specializzata, il risarcimento complessivo potrebbe oscillare tra i 3 e i 6,5 milioni di euro, una cifra che tiene conto non solo del periodo di detenzione già scontato, ma anche dei danni morali, psicologici e di immagine subiti dal condannato. La normativa italiana prevede infatti che per ogni giorno di ingiusta detenzione venga riconosciuto un indennizzo di 235,82 euro, ma nel caso di errore giudiziario accertato attraverso una revisione processuale, non esiste alcun tetto massimo al risarcimento.

La distinzione tra ingiusta detenzione ed errore giudiziario risulta fondamentale per comprendere l’entità del possibile risarcimento. Mentre la prima riguarda casi di proscioglimento dopo custodia cautelare e prevede un limite massimo di 516.456,90 euro, l’errore giudiziario si configura quando una persona viene scarcerata a seguito di revisione processuale dopo aver già subito una condanna definitiva. In questo secondo caso, l’articolo 643 del codice di procedura penale stabilisce che il risarcimento deve essere “commisurato alla durata dell’eventuale espiazione della pena o internamento e alle conseguenze personali e familiari derivanti dalla condanna”.

Alberto Stasi si trova in carcere dal dicembre 2015, il che significa che al momento ha già scontato quasi dieci anni di detenzione. Applicando il parametro base di 235,82 euro per giorno, solo per il periodo di detenzione già trascorso il calcolo supererebbe gli 800.000 euro. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha chiarito con la sentenza n. 16114 del 2023 che nella quantificazione della riparazione per errore giudiziario “non può applicarsi il parametro risultante dal rapporto tra tempo di detenzione e quantum dell’indennizzo”, poiché occorre valutare “la pluralità e complessità dei dati” includendo tutte le conseguenze familiari e personali.

La procedura per ottenere il risarcimento

In caso di proscioglimento in sede di revisione, Stasi dovrebbe presentare istanza di riparazione presso la Corte d’Appello che ha pronunciato la sentenza di revisione, entro due anni dal suo passaggio in giudicato. La domanda andrebbe notificata al Ministero delle Finanze presso l’Avvocatura dello Stato competente per territorio.

Contro l’ordinanza di accoglimento o reiezione della domanda di riparazione è ammesso ricorso per Cassazione. L’intero procedimento potrebbe quindi protrarsi per anni, sommando ulteriori ritardi a un caso già caratterizzato da tempi lunghi e complesse vicende processuali.

L’eventualità che Stasi possa essere dichiarato innocente dopo aver scontato dieci anni di carcere rappresenterebbe uno degli errori giudiziari più clamorosi della storia recente italiana. Al di là dell’aspetto economico, resterebbe il danno umano e sociale subito da una persona ingiustamente condannata per un delitto così efferato, con ripercussioni sulla sua vita personale e professionale difficilmente quantificabili in termini monetari.

I precedenti in materia di errori giudiziari mostrano cifre significative per i risarcimenti riconosciuti. Il caso più eclatante rimane quello di Giuseppe Gulotta, che dopo 22 anni di carcere ingiusto ha ottenuto un primo risarcimento di 6,5 milioni di euro, la cifra più alta mai sborsata dallo Stato italiano per riparare a un errore giudiziario. Gulotta ha successivamente presentato una nuova richiesta di risarcimento per 66 milioni di euro, includendo tutti i danni non patrimoniali, morali ed esistenziali.

Le statistiche nazionali sugli errori giudiziari evidenziano un fenomeno tutt’altro che marginale. Dal 1991 al 2022 sono stati accertati 222 errori giudiziari, con una spesa complessiva per risarcimenti superiore agli 86 milioni di euro. Solo nel 2022 si sono registrati 8 errori giudiziari con una spesa di quasi 10 milioni di euro per risarcimenti, mentre i casi di ingiusta detenzione sono stati 539 con un costo di 27,4 milioni di euro.

Il deputato di Forza Italia Davide Bellomo ha presentato un’interpellanza urgente al Ministro della Giustizia, sostenendo che “nessun cittadino può rimanere privato della libertà personale mentre la stessa giustizia che lo ha condannato coltiva, pubblicamente e processualmente, il dubbio che possa essere innocente”. La madre di Alberto Stasi, Elisabetta Ligabò, ha definito “sconvolgente” quanto sta emergendo dalla nuova inchiesta, ribadendo di non aver mai messo in discussione l’innocenza del figlio.

La procedura di revisione processuale, qualora dovesse essere avviata, rappresenterebbe “una specie di appello straordinario legato a circostanze sopravvenute”, come spiega l’avvocato penalista Marco Biagioli. Tale procedura richiede nuove prove o prove già valutate che abbiano portato a esiti differenti, oppure una sentenza sopravvenuta che abbia modificato i presupposti di quella oggetto di revisione. Il difensore di Stasi, Antonio De Rensis, ha tuttavia precisato che “il rispetto per chi sta indagando ci fa mettere l’ipotesi di un’eventuale revisione in secondo piano”.